10 giorni e 10 tappe in bicicletta, quasi 900 km e 12600 metri di dislivello, attraversando Emilia, Toscana, Umbria, Abruzzo e Lazio… pedalando su e giù per l’Appennino dai profili morbidi, un po fuori (ma non troppo) dalle rotte tradizionali, cercando di rimanere su strade sterrate e strade secondarie.

Paesi sconosciuti, altri famosi e bellissimi, altri cercati e scelti per il fascino e la posizione spesso impegnativa da raggiungere per le gambe ed il fiato. Altri ancora per i ricordi che fanno riaffiorare.

Giornate baciate dal sole. Percorsi ciclabili che meriterebbero maggiori attenzioni e fortuna per poter sbocciare. Altri in cui non basta un cartello per trasformare un tratturo da Mtb in un “percorso ciclopedonale”. Storia antica e storia recente. laghi, paludi, sorgenti, fiumi, canali. Paesi ancora piegati dal terremoto del 2016 ma abitati da gente che non molla. Sali, reintegratori, panini e barrette di giorno, cucina locale alla sera. Strade asfaltate spesso percorse da gente cui andrebbe rifatto l’esame della patente.

mappa viaggioAlla fine di ogni viaggio ci son due cose da fare… guardare indietro per gustarselo ancora nei ricordi e guardare avanti per pensarne un altro.

Cominciamo a guardare indietro.

Come nasce l’idea di questo viaggio?

Un viaggio è lungo, comincia molto prima, quando lo immagini…
Un viaggio si studia, si plasma, si coccola.

In questo viaggio ho messo insieme la voglia di pedalare in un periodo di ferie con la possibilità di farlo da solo. Passando in luoghi sognati, iconici ed altri sconosciuti.

Ho cominciato da una traccia sulla carta, appena abbozzata, da un punto ad un altro. Poi un lungo e discreto lavoro di affinamento, fatto di correzioni e spostamenti, tutto governato dai giorni a disposizione, dalla resistenza fisica (anche l’età ha un peso), dalla voglia di fare il turista e non il corridore, dalla consapevolezza che non ci sarà un’altra occasione per rifarlo.

Un viaggio sfruttato al massimo, cogliendo ogni istante disponibile lasciando che gli occhi si riempissero di immagini e le narici di profumi. Mi è capitato di fermarmi a strusciare le mani in un campo di lavanda oppure ad annusare le mele su una pianta.

Poi le tappe, razionalmente programmate per lunghezza e dislivello, i paesi da attraversare, le strade da percorrere e i posti dove andare a dormire. Far combaciare tutte queste esigenze non è stato semplice perché l’entusiasmo deve fare in conti con la resistenza fisica. Le giornate hanno molte ore di luce ma la “benzina” nelle gambe è sempre la stessa.

Cosa mi sono portato in un viaggio di una decina di giorni?

Nella foto qui sotto ho messo sul tavolo tutto quello che ho portato: il cosiddetto “minimo indispensabile”.

Doppio cambio “tecnico” guanti compresi, scarpe per pedalare, casco, pantaloni maglietta e scarpe per cenare in maniera presentabile, maglia e giacca termica, goretex per la pioggia, asciugamano, dentifricio (piccolo e già cominciato che pesava meno) e spazzolino, rasoio, crema da sole, barrette, sali, integratori, cerotti, borracce, cordino e mollette, lucchetto, fotocamera, attrezzatura per foratura, pastiglie freni, una falsamaglia, olio per catena, navigatore e caricabatterie per telefono e luci, occhiali da sole ecc. Bastone anticane compreso. Tutto contenuto nelle borse impermeabili di Topeak, una Backloader sottosella da 10 litri, una Frontloader più piccola davanti al manubrio ed una Toploader sopra il tubo orizzontale. L’ultima di Basil sotto al tubo orizzontale ed una Zefal per gli attrezzi di emergenza. La bicicletta “carica” la si vede in questa foto. Peso totale del mezzo carico poco più che 20 kg.

cosa portareL’attrezzatura

Il materiale l’ho usato quasi tutto ad eccezione dei cerotti, degli attrezzi da riparazione e della giacca da pioggia perché “Giove Pluvio” è stato clemente e mi ha regalato solo giornate di sole. A volte rovente.

Preparare il bagaglio è stata un divertente esercizio di equilibrio fra le cose necessarie, quelle con doppia funzione e lo spazio disponibile, sapendo che ogni oggetto inutile è un peso da trasportare. Quindi poco alla volta le cose che rientravano nella categoria “forse non mi serve” sono tornate nei cassetti.

Durante il viaggio ho perso 2,5 kg di peso e la crema da sole (ricomprata) ma ho trovato una scatolina con 2 auricolari wireless.

Quello che non ho mai perso è stato l’entusiasmo, anche quando le salite si facevano sentire.

marco fardelliPreoccupazioni prima del viaggio?

Poche perché quelle vere erano annullate dall’entusiasmo.

Tre soli tarli per i quali mi sono “attrezzato” adeguatamente: le forature, le auto alle spalle ed i cani da pastore. Le forature fanno perdere tempo, si rischia di cadere e farsi male. Quindi seguendo il “mio metodo” copertoni in buono stato, camera con lattice interno e pressione adeguata per evitare le pizzicature. Per le auto alle spalle ho montato uno specchietto sul lato sinistro che in diverse occasioni mi ha aiutato. Per i cani mi sono portato un bastone da casa. Usato una sola volta. Per scoraggiare un trio di pastori maremmani sbucati da una fattoria. E’ andata bene.

Durante il viaggio una sola leggera modifica al set-up per migliorare il comfort e la stabilità del carico. Le prove fatte in precedenza avevano già limato molto bene quel che non andava.

Quale bicicletta

Una CUBE Nulane C:62, una sorta di gravel ma con manubrio dritto. Non me ne vogliano i puristi ma c’è una incompatibilità fra i manubri gravel e due dita della mia mano sinistra. Tutto di serie tranne le manopole della Ergon e la sella di SMP che uso su tutte le biciclette. Doppia corona 30/46 e cassetta 11/34 a 11 velocità. Gomme 700×45 per viaggiare più comodi. Sull’asfalto un po’ penalizzano la scorrevolezza ma sullo sterrato compensano. Davanti al manubrio la solita prolunga portaoggetti. Che ha fatto un buon servizio sollevando fra l’altro la borsa anteriore impedendole di schiacciare guaine dei freni e della trasmissione. La chicca della bicicletta è stata l’attacco manubrio ammortizzato di Kinekt che stavo finendo di testare e che mi ha reso il viaggio molto più morbido. Ne riparleremo con maggiori dettagli più avanti.

bici cubeCosa ho visto?

Mille cose ma ne riparliamo nelle prossime giornate. Gli occhi non sono mai sazi.

Cosa mi porto a casa?

La soddisfazione di un viaggio bellissimo, nessuna sfida vinta ma la somma delle esperienze di tanti piccoli viaggi condensati in uno solo. E la convinzione che se ne possano fare anche altri. 10 giorni di solitudine e di pensieri. Per chi è abituato a pedalare da solo, una quantità infinita di sensazioni impagabili, colonne sonore inventate, canzoni cantate, suoni e profumi. Non poco in soli 10 giorni.

Marco Fardelli in viaggio

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