Pew Research Center e Oxford Economics confermano: meno manodopera, più fragilità economica.

Secondoi dati preliminari del Census Bureau, analizzati dal Pew Research Center, da gennaio a fine luglio 2025 gli Stati Uniti hanno perso circa 1,2 milioni di lavoratori immigrati, tra legali e irregolari.

Dal suo insediamento alla Casa Bianca Trump ha infatti intensificato le misure contro l’immigrazione irregolare, mantenendo le promesse fatte in campagna elettorale: espulsioni accelerate, maggiori fondi per l’ICE, la polizia cioè anti-immigrazione, e un forte rallentamento degli ingressi.

Pew rileva che la popolazione di immigrati irregolari, che aveva toccato un picco stimato di 14 milioni nel 2023, è in diminuzione.

Anche le nuove migrazioni legali sono in calo: Oxford Economics prevede che entro fine anno l’immigrazione netta annuale si assesterà intorno alle 500.000 persone, un livello storicamente basso che potrebbe durare fino al 2028.

Settori a rischio: agricoltura, edilizia e sanità

I settori che risentono maggiormente del calo degli immigrati sono agricoltura, pesca e silvicoltura che dipendono dalla manodopera straniera per il 45%, edilizia per