di
Giorgio Dal Bosco
Il negozio di cornici aperto a Venezia, le icone russe e l’amicizia con Arnaldo Pomodoro. Una fortuna artistica esposta nelle gallerie a Campiglio, San Martino di Castrozza e Abano Terme
Arnaldo Pomodoro, Antonio Ligabue, Giorgio Morandi, Giorgio de Chirico, solo per citare gli artisti più noti al grande pubblico. Poi ci sono Kostabi, Scarpitta, Christo, Vasalery, Vangi (scultore) e altri ancora, magari meno noti ai non amanti dell’arte, ma altrettanto importanti sulla scena artistica mondiale. Di costoro sono 200 le opere che sono esposte alla Galleria Orler in piazzetta Lorenzetti a Madonna di Campiglio da ieri (24 luglio) e fino a lunedì 28 luglio. È così che i fratelli Paolo, Giuseppe e Giovanni Orler «festeggiano» il trentesimo appuntamento-mostra nella loro galleria di Madonna di Campiglio, non mancando peraltro di aprire scenograficamente l’appuntamento con la loro (loro, cioè, di proprietà) «La grande prua», l’unica copia esistente della scultura di Arnaldo Pomodoro (morto ricordiamo il 25 giugno scorso a 99 anni), copia di quella esposta nel cimitero di Rimini dove è sepolto il suo amico Federico Fellini, dedicata appunto al grande regista.
«La grande prua» di Arnaldo Pomodoro
L’opera (1,70×1,70×1,30), giunta a Campiglio con un trasporto speciale, sarà esposta per tutta la durata della mostra nello spazio antistante la Galleria Orler. Vale la pena ricordare le tematiche che hanno ispirato Pomodoro in questa grande opera: «Mi hanno ispirato — disse lui stesso — i film “E la nave va” e “Amarcord”. La prua della nave sembra tagliare un percorso ideale attraverso la terra, l’acqua e l’aria, ovvero la grandezza e la gloria stessa dell’opera di Fellini». E come nelle precedenti edizioni della mostra, a seconda del calendario pomeridiano e serale, vi saranno in esposizione anche orologi e gioielli, tappeti antichi. Insomma, sarà una mostra d’arte antica e arte moderna. Gli incontri con le opere di questi artisti saranno accompagnati e illustrati da alcuni presentatori (Giovanni Faccenda, Claudio Burlone e Giorgio Regali) davanti agli spettatori che affluiranno nello spazio espositivo e a quelli televisivi in quanto i singoli appuntamenti saranno trasmessi in diretta via satellite dalla Orler Tv di Mestre.
L’amicizia con l’artista
Sarà possibile, soltanto per fare qualche esempio tra i più significativi, ammirare «Il combattimento dei galli» di Antonio Ligabue, quadro già esposto in ben dieci musei, venti opere inedite di Mark Kostabi e opere di Paul Jankis. Oppure di Giuliano Vangi ci sarà «Livia», un marmo già esposto qualche tempo fa all’Hermitage di San Pietroburgo. Ancora: vi saranno orologi e gioielli di grande fascino e prestigio nonché gli immancabili tappeti antichi. C’è da chiedersi come e perché i fratelli Orler, titolari della azienda di beni artistici e di una emittente televisiva possano essere stati facilitati nell’acquisto alcuni anni fa dell’unica copia de «La grande prua». Tutto è nato dall’amicizia del loro padre Ermanno con Arnaldo Pomodoro. I due in lunghe chiacchierate si confrontavano spesso sui grandi temi filosofici, intellettuali e artistici.
Le origini della famiglia
E c’è anche da ricordare che gli Orler sono di origine trentina, ossia di Mezzano nel Primiero, famiglia che ha alle spalle una storia, una sorta di saga, che parte dal lontano 1899 con il contadino Bepi che andò in guerra a 16 anni come volontario. Tornato e sposatosi con la compaesana Giulia ebbe un figlio che, diventato missionario in Tanzania, morì poco più che sessantenne colpito dalla malaria nell’ospedale che lui stesso aveva creato.
