Il Festival del Cinema di Venezia 2025 riscopre il mistero più elegante: Kim Novak, avvolta in un fascino senza tempo, riceve il Leone d’Oro alla carriera. L’attrice che una volta incarnava l’enigmatica Madeleine in Vertigo, tra scale a chiocciola e paesaggi sospesi nel sogno, torna oggi a camminare su un red carpet illuminato dai riflettori, ma avvolta dalla stessa aura di mistero che ha reso immortale il suo volto sullo schermo.

Non solo: al Lido, fuori concorso, viene presentato anche Kim Novak’s Vertigo, un ritratto che omaggia la sua carriera e il film che l’ha consacrata icona intramontabile del cinema. 

“Kim Novak’s Vertigo”, i segreti della donna che visse due volte

Al Lido, in occasione del Leone d’Oro alla carriera, Kim Novak raccoglie un tributo alla sua leggenda: un premio ma anche un ritratto inedito con Kim Novak’s Vertigo, il film fuori concorso che racconta la sua storia come mai prima d’ora.

Una pellicola che è più di un documentario, più di un ritratto convenzionale: è un viaggio intimo nella vita di una star hollywoodiana che ha scelto di vivere secondo le proprie regole, lontana dai riflettori e dai vincoli di Hollywood, ma sempre con lo sguardo rivolto all’arte, all’identità e all’autenticità.

“Sono sempre stato ossessionato da Vertigo (La donna che visse due volte), il mio film preferito in assoluto. Da bambino, in Svizzera, guardavo film circondato da una carta da parati damascata quasi identica a quella da Ernie, dove Judy (nei panni di Madeleine) fa il suo ingresso. Il mio primo ricordo cinematografico è Kim Novak che mi viene incontro con il suo abito di raso nero e verde. Quell’immagine – carta da parati su carta da parati – si è impressa nella mia mente e mi ha fatto innamorare perdutamente del cinema” racconta il regista Alexandre O. Philippe.

Ed è proprio per questo che il progetto ha preso una forma unica: una narrazione che si muove a spirale tra passato e presente, tra Judy e Madeleine, tra Kim e Kim Novak. Costumi, sceneggiature e memorie fanno da sfondo alla voce della protagonista che guida lo spettatore in un percorso grande onestà.

Il Leone d’Oro alla carriera e l’applauso infinito

“Lei è profondamente, dolorosamente, apertamente umana permea l’anima di ogni sua impresa con questa qualità, insieme alla propria fragilità e timidezza”: così l’ha chiamata sul palco Guillermo del Toro. Il regista si è fatto portavoce dell’intero Lido affermando che “tutti noi desideriamo che se la cavi al meglio e, come accade con le stelle più indimenticabili, vogliamo aiutarla a riuscirci” e consegnando, infine, a Kim Novak il Leone d’Oro alla carriera.

L’attrice 92enne è stata accolta da una lunga, sentita ovazione. La sala è esplosa in un boato quando è salita sul palco (mentre ha scelto di defilarsi dalla passerella del red carpet). L’applauso è durato per parecchi minuti, mentre lei applaudiva a sua volta, scherzosa rimproverava il pubblico in delirio e, alla fine, non riusciva a trattenere le lacrime. “Too much”, è troppo, ha sussurato prima di un “I love you”.

Il lavoro con Kim Novak

Protagonista assoluta della sua vita, è proprio Kim Novak a regalare il gancio perfetto al film fuori concorso.

Sempre fedele a se stessa, è il suo impegno nel progetto che ha regalato una chiave nuova: “Lavorare con Kim ha significato entrare in uno spazio di radicale onestà. La sua voce – senza filtri, saggia, divertente, provocatoria – ci guida attraverso la soffitta della sua vita: vecchi costumi, sceneggiature bruciacchiate, traumi precoci e persistenti fantasmi di Hollywood. Ciò che ho scoperto, e ciò che spero il pubblico capisca, è che Kim è molto più di una star del cinema” spiega ancora il regista.

E in effetti, Kim Novak emerge come qualcosa di più: una pittrice, una poetessa, una sopravvissuta, una donna avanti di decenni rispetto ai tempi. Sempre determinata a essere vista per ciò che è realmente, lontana dall’icona costruita dal mondo esterno.

“Il mio amore per Hitchcock mi ha condotto fin qui, ma è stata Kim a rendere il viaggio trasformativo. Mi ha insegnato cosa significa – e quanto costa – rimanere fedeli a sé stessi, rivendicare la propria storia quando il mondo insiste nel raccontarla al posto nostro”.