Davide Tardozzi è una delle figure cardine del progetto Ducati in MotoGP. Il sessantaseienne romagnolo dirige il Factory Team di Borgo Panigale ed è stato l’uomo che ha preferito Marc Marquez a Jorge Martin. Una scelta per certi versi coraggiosa, rivelatasi corretta alla luce dei risultati conseguiti da El Trueno de Cervera, che sta dominando il Mondiale come pochi hanno saputo fare.

Il manager è stato protagonista del terzo episodio di “The Ducati Diaries” un podcast pubblicato dall’azienda bolognese stessa. In esso, Tardozzi ha rivelato episodi legati ai suoi trascorsi in Superbike, quando si è trovato di fronte a situazioni difficili da gestire. Dinamiche che hanno evidentemente rafforzato le sue capacità manageriali, avendo dovuto sbrogliare matasse complicate sul piano umano.

Per esempio “per il 1998 Claudio Domenicali mi offrì l’opportunità di dirigere il Team ‘Ducati Performance’, una struttura creata ad hoc per Carl Fogarty, il quale era insoddisfatto del trattamento nel team ufficiale. Fu una stagione folle, nel mezzo della quale Foggy pensò di ritirarsi. Al Nürburgring, sotto l’acqua, visse un weekend disastroso. Se ne andò dall’autodromo subito dopo la fine di gara-2 e sparì. Due settimane dopo si correva a Misano , ma non sapevamo dove fosse finito. Era irreperibile, si negava. Alla fine, mi fece parlare con sua moglie e lei mi disse che Carl non aveva più voglia di correre!”.

Fortunatamente, però, Fogarty ci ripensò e si convinse a proseguire. Scese regolarmente in pista a Misano e, pochi mesi dopo, vinse inaspettatamente il Mondiale in extremis in un folle weekend a Sugo. Fu il suo terzo titolo dopo quelli del 1994 e 1995, inoltre pose le fondamenta per la supremazia totale del 1999. Nel 2000 si infortunò e fu proprio Tardozzi a puntare su Troy Bayliss quale suo sostituto. Una scommessa vincente perché “Bayliss mi aveva impressionato per il suo stile unico, secondo alcuni non redditizio, ma io sapevo che era velocissimo. Aveva un talento naturale enorme”.

Non sempre però è andata bene con i piloti. L’esperienza con Noriyuki Haga è stata negativa. “Haga piaceva al pubblico, ma dietro le quinte non teneva una condotta esemplare, anzi. Per esempio fumava e, soprattutto, non si comportava come un professionista. Sono anche passati più di 15 anni da allora e lui apparteneva a una generazione di piloti diversa da quella attuale”. Il nipponico sciupò la sua “grande occasione” di laurearsi Campione nel 2009, proprio l’anno in cui Tardozzi lasciò Ducati in maniera rocambolesca.

Qualcuno mise in giro menzogne sul mio conto. L’azienda perse fiducia in me. Così, me ne andai letteralmente dal tramonto all’alba. Svuotai il mio ufficio e lasciai le chiavi. Un anno e mezzo dopo, chi mi aveva messo alla porta tornò da me e mi chiese scusa”. Il romagnolo è poi stato reintegrato nell’azienda bolognese dal 2014, momento in cui è cominciata un’ascesa agonistica giunta all’apogeo costituito dal dominio assoluto in MotoGP.