Leggi anche

In un articolo su Cinema Journal del 1996 intitolato Gender and the Action Heroine: Hardbodies and the Point of No Return, Jeffrey A. Brown osservava come una serie di action heroines nei film degli anni Novanta riflettesse una “crescente accettazione dei ruoli non tradizionali delle donne e consapevolezza dell’arbitrarietà dei tratti di genere”. Tra i personaggi femminili protagonisti di storie d’azione ci sono Clarice Sterling in Il silenzio degli innocenti o Sarah Connor in Terminator 2 – Il giorno del giudizio. Entrambe hanno avuto un precursore nella Ellen Ripley di Sigourney Weaver, protagonista in Alien (1979) e Aliens – Scontro finale (1986): è l’unica astronauta capace di tenere testa ai letali xenomorfi.

Le qualità action di Ripley, accentuate nel sequel, hanno incoraggiato un parallelo tra questo ruolo e il Rambo di Sylvester Stallone. In un articolo del New York Times del 1987, il personaggio di Weaver viene definito “Ramboette”. Ma è la stessa attrice che, in occasione della premiere, aveva suggerito il parallelo:

Si legge in un articolo del Los Angeles Times del 13 luglio 1986:

“Chiamatemi pure Rambolina“, ha detto Sigourney Weaver con espressione impassibile, tentando un momentaneo sguardo macho che si è rapidamente trasformato in un sorriso. Vestita con un abito giallo, l’elegante attrice sembrava tutt’altro che dura mentre riconosceva con umorismo quella che potrebbe diventare una delle sue interpretazioni più memorabili in Aliens. La Weaver era in città dalla sua casa di New York per promuovere il film.

sigourney weaver e carrie hennpinterestBob Penn//Getty Images

Sigourney Weaver e Carrie Henn sul set di Aliens.

La tensione tra emancipazione e modelli maschili

Molte protagoniste d’azione condividono con gli action hero maschili qualità, come la forza fisica, storicamente associate al maschile. La loro efficacia narrativa quindi è sembrata spesso dipendere dall’assunzione di caratteristiche non convenzionali rispetto agli stereotipi femminili, mentre tratti considerati tradizionalmente femminili sono stati marginalizzati. Questa tensione tra emancipazione e imposizione di modelli maschili, uno specchio delle contraddizioni culturali sul genere, ha stimolato un dibattito critico sulle rappresentazioni di genere nei media.

Headshot of Giuseppe Giordano

Guardo film e gioco a videogiochi, da un certo punto della vita in poi ho iniziato anche a scriverne. Mi affascinano gli angolini sperduti di internet, la grafica dei primi videogiochi in 3D e le immagini che ricadono sotto l’ombrello per nulla definito della dicitura aesthetic, rispetto alle quali porto avanti un’attività di catalogazione compulsiva che ha come punto d’arrivo alcuni profili Instagram. La serie TV con l’estetica migliore (e quella migliore in assoluto) è comunque X-Files, che non ho mai finito per non concepire il pensiero “non esistono altre puntate di X-Files da vedere per il resto della mia vita”. Stessa cosa con Evangelion (il manga).