di
Marco Calabresi
Se il livello di Lorenzo e Jannik dovesse anche solo avvicinarsi a quello visto tra ieri sera e stanotte, il quarto di finale in programma domani sarà una partita stellare
Nessuno, prima della serata di ieri, aveva vinto un ottavo di finale di un torneo dello Slam più nettamente di Lorenzo Musetti. Quattro game lasciati allo spagnolo Jaume Munar in un’ora e 38′, una superiorità schiacciante. Poi è sceso in campo Jannik Sinner, che ha deciso di fare ancora meglio, o peggio per Aleksandr Bublik, bullizzato sull’Arthur Ashe da un triplo 6-1 in un’ora e 23′ che ha impressionato un pianeta intero. Se il livello di Lorenzo e Jannik dovesse anche solo avvicinarsi a quello visto tra ieri sera e stanotte, il quarto di finale in programma domani – l’occasione per piazzarlo nel prime time italiano è troppo ghiotta, lo sanno anche nei corridoi di Flushing Meadows – sarà una partita stellare, destinata a fare la storia e non solo perché mai due italiani si sono affrontati così avanti in un torneo dello Slam.
Per quanto Musetti abbia ritrovato la sua versione migliore proprio a New York, dopo un’estate balbettante sul cemento svoltata con la finale di doppio a Cincinnati con Lorenzo Sonego, se Sinner sarà quello visto contro Bublik la possibilità di vincere il suo 16° derby sui 16 giocati (due su due con Musetti, non contando un forfait a Barcellona 2023) è altissima.
Repertorio completo e devastante: servizio (sono arrivati «solo» otto ace contro i 15 del match contro Shapovalov, ma Jannik non ha avuto neanche il tempo di farli, si è giocato pochissimo…), diritto, rovescio, velocità, esplosività, tutto quello che serve al numero 1 del mondo per rimanerci e per respingere l’assalto di Carlos Alcaraz, pronto a scavalcarlo in caso uscisse un risultato migliore nel torneo rispetto a quello dell’azzurro. Le incognite? Apparentemente poche, se non si mettono in mezzo virus come quello che lo ha debilitato a Cincinnati.
Probabilmente gli converrà meno utilizzare la diagonale di rovescio che ha fatto a pezzi il kazako e tanti altri, visto che quello è il colpo che di Musetti ha fatto innamorare gli States tanto da far chiedere all’intervistatrice – dopo il derby vinto per il ritiro di Cobolli – un tutorial su come si esegua quel colpo a una mano. Lorenzo è tornato a essere quello del clic mentale che in primavera gli aveva permesso di fare irruzione nei primi 10: ha cambiato il movimento al servizio lavorando con coach Tartarini, ma soprattutto ha «switchato» di testa. Gioca da top 10: più sicuro, meno autocritico, forte mentalmente nei momenti che contano, il tutto sorretto da un talento fuori dal comune, forse ancora superiore a livello tecnico a quello di Sinner, che però è una macchina.
Si è fatto male a Parigi, Lorenzo, che ha poi risentito del periodo di inattività a Wimbledon e forse anche nei primi tornei sul cemento, ma un vantaggio alla vigilia di una sfida che tutta Italia aspetta ce l’ha: non è stanco e non arriverà spompato alla partita come è invece successo a Cobolli contro di lui. Nei tornei tre set su cinque, poter arrivare ai quarti senza aver mai giocato un match lungo almeno tre ore è un lusso. Un’ora e 38′ ieri, un’ora e 36′ sabato prima del ritiro di Cobolli, due ore e 3′ contro Goffin e due ore e 36′ all’esordio contro Mpetshi Perricard. Due svantaggi: l’abitudine estrema di Jannik a giocare questo tipo di partite (quello di domani sarà l’ottavo quarto di finale consecutivo a livello Slam, senza contare le 25 vittorie di fila Slam sul cemento) e soprattutto la superficie, la preferita di Sinner e quella su cui Musetti si è adattato alla grande, ma dove probabilmente non giocherebbe la partita della vita.
2 settembre 2025 ( modifica il 2 settembre 2025 | 12:52)
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