All’interno, lo studio newyorkese Workstead ha firmato la penthouse di Brooklyn come un rifugio di calma e luce. Come spiega Ryan Mahoney, Principal di Workstead, «ogni progetto nasce da una profonda sensibilità verso il contesto». Nel nuovo Bergen, gli interni amplificano la visione architettonica e la palette materica di Escobedo. Dai motivi ritmici delle piastrelle all’uso delle ombre, ogni dettaglio è pensato per dialogare con le scale architettoniche dell’edificio. L’architetto sottolinea anche il ruolo della facciata, «che ci ha invitato a lavorare con la luce come collaboratrice. Ombre e riflessi animano gli interni, sottolineano i profili scultorei delle maniglie e dei piani di lavoro. Abbiamo mantenuto la palette neutra proprio per lasciare che luce e ombra fossero protagoniste».

Cucina e bagni

Nella sala da pranzo, il noce scuro si combina con sedute scultoree, sospensione in lino, accessori di Olive Atelier e una consolle intrecciata in legno, a dialogo con la raffinata carpenteria esistenteJonathon Hokklo

Il cuore della penthouse è la cucina, organizzata attorno a un arredo in rovere bianco con maniglie ricavate direttamente nel legno, e completata da un piano e da un rivestimento in quarzite Taj Mahal levigata. Sopra l’isola spicca una lampada a sospensione disegnata da Workstead, mentre a lato trova posto un mobile bar realizzato su misura, in laccatura chiara con dettagli in bronzo e piano in pietra Kalahari. Un insieme che unisce funzionalità e calore, pensato come naturale prolungamento della zona conviviale. «Cucine e bagni sono gli spazi più tattili della casa, e la funzionalità viene sempre al primo posto, ma è ammorbidita dal legno, dai dettagli artigianali e da una palette calda ma misurata. L’atemporalità nasce dalla proporzione e dal ritmo», continua Mahoney.