di
Viviana Mazza
I consiglieri attaccano i leader Ue: creano aspettative irrealistiche a Kiev
DALLA NOSTRA CORRISPONDENTE
NEW YORK – Due settimane dopo il summit di Ferragosto tra Trump e Putin in Alaska, in un’intervista venerdì con il quotidiano conservatore Daily Caller, il presidente americano ha riconosciuto che un bilaterale tra i leader russo e ucraino sembra improbabile. «Andiamo d’accordo. L’avete visto, abbiamo avuto un buon rapporto per anni, un ottimo rapporto — ha detto di sé e di Putin —. Perciò pensavo davvero che ce l’avremmo fatta. Mi sarebbe piaciuto. Forse, devono combattere ancora un po’. Continuare stupidamente a combattere».
Per tutta la scorsa settimana Trump è parso sminuire il proprio ruolo nella mediazione per la pace in Ucraina, dopo aver dichiarato — in seguito alla telefonata con Putin a margine del suo summit con Zelensky e gli europei del 18 agosto — che aveva iniziato a organizzare il bilaterale russo-ucraino. «Si deve essere in due per ballare il tango», ha detto invece ai giornalisti lunedì scorso. E martedì all’incontro del suo gabinetto di governo era visibilmente frustrato dalla questione: «È tutta una posa, sono tutte stronzate». Giovedì, dopo uno dei più violenti attacchi russi contro l’Ucraina, che ha ucciso 25 persone tra cui 4 bambini e ha colpito la sede della delegazione dell’Unione europea e del British Council, la sua portavoce Karoline Leavitt ha detto che Trump «non è contento di queste notizie, ma non è neppure sorpreso» e che sta guardando gli sviluppi «con attenzione».
Venerdì, parlando con il Daily Caller, Trump è tornato ad affermare che un trilaterale tra lui, Putin e Zelensky (che era stato la sua prima idea, prima di passare il 18 agosto ad un bilaterale) potrebbe ancora accadere: «Un bilaterale non lo so, un trilaterale sì. Però a volte le persone non sono pronte. Ho usato un’analogia un paio di volte: al campo giochi ci sono due bambini, si odiano e iniziano a fare a botte e tu vuoi che si fermino, ma continuano. Dopo un po’ sono contenti di fermarsi… A volte è così».
La domanda a questo punto è se Trump deciderà di ritirarsi da un ruolo di mediazione tra Russia e Ucraina oppure imporrà sanzioni secondarie (le «gravi conseguenze» che aveva promesso se Putin avesse rifiutato il cessate il fuoco). Il suo segretario di Stato Marco Rubio ha detto un paio di settimane fa che le sanzioni sono ancora sul tavolo e che Trump esita solo perché se le impone gli «sforzi di pace» si bloccheranno. Secondo Cnn e Axios, il presidente sta prendendo sul serio in considerazione di tirarsi indietro dagli sforzi diplomatici e «stare a guardare» finché le parti coinvolte non dimostrano «maggiore flessibilità».
Non è chiaro se esista una scadenza: ripetuti ultimatum non sono stati rispettati. Venerdì 22 agosto Trump ha detto che saprà nell’arco di «due settimane» (una scadenza già spesso evocata e poi superata senza conseguenze) se la Russia è seria sui negoziati. In quella stessa occasione ha suggerito che potrebbe anche ritirarsi completamente dalla mediazione alla scadenza delle due settimane: «Prenderò una decisione su quello che faremo, una decisione importantissima che riguarderà se imporre massicce sanzioni o massicci dazi o entrambe le cose, oppure non faremo nulla e diremo: è la vostra battaglia».
Secondo Axios, alcuni consiglieri di Trump alla Casa Bianca danno la colpa del fallimento dei negoziati con Putin non al leader russo ma ai leader europei, accusandoli di fingersi favorevoli agli sforzi di pace ma dietro le quinte di minare i progressi, incoraggiando Zelensky a nutrire aspettative irrealistiche sui territori e a conservare la speranza di un «accordo migliore». Un funzionario Usa ha detto ad Axios che «britannici e francesi sono stati costruttivi» ma «altri Paesi europei vogliono che gli Usa si assumano il pieno costo della guerra mentre loro non sono pronti a esporsi».
Parti diverse della «base» spingono Trump in opposte direzioni. La fazione nazionalista-populista «Maga» sostiene che continuare a restare coinvolti in Ucraina non è «America First». Al Daily Caller, che l’ha fatto notare a Trump, lui ha insistito d’essere disponibile ad «aiutare l’Europa» col supporto aereo come garanzia di sicurezza in Ucraina. «Non è la nostra guerra», ha convenuto il presidente, ma «non ci costa nulla». E ha elogiato il fatto che la Nato paghi per le armi Usa inviate a Kiev.
1 settembre 2025
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