di
Antonella Baccaro
La fiducia di Palazzo Chigi sul suo incarico a portavoce. Tra i possibili sostituti Sechi e Porro
Una telefonata ai vertici Rai per assicurare che resterà alla guida del Tg1. È quanto avrebbe fatto ieri il direttore della principale testata Rai, Gian Marco Chiocci, dopo le voci di un suo passaggio alla direzione della comunicazione di Palazzo Chigi. La mossa del giornalista, successiva alla convocazione urgente della redazione, avvenuta l’altro ieri, avrebbe avuto lo scopo di calmare l’agitazione provocata dall’indiscrezione dentro e fuori la Rai.
La conversazione, che si sarebbe svolta con l’amministratore delegato Giampaolo Rossi, a Venezia per rappresentare la Rai al Festival del Cinema, sarebbe servita a garantire che nessuna decisione di lasciare la testata è già stata presa e, si dice, che niente di simile sarebbe in programma nel breve termine. «Resterà alla direzione fino alle elezioni», scommettevano ieri i ben informati, laddove per «elezioni» forse però s’intendono le prossime Regionali.
Ma il condizionale è d’obbligo, visto che la telefonata di Chiocci con la premier che gli chiedeva di spostarsi a Palazzo Chigi non è stata smentita dall’interessato, anzi. «È solo questione di tempo», fanno capire nella sede del governo. E il tempo sembra un fattore-chiave per capire questa vicenda: resta singolare che la notizia dell’ipotetico addio al Tg1 sia uscita il giorno dopo quella del primo sorpasso del Tg5 sulla testata della tv pubblica, avvenuto nell’edizione delle 20 di giovedì 28 agosto. Qualcuno racconta che venerdì sera Chiocci fosse di pessimo umore e che non abbia aiutato il post del direttore del Tg5, Clemente Mimun, che su X accennava allo storico avvenimento. Da qualche tempo Chiocci lamentava che il suo notiziario avesse dovuto vedersela per tutta l’estate con la concorrenza, aiutata dal successo trainante della Ruota della Fortuna su Canale5. E c’è chi crede che la notizia del suo passaggio a Palazzo Chigi sia stata fatta uscire proprio per mandare un messaggio di forte irritazione alla propria azienda, ma che poi sia sfuggita di mano.
Fatto sta che nella redazione del Tg1 e sulle chat interne la fibrillazione è tuttora molto alta, tra la preoccupazione di chi vorrebbe che il direttore restasse e le speranze di chi ne vorrebbe l’addio. Chiocci, secondo voci interne non confermate, sarebbe stato colpito dalla velocità con cui si è subito parlato di successione, con l’emersione di nomi interni, come Nicola Rao, direttore di Rai RadioUno, ed esterni, come Mario Sechi, Tommaso Cerno, Mario Giordano o Nicola Porro. Una rapidità cui un’azienda come la Rai non è abituata, dovendo seguire il consueto metodo del bilanciamento politico. Perciò le anticipazioni di queste ore sono state accolte nei luoghi deputati alle decisioni con un certo stupore. E se tra le colleghe di Chiocci circola la speranza che finalmente al Tg1 arrivi una donna, in molte pensano che anche questa volta il bilanciamento di genere non troverebbe spazio.
Intanto, Usigrai e Unirai, i due sindacati interni, si confrontano sul tema. Per il primo, «i vertici Rai non possono lasciare il Tg1 in balia di un direttore che da un momento all’altro potrebbe approdare nei palazzi della politica». E servirebbero a poco i dati dell’Osservatorio di Pavia che tracciano un profilo equilibrato del Tg1, «se poi si ammettono contatti per un possibile trasloco a Palazzo Chigi, non del tutto escluso». Inoltre, per Usigrai sarebbe inaccettabile una successione con un direttore esterno alla Rai.
Per Unirai, invece, «i dati oggettivi di Pavia a qualcuno non piacciono» perché «smentiscono con la forza dei numeri la favoletta sull’esistenza di “TeleMeloni”». Insomma, per Unirai se l’opposizione ha più spazio del governo all’interno del telegiornale, «il Tg1 allora è “TelePd”».
Vai a tutte le notizie di Roma
Iscriviti alla newsletter di Corriere Roma
31 agosto 2025
© RIPRODUZIONE RISERVATA