«Al giovane portiere picchiato dico di considerarla un’uscita sui piedi, deve superare l’episodio». La lezione che tutti i genitori dovrebbero ascoltare

«Cosa posso dire al giovane collega portiere 13enne del Volpiano, picchiato dal papà di un avversario al termine della partita? Che deve considerare questo episodio come una uscita sui piedi. Non può fare altro per allentare il peso di quello che è successo». Così Dino Zoff, 83 anni, «Portiere» per eccellenza, monumento vivente del calcio italiano, campione del mondo nel 1982, estremo difensore di Juve e Nazionale di calcio italiana parla del violento episodio accaduto a Collegno e lo fa rivolgendosi, con un evidente carico di affetto, alla giovane vittima definendola «collega».

Zoff, cosa si può dire a questo ragazzo?
«Deve considerarlo un brutto episodio di gioco, appunto, un’uscita sui piedi. Altrimenti un fatto simile non se lo scrollerà più di dosso. Piuttosto penso a cosa si potrebbe dire al figlio del papà violento».

Già, a lui cosa dire?
«Non lo so. Difficile trovare le parole. Immaginiamo cosa possa provare in queste ore».

Ma nella foga di una partita è anche solo immaginabile un atteggiamento così violento?
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No, non è concepibile. Un raptus ti può venire in una lite per un parcheggio. E non dovrebbe accadere. Ma non è pensabile usare quella violenza nei confronti di un ragazzino, un bambino in fondo. Davvero non so cosa pensare».

Ci sono troppi genitori intorno ai campetti da calcio?
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I genitori partecipano molto, ma spesso sono al di fuori da ogni regola sportiva e di educazione. Spesso riversano sui figli le loro ambizioni, la voglia di emergere. A volte la loro partecipazione è deleteria. Non è un caso che ci siano sempre meno bambini che giocano: la pressione è troppa, anche nelle squadrette».

Cosa non capiscono questi papà e queste mamme?
«Quello che non capiscono è che i ragazzi si vanno a divertire. Se poi uno è bravo emergerà, verrà fuori, diventerà famoso».

Ai puoi tempi, quando era ragazzino, cose simili accadevano? Ne ha ricordi?
«No, non ricordo episodi simili. I genitori non intervenivano. A volte non intervenivano neanche nella scuola, figurarsi. I miei mi dissero: “Se sudi e studi facciamo i sacrifici, altrimenti vai a lavorare”. E io andavo anche a giocare».

Suo nipote gioca, fa il portiere, chissà che pressione sente.
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Ha 16 anni, gioca a calcio e fa il portiere. Lui si va a divertire. Ed è quello che dovrebbero fare tutti i ragazzi che giocano a calcio. E anche i loro genitori».

Quindi da ex giocatore e allenatore di calcio qual è il messaggio per il giovane portiere finito in ospedale per le botte del papà di un avversario?
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Quello che dicevo prima: lo consideri un brutto episodio di gioco, una uscita finita male. Se vuole continuare a giocare, questo giovane collega dovrà superare tutto questo, magari ci vorrà del tempo, ma può farcela. Così tornerà tra i pali e continuerà a divertirsi. Perché questo è quello che si deve fare su un campetto di calcio: divertirsi». 




















































2 settembre 2025 ( modifica il 2 settembre 2025 | 13:28)