Di tutt’altro segno e stampo caratteriale si sono dimostrati i suoi fratelli Davide (1931-2010) e, appunto, Enrico (1937-2007). Il primo andò in marina, sognò di fare il pittore e sulle navi nei momenti liberi dipinse, in particolare, il «suo» Primiero. Ebbe nostalgia del suo amico Riccardo Schweizer con cui, tornato dal mare riallacciò i fili dell’amicizia e quelli dell’ambizione di diventare «qualcuno» nel mondo della pittura. Tenne una personale a Parigi (1958) che sembrò lanciarlo nel firmamento dei grandi ma, nonostante le recensioni perfino di Pablo Picasso e di poeti, l’orizzonte artistico si dimostrò a dir poco incerto. Mentre Davide era in Marina il fratello Ermanno, sei anni più giovane, fece il panettiere, poi il cercatore di funghi e, infine, con un misero gruzzolo in tasca emigrò in Francia a mettere a frutto la sua struttura fisica gigantesca che gli permise di fare il tagliaboschi più produttivo dei suoi colleghi e dunque con qualche moneta in più. Tornò a Mezzano e trovò il fratello Davide con tutte le sue ambizioni artistiche deluse ma non ancora spente. Ermanno, che qualche lira l’aveva fatta come tagliaboschi e che non era malaccio a lavorare il legno con pialla, sega circolare e affini convinse facilmente il fratello di andarsene da Mezzano.
Il trasferimento a Venezia
Di comune accordo «salparono» a Venezia dove vivacchiavano molti pittori che duravano fatica ad arrivare a fine settimana. Lì, sulla laguna, i due Orler aprirono un laboratorio di cornici. Ermanno le confezionava, molto spesso a credito, per i pittori che cercavano il successo, mentre Davide poteva entrare così nel mondo degli artisti con cui confrontarsi e sperare.
Per di più in quel periodo l’ambiente artistico veneziano era in fermento per la presenza — bisogna riflettere che Venezia è Venezia — di alcuni mecenati di importanza internazionale. Su tutti Peggy Guggenheim. Dei due Orler, la mente, oltre che la mano felice e veloce nel confezionare cornici, era quella di Ermanno che assecondava finché poté il fratello. Lui, Ermanno, ebbe però naso e vista lunghi. I pittori, infatti, che gli sembrava potessero avere in futuro un buon successo se li ingraziava facendo loro credito per le cornici eseguite o, ancor meglio, si faceva pagare con i loro dipinti. Che, d’accordo con il fratello, cominciò a immagazzinare aspettando che i tempi di recensioni e critiche di quei pittori senza un soldo in tasca maturassero centuplicando il valore del suo lavoro di corniciaio.
Le icone russe
Sempre in società con il fratello, Davide si appassionò alle le icone russe diventandone il più esperto di tutto l’ambiente e alimentando diffusione e commercio. La loro società, cui aderirono i rispettivi figli, — Davide dalla moglie Carmela ne ebbe 8 e Ermanno dalla sorella di lei Carmela Sebastiana ne ebbe 7 — proseguì a gonfie vele fino al 1989.
Quella minuscola officina di cornici, messe le basi su un piccolo impero, si spostò sulla terra ferma a Favaro Veneto, A metà anni ‘70 acquisirono l’attuale galleria in pieno centro a Madonna di Campiglio, quella a San Martino di Castrozza e una pure ad Abano Terme. Come è facile intuire scelsero centri vacanzieri di assoluto spessore economico-finanziario e quindi di un potenziale grande giro d’affari nei periodi di maggiore affluenza turistica.
La tv
Altro grande intuito degli Orler fu, da una parte, l’acquisizione del network «Orler TV» in favore dello sviluppo commerciale della loro attività e, dall’altra, l’equa distribuzione tra i numerosi cugini delle attività e proprietà. La galleria a Madonna di Campiglio fu assegnata ai figli di Ermanno che, assieme, sono titolari della società «Arte moderna dei fratelli Orler» e «Orler TV». Paolo cura la galleria di Madonna di Campiglio, Giovanni quella di Abano Terme, Giuseppe il reparto televisivo. In azienda lavorano anche le sorelle Maria e Giuliana.
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25 luglio 2025 ( modifica il 25 luglio 2025 | 10:49)
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