di
Stefano Monefiori
Il primo ministro francese: «C’è una specie di nomadismo fiscale e ognuno si trasferisce dove conviene». Palazzo Chigi: «Non applichiamo politiche di immotivato favore fiscale»
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
PARIGI – Siamo intorno alle 19 di domenica, l’intervista dell’ultima spiaggia di François Bayrou è cominciata da quasi un’ora, e i quattro giornalisti delle reti all news francesi, invitati nel palazzo di Matignon sede del primo ministro, cercano di capire se c’è ancora qualche speranza di un compromesso tra i partiti, prima del voto di fiducia dell’8 settembre e del crollo del governo che appare quasi inevitabile.
Per esempio, per sanare il catastrofico bilancio dello Stato i socialisti chiedono di alzare le tasse sui francesi più facoltosi. Bayrou sarebbe disposto ad ascoltarli? «I cittadini più abbienti lascerebbero la Francia — risponde il premier -, perché ormai esiste una specie di, come si dice, nomadismo fiscale per cui i contribuenti vanno a vivere dove… L’Italia oggi sta facendo una politica di dumping fiscale».
La giornalista lo interrompe ma Bayrou ripete la frase sull’Italia che farebbe «dumping fiscale», cioè inciterebbe i cittadini francesi a trasferirsi in Italia attraendoli con tasse meno elevate di quanto pagano in Francia. L’accusa non viene raccolta dai quattro intervistatori (si passa presto ad altro), ma non passa inosservata a Roma.
Un paio d’ore dopo, la premier Giorgia Meloni risponde con una nota molto dura pubblicata su X: «Stupiscono le affermazioni, totalmente infondate, del primo ministro francese Francois Bayrou, secondo le quali l’Italia starebbe facendo “dumping fiscale”, penalizzando la Francia. L’economia italiana è attrattiva e va meglio di altre grazie alla stabilità e credibilità della nostra Nazione. L’Italia non applica politiche di immotivato favore fiscale per attrarre aziende europee e, con questo Governo, ha addirittura raddoppiato l’onere fiscale forfettario in vigore dal 2016 a carico delle persone fisiche che trasferiscono la residenza in Italia. L’Italia è piuttosto, da molti anni, penalizzata dai cosiddetti “paradisi fiscali europei”, che sottraggono alle nostre casse pubbliche ingenti risorse. Confidiamo che, dopo queste affermazioni del suo primo ministro, la Francia voglia finalmente unirsi all’Italia per intervenire in sede di Unione Europea contro quegli Stati membri che applicano da sempre un sistematico dumping fiscale, con la compiacenza di alcuni Stati europei».
Per Bayrou è l’incidente di troppo: mentre i commentatori francesi analizzano l’intervista dandolo praticamente per spacciato sul fronte interno, si apre anche un nuovo dissidio con l’Italia. Stavolta non per frasi poco diplomatiche del ministro Salvini, ma per l’uscita dello stesso premier francese, forse colpito dai molti articoli lusinghieri sull’economia italiana usciti negli ultimi mesi in Francia.
Il governo italiano risponde compatto: dopo Meloni, arriva una nota della Lega — «grave e inaccettabile attacco all’Italia, ai suoi imprenditori e ai suoi lavoratori, da parte di un governo francese ormai in piena crisi. Lasciamo a loro nervosismo e polemiche, noi preferiamo lavorare» —, e poi la reazione del vicepresidente del Consiglio e ministro degli Affari esteri Antonio Tajani (Forza Italia), di solito molto attento ai rapporti con Parigi.
In un’intervista al Messaggero Tajani dice «sono sbalordito, un’accusa frutto di un ragionamento totalmente sbagliato. Non voglio commentare la situazione in Francia, ma se l’Italia procede su un percorso economico positivo e mantiene una solidità politica rilevante questo non è perché pratica dumping fiscale e cospira contro altri paesi europei. Ci sono altri, veri paradisi fiscali in Europa, ci sono altre profonde anomalie nella Ue che andrebbero corrette».
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31 agosto 2025 ( modifica il 31 agosto 2025 | 22:33)
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