Se il copione è già scritto, il panorama è variegato eppure omogeneo. Sono tutti insoddisfatti, annoiati, parlano poco di amici e passioni, se le famiglie vengono nominate è sempre come elemento di controllo, con una specie di timore reverenziale che ricorda ai concorrenti di comportarsi bene, di non fare brutte figure. Quando lavoravo nel dietro le quinte dei reality show, o anche dei talent, ricordo che ai casting, spesso di queste persone, prima ancora dei personaggi che sarebbero poi diventati, dicevamo “ha un mondo piccolo”, cercando di immaginare quali fossero le proporzioni dell’universo umano, esistenziale, che si portavano dietro. Ecco, qui, mi sembrano tutti micromondi stanchi. Non ne hanno colpe, non è mancanza di slancio o di volontà, è proprio che alcuni sono benedetti dagli dei e nascono in contesti fertili, ricchi e densi di possibilità, e altri pensano che gli tocchi un amore fatto a forma di scatoletta, destinati a dire parole pensate da altri, cantarsi canzoni trite e banali e che quello sia il massimo da desiderare.