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Ci sono stagioni televisive baciate dalla fortuna, o dall’ispirazione. Momenti magici, che cadono una volta sola, perché ripeterli rimane oggettivamente difficile.
Il 2000-2001, di fatto, ha segnato il destino del piccolo schermo, tracciando un solco tra il prima e il dopo. Un po’ come se l’avvento del terzo millennio dovesse essere in qualche modo celebrato. E così è stato.
Un’annata che ha dettato mode e linguaggi, oltre ad influenzare il nostro immaginario collettivo. Perché fidatevi, qualsiasi vostra suggestione o ricordo di un episodio cult legato alla tv, quasi certamente si lega a quei dieci mesi irripetibili.
Ad aprire le danze fu il Grande Fratello
A dare lo start ci pensò il 14 settembre 2000 il “Grande Fratello”. Il primissimo reality italiano, pompato da mesi di battage pubblicitario, si consegnò a dieci perfetti sconosciuti, rinchiusi in una casa per cento giorni, privati praticamente di tutto e senza alcun contatto con il mondo esterno. Un esperimento partito in sordina, ma che il 21 dicembre successivo, giorno del suo epilogo, toccò i 16 milioni di spettatori, pari al 60% di share. Numeri da Nazionale ai Mondiali.
Le immagini no-stop da Cinecittà vennero assicurate da Stream, mentre lo spin-off del programma lo regalò la Gialappa’s Band, con “Mai dire Grande Fratello”. Sempre Marco Santin, Giorgio Gherarducci e Carlo Taranto, ad inizio 2001, misero in piedi una delle più ispirate edizioni di “Mai dire gol”, che consacrò definitivamente Paola Cortellesi, chiamata poco dopo a sostituire Teo Mammuccari a “Libero”. L’unica conduttrice donna dello storico programma.
Il trio, invece, a fine febbraio inaugurò in radio “Rai dire Sanremo”. Per tre serate (martedì, venerdì e sabato) commentò in diretta su Radio 2 il Festival. Un appuntamento che si sarebbe trasformato in un irrinunciabile rituale, capace di stravolgere la tipologia di fruizione della manifestazione.
Archiviato il “Gf”, Mediaset non poté rimanere a lungo a digiuno da reality. E siccome il ferro va battuto finché caldo, il 13 febbraio 2001 Italia 1 lanciò “Survivor”. Al timone venne piazzata Benedetta Corbi, ma a non funzionare fu soprattutto il racconto, diviso tra la diretta in studio e la registrazione delle performance dei concorrenti, spediti su un’isola di Panama tempo addietro. Un contrasto che non piacque al pubblico, che infatti si allontanò rapidamente dallo show.
Italia 1 si riscattò comunque con “Popstars”. Daniele Bossari, Irene Ghergo e Diego Quaglia scelsero in meno di tre mesi le componenti della prima girl-band italiana. Nacquero così le “Lollipop”, gruppo formato da Dominique Fidanza, Roberta Ruiu, Veronica Rubino, Marta Falcone e Marcella Ovani. Il singolo “Down down down” si rivelò un successo, tuttavia la loro stella si eclisserà dopo un Sanremo, nel 2002, tutt’altro che entusiasmante.
Fiorello e Adriano Celentano one-man show
In ambito di one-man show, il 2001 consacrò Fiorello, passato in Rai con “Stasera pago io” e, ad aprile, segnò il ritorno di Adriano Celentano. “125 milioni di caz..te” scatenò proteste fin dall’annuncio del titolo (parzialmente censurato), con le tensioni che proseguirono per via della dura presa di posizione del Molleggiato su dolce morte e donazione degli organi: “Per quale motivo lo Stato mi deve obbligare a donare gli organi? Se non vuoi devi dichiararlo. Ma se me lo dimentico, che faccio se mi sveglio senza un braccio?”. Il Centro Nazionale dei Trapianti insorse, giudicando “gravissimo” il monologo e uno degli autori, Michele Serra, si dissociò apertamente dalle affermazioni di Celentano. Quest’ultimo precisò pertanto di opporsi alla legge del silenzio-assenso e non alla donazione in sé.
I grandi esordi di quella stagione
Capitolo ‘esordi’. Il 2 ottobre del 2000 prese il via “La prova del cuoco” su Rai 1, dopo che Antonella Clerici si era vista bocciare un programma sulla cucina da Canale 5. ‘Biscione’ che, a sua volta, rispose con “Distretto di Polizia”. L’avvio in sordina venne velocemente oscurato da un successo crescente che porterà alla realizzazione di ben undici stagioni. Troppe.
Non solo: l’8 gennaio 2001 ecco “Centovetrine”, seconda soap italiana targata Mediaset che sfilò a “Vivere” la fascia pomeridiana compresa tra “Beautiful” e “Uomini e Donne”. E proprio a ‘casa’ della De Filippi in quel periodo apparì tal Roberto Mantoni, signore di mezza età minuto di anello di fidanzamento che confessò di essere in cerca dell’anima gemella. Si trattò del primo tronista della storia del piccolo schermo.
Anche la fiction Mediaset brillava
Era l’epoca in cui a Mediaset pure la fiction brillava. La Taodue di Pietro Valsecchi sfornava titoli accattivanti senza sosta e il 5 e 6 febbraio su Canale 5 (che il 29 settembre aveva festeggiato i suoi primi vent’anni con uno storico spettacolo dal Forum di Assago) andò in onda “Uno Bianca”. La miniserie con Kim Rossi Stuart e Dino Abbrescia ipnotizzò gli italiani, registrando 8,1 milioni e il 29% la prima sera e addirittura 9,9 milioni e il 35% in occasione dell’ultimo episodio.
La riuscitissima Rai Due di Carlo Freccero
In pallissima era anche la Rai 2 di Carlo Freccero. Da gennaio a marzo 2001 “L’ottavo nano” donò le fenomenali caricature di Guzzanti-Rutelli e Marcorè-Angela e, quasi in contemporanea, si alzarono furibonde polemiche per “Satyricon” di Daniele Luttazzi, che promosse in serie uno sketch sulla coprofagia, uno spogliarello di Anna Falchi (che si sfilò e consegnò i suoi slip) e la memorabile intervista ad uno sconosciuto (perlomeno mediaticamente) Marco Travaglio. Lo seguì a ruota Michele Santoro, che con “Il raggio verde” provocò le ire di Silvio Berlusconi. “Complimenti per questi processi in diretta”, tuonò in diretta telefonica il leader di Forza Italia il 16 marzo. “Siamo allibiti di come il servizio pubblico queste trasmissioni di approfondimento politico, specie durante una campagna elettorale. Continueremo a non intervenire in programmi della Rai finché non ci saranno delle garanzie”. Per poi chiosare: “Santoro, lei è un dipendente del servizio pubblico. Si contenga”.
Garanzie che ad ogni modo Berlusconi ricevette da Bruno Vespa, dato che a “Porta a porta” il Cavaliere si giocò il suo jolly ad una settimana dal voto: la firma del contratto con gli italiani. Un clima totalmente differente da quello che Vespa respirò tre mesi prima, quando dovette separare il Ministro per le pari opportunità Katia Bellillo e Alessandra Mussolini. La puntata, incentrata sul tema delle molestie sessuali, venne registrata il lunedì e fu trasmessa a distanza di settantadue ore. Nel mezzo la volontà del giornalista aquilano di tagliare l’episodio, a cui fece seguito l’opposizione delle due protagoniste. Il conduttore le accontentò e l’Auditel ovviamente ringraziò.
Il colpo di coda di La7
Il colpo di coda, infine, lo firmò La7, che risucchiò la vecchia Telemontecarlo. La cerimonia di presentazione si tenne all’Alcatraz di Milano, alla presenza di Fabio Fazio e Luciana Littizzetto. Salirono sul palco Jovanotti, Francesco De Gregori, Eros Ramazzotti, Geri Halliwell, però la vera esca fu il concerto di Antonello Venditti al Circo Massimo per la vittoria della Roma, che avrebbe raggiunto il suo picco nell’istante dell’attesissimo spogliarello di Sabrina Ferilli. Gli spettatori davanti allo schermo furono oltre 2 milioni, pari al 13,7% di share. Un exploit che rappresentò anche una amara illusione.
Poi le Torri Gemelle
Il triplice fischio lo siglò l’estate, che mandò tutti in ferie per tre mesi. A suonare la sveglia, l’11 settembre, sarebbe stato l’attacco alle Torri Gemelle. Una sorta di segnale, di avviso che quella magia si era definitivamente esaurita. E che i nostri umori e priorità avrebbero preso tutt’altra strada.