Un archivio di archivi, ma non solo. Per definire l’avvenire del CASVACentro di Alti Studi sulle Arti Visive, dopo l’imminente insediamento nella sua nuova sede, l’Assessore alla Cultura del Comune di Milano Tommaso Sacchi chiama in causa la categoria dell’ibridazione. “Penso che oggi ci sia lo spazio intellettuale e fisico per poter ragionare su una nuova idea di istituzione culturale dedicata alla cultura del progetto e dell’immagine in generale” racconta ad Artribune. È così he introduce la visione che accompagna il nuovo corso dell’istituto culturale comunale: nato nel 1999, custodisce e rende accessibili gli archivi di oltre 40 progettisti o studi lombardi, ed è attivo come centro studi di architettura, design, grafica, arti figurative e visive. L’ambizione adesso, prosegue Sacchi, è “creare un’istituzione che non c’era a Milano, con un codice diverso da qualsiasi altra”. E, per farlo, si comincia dagli spazi.  

Un ritratto di Tommaso Sacchi. Courtesy Comune di MilanoUn ritratto di Tommaso Sacchi. Courtesy Comune di MilanoLa nuova sede del CASVA, dal 30 settembre al QT8: quartiere simbolo del Novecento milanese 

Fin qui ospitato al Castello Sforzesco (e alla Fabbrica del Vapore), dal 30 settembre il CASVA avrà una casa tutta sua: un luogo espressamente riadattato per accogliere le sue molteplici anime e funzioni, che vanta già anni di storia. Sta infatti per insediarsi al QT8, quartiere simbolo della storia urbanistica del Novecento milanese, sorto su impulso dell’architetto e urbanista Piero Bottoni in occasione dell’VIII Triennale, datata 1947. Più precisamente occuperà il padiglione espositivo, disegnato dallo stesso Bottoni, che, impiegato in anni recenti come mercato rionale, è stato oggetto di un intervento di recupero e riadattamento finanziato dal Comune con circa 9 milioni di euro. Con il suo prezioso patrimonio, il CASVA sta dunque per mettere radici in un edificio testimone di una stagione fondamentale per l’intera vicenda progettuale italiana, che dalle ceneri del secondo dopoguerra riuscì a emergere con inatteso slancio.  

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Intervista all’Assessore Tommaso Sacchi sulla nuova sede del CASVA 

Quali premesse hanno condotto fino alla scelta di una casa dedicata al CASVA?  
Cominciamo con il dire che si tratta di un’operazione pubblica di conversione di uno spazio civico che, senza dubbio, avrà un importante impatto rigenerativo sull’interno quartiere, dal punto di vista culturale e dei servizi. Nello stesso tempo, porta con sé un’evidente funzione culturale di respiro cittadino e nazionale, dato il prestigio e la qualità degli archivi conservati e delle proposte culturali che distingueranno il centro. 

CASVA – Centro di Alti Studi sulle Arti Visive, Milano. Vista dal cortile. Courtesy Comune di MilanoCASVA – Centro di Alti Studi sulle Arti Visive, Milano. Vista dal cortile. Courtesy Comune di Milano

Come amministrazione avete optato per assegnargli un luogo carico di significato. 
La sede individuata al QT8 nasce dalla volontà di rendere più accessibile un patrimonio unico in un quartiere che è il simbolo di una stagione importantissima per il mondo architettonico, progettuale e intellettuale. C’è quindi una coerenza sia storica che ideologica: in un quartiere progettato e ideato in occasione di una Triennale internazionale, nasce un centro dedicato alla cultura del progetto nelle sue varie forme, focalizzato sugli archivi.  

Come si colloca questa inaugurazione nella più ampia azione condotta dal suo assessorato? 
Rientra pienamente in questa stagione di grande rilancio dei luoghi milanesi della cultura, luoghi che si ampliano e si mettono in discussione. Dal raddoppio del Museo del Novecento alle novità che riguardano le biblioteche, dai bandi che interessano i teatri fino ai nuovi servizi, come caffetterie e bookshops, con cui stiamo aggiornando il sistema museale, mantenendo ovviamente la sua vocazione culturale. 

Tutte le novità del CASVA – Centro di Alti Studi sulle Arti Visive di Milano 

Cosa dobbiamo aspettarci dal nuovo corso del CASVA? 
Sarà l’insieme di tante funzioni: museo, centro di quartiere e per l’associazionismo, biblioteca, archivio. Vogliamo creare un’istituzione che non c’era a Milano, con un codice diverso da qualsiasi altra. Oggi ragioniamo in termini di ibridazione delle funzioni. Per noi sia quella specialistica, con spazi dedicati a chi ha necessità di studiare, catalogare, conoscere, che quella divulgativa, che coinvolge appassionati e cittadini che vivono e frequentano la cultura, sono entrambe fondamentali. Il centro, quindi, non avrà carattere squisitamente scientifico o tecnico, solo per addetti ai lavori: sarà anche un luogo di divulgazione, con mostre, incontri e altre iniziative. 

Guardando al futuro, grazie a questa sede vi aspettate che il CASVA possa ulteriormente crescere a livello di affidamento in custodia degli archivi? 
Il trasferimento degli archivi dal Castello Sforzesco e dalla Fabbrica del Vapore all’ex mercato del QT8 nasce anche dalla volontà manifesta della nostra amministrazione e del mio assessorato di valorizzare e dare la piena dignità e leggibilità a un patrimonio di archivi davvero eccezionale. Appartengono al CASVA, solo per citarne alcuni, gli archivi di Vittorio Gregotti, Enzo Mari, Nando Vigo. In questi anni di mandato, con continuità ho presentato in Giunta delibere di donazione di archivi e opere d’arte, di lasciti di grandi intellettuali. Disporre di una sede dedicata, per di più in questo contesto, è anche una risposta alla crescente generosità delle famiglie, degli eredi e di tutte le persone che vogliono tenere viva la memoria e la ricerca di personalità della cultura. Non da ultimo, è il modo per premunirsi di uno strumento giusto ed efficace per l’avvenire: un’istituzione dedicata al futuro, ovvero a quello che accadrà d’ora in poi nella cultura politecnica locale. 

La nuova casa del Centro Alti Studi per le Arti Visive a QT8, progettoLa nuova casa del Centro Alti Studi per le Arti Visive a QT8, progetto

Concentriamoci sull’edificio. Quali lavori sono stati necessari nei 3000 mq dell’immobile disegnato da Bottoni, che è uno stabile vincolato? 
È stata un’operazione di riqualificazione e recupero molto corposa, nel rispetto delle caratteristiche originarie dell’edificio, oltre che di rifunzionalizzazione, per rispondere alle esigenze di consultazione, vita museale, di conservazione degli archivi. Fondamentale è stato il contributo ideativo del DAStU – Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico; Fondazione Triennale ha partecipato donando lo studio di fattibilità tecnico-economica.  

Come si sviluppa il Centro? 
Il CASVA si articola su due piani, con un’area bar – caffetteria (per la quale stiamo cercando un gestore tramite bando) dotata di una grande terrazza affacciata su un parco. Al piano terra ci sono spazi che vorremmo dedicare al mondo dell’associazionismo e alle collaborazioni con le realtà del terzo settore e alcune aule; nel seminterrato i depositi. Ci sono poi la sala espositiva, la sala conferenza, gli uffici del personale, spazi per la divulgazione e la consultazione. 

Valentina Silvestrini 

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Fondazione CASVA 
 
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