Una nuova ricerca condotta dall’Università di Hong Kong e pubblicata sulla rivista Plos One torna a porre l’attenzione sul legame tra l’uso eccessivo dei videogiochi e il benessere psicologico degli adolescenti. Lo studio ha coinvolto oltre 2.500 studenti tra scuole primarie e secondarie, con un’età media di 12 anni. Un dato in particolare colpisce: il 31,7% degli intervistati ha dichiarato di aver giocato online per almeno cinque ore consecutive nell’ultimo mese, rientrando così nei parametri del cosiddetto binge gaming.
Il comportamento osservato nello studio non si limita a un’abitudine diffusa tra coetanei. Il disturbo da gioco su Internet (IGD) è ormai riconosciuto nel DSM-5, il manuale diagnostico utilizzato dalla comunità psichiatrica. Si tratta di una condizione che può avere ricadute sulla salute mentale, sulla qualità del sonno e sulle relazioni sociali. I dati raccolti nel sondaggio sembrano confermare questa cornice clinica.
Differenze tra ragazzi e ragazze
All’interno del campione, la prevalenza del gioco compulsivo si è rivelata maggiore nei ragazzi (38,3%) rispetto alle ragazze (24%). Tuttavia, le conseguenze psicologiche sono apparse più gravi tra le ragazze giocatrici compulsive: livelli più alti di depressione, ansia, stress e solitudine, associati a una percezione ridotta di efficacia scolastica e minor sostegno sociale.
Nel confronto tra chi gioca in modo compulsivo e chi no, sono emerse differenze significative. Le ragazze non giocatrici hanno riportato una maggiore autoefficacia scolastica e minori livelli di malessere emotivo. Tra i ragazzi, la distinzione è stata meno marcata, ma comunque rilevante: i non giocatori mostravano meno stress e solitudine.
Un comportamento che può diventare indicatore
Secondo gli autori dello studio, il gioco compulsivo potrebbe agire come comportamento spia, segnalando la presenza – o il rischio – di disagi più ampi: isolamento sociale, difficoltà scolastiche, disturbi emotivi. Non si tratta quindi solo di una questione di tempo trascorso davanti allo schermo, ma di come e perché quel tempo venga vissuto, in particolare in una fase della crescita caratterizzata da importanti cambiamenti cognitivi e relazionali.