Il gatto è un animale libero, ma pure infido, sebbene orgoglioso. E, come tutti i felini, segue il suo istinto primitivo, cosicché è normale che uccida e sbrani senza pietà le prede preferite, soprattutto se è affamato. E ciò, nonostante abbia un anfitrione che lo tiene a casa, lo accudisca, benchè forse non lo nutra come l’animale vorrebbe.
Succede così che, come il dott. Jekyll, ma per fame, la bestia si trasformi volontariamente in mister Hyde e vada in giro, sviando il controllo domestico, a sgozzar prede, conigli nel nostro caso, senza pietà e senza rimorso successivo.
A raccontare una storia tra il paradossale e il giallo, tra il comico e il possibile (seppure impossibile), il romanzo fantastico, scritto e illustrato, di David Charlie Ceccon, “El gat l’è un nimel libar (Il gatto è un animale libero)”, Libereria, 15€.
Surreale e comico, come del resto è nella natura artistica di Ceccon (che abbiamo apprezzato come vignettista della nostra testata cartacea), il libro si legge d’un fiato, sia per lo stille scorrevole e dotto, sia, e soprattutto, per l’esilarante contenuto, che talvolta sfiora il geniale nei suoi fantasiosi risvolti, a cominciare dall’avventuroso, se così possiamo dire, ritrovamento dell’oggetto del thriller, della vittima designata al sacrificio: un coniglio nel tascapane di cacciatore, tardivamente pentito, del padre, con le successive vicende che sfiorano l’assurdo, il quale, essendo assurdo, si veste di realtà possibile e documentabile, ma nelle forme e nel contenuto di un giallo, sulla scia di Simenon o Camilleri.
Sennonché, nel racconto di Ceccon, il commissario incaricato di svelare i delitti di tale sui generis serial killer è lo steso protagonista che racconta in prima persona, svelando per grandi di inchieste, di indizi e di sospetti chi è, a conclusione, il feroce massacratore di pacifici animali. Animali selvatici, ma anche addomesticabili, come i conigli, il cui istinto più primitivo è quello di riprodursi e moltiplicarsi senza ritegno alcuno, come appunto solo loro sano fare.
E se l’istinto è il primo movens, come la fame lo è per tutte le creature, anche sul gatto esso svolge la sua atavica missione, ma inducendolo ad azzannare.
Partendo proprio da questa primitiva natura, Ceccon innesta il suo romanzo nel genere dell’ormai diffuso poliziesco, fino alla scoperta finale e alle responsabilità conclamata dei complici e dei fiancheggiatori dell’assassino colpevole e malavitoso.
Romanzo esilarante, dunque, ma che nel contempo fa riflettere, non tanto sulla condizione dei felini addomesticati nelle nostre case, ma sulla natura stessa dell’uomo alla ricerca sempre di se steso, prendendo anche esempio dalla vita dei suoi più prossimi vicini, gli animali appunto.
Suggestive, dettagliate, ma anche esplicative, se ce ne fosse bisogno, le diverse illustrazioni, col bel noto tratto grafico di Ceccon che nel dettaglio racconta mondi interi.