Una scoperta importante, di quelle che fanno la differenza. Parliamo di un anticorpo monoclonale che riduce colesterolo cattivo e placca carotidea. Soprattutto, abbatte di sette volte il rischio di infarto, ictus ed eventi vascolari.

Lo studio presentato a Madrid

È il risultato di uno studio spontaneo e non sponsorizzato condotto dall’Azienda Ospedaliera Ordine Mauriziano di Torino, presentato a Madrid nell’ambito dell’ESC (il maggiore congresso internazionale di Cardiologia che vede quest’anno la partecipazione di 40mila specialisti provenienti da tutto il mondo).

Il campione analizzato

«Lo studio è stato condotto su 170 pazienti con stenosi carotidea pari o superiore al 50% e con colesterolo LDL-C pari o superiore a 100 mg/dL – spiega Tiziana Claudia Aranzulla, cardiologa interventista del Mauriziano e ideatrice dello studio –. In aggiunta alla terapia orale standard, a un gruppo di pazienti è stato somministrato il farmaco Evolocumab, anticorpo monoclonale in grado di inibire la proteina PCSK9 che, dal canto suo, impedisce al fegato di rimuovere efficacemente il colesterolo LDL».

I risultati ottenuti

Dopo un anno di trattamento, in questo gruppo di pazienti s’è registrata una riduzione percentuale di LDL-C del 73,5% (contro il 48,3% del gruppo con terapia standard), una regressione della placca nel 68,4% dei casi (contro il 63,5% dell’altro gruppo) e una presenza di eventi cardiovascolari avversi pari al 2,4% (contro il 14,4%). Questi numeri permettono di dire che l’anticorpo monoclonale utilizzato nello studio potrebbe diventare il trattamento standard per i pazienti con stenosi carotidea pari o superiore al 50%».

Il caso clinico di partenza

Lo studio è partito dal caso di RL, paziente torinese di 78 anni, seguito dal 2016 dalla dottoressa Aranzulla, inizialmente affetto da stenosi carotidea del 70% e trattato con la terapia monoclonale per cercare di evitare l’intervento chirurgico. Oggi la sua stenosi si è ridotta al 55% e non è stato necessario intervenire chirurgicamente.

Allo studio è stato dato il nome di “Caruso”, sintesi del titolo “CARotid plaqUe StabilizatiOn and regression with Evolocumab”, ed è stato condotto dalla Cardiologia del Mauriziano diretta dal dottor Giuseppe Musumeci con il coinvolgimento del dottor Simone Quaglino e del dottor Salvatore Piazza della Chirurgia vascolare del Mauriziano diretta dal dottor Andrea Gaggiano e del dottor Salvatore Oleandri, diabetologo dell’ASL Città di Torino.

Cos’è la stenosi carotidea

La stenosi carotidea si esprime in un restringimento delle arterie carotidi, vale a dire le principali arterie del collo che conducono il sangue al cervello. Il colesterolo LDL (definito anche “colesterolo cattivo”) è la lipo-proteina che trasferisce il colesterolo dal fegato ai tessuti del corpo e che, se presente in eccesso, può depositarsi sulle pareti delle arterie dando origine a placche in grado di restringere il lume dei vasi sanguigni, ostruirne il flusso e aumentare il rischio di infarto, ictus e altre malattie cardiovascolari.

Implicazioni cliniche future

«Si tratta di un risultato di grande importanza per il percorso di cura dei nostri pazienti e che legittima il lavoro svolto negli ultimi cinque anni dalla Cardiologia del Mauriziano che è stata tra le prime in assoluto a utilizzare questa terapia precocemente nei pazienti con infarto miocardico acuto, terapia oggi considerata standard) e capace di fare scuola nel mondo come ha dimostrato anche l’applauditissima presentazione di poche ore fa a Madrid – commenta Giuseppe Musumeci –. Lo studio condotto al Mauriziano sarà di grande aiuto anche per i pazienti con arteriopatia periferica, patologia predittiva di malattia coronarica che, se non diagnosticata in tempo, può comportare un alto rischio di amputazione, ictus e infarto. Diagnosticare e curare correttamente questa patologia, che in Piemonte interessa oggi circa 400.000 persone con un’incidenza del 20% per quelle oltre gli 80 anni, significa prevenirne sia le complicanze sia lo sviluppo di gravi malattie cardiache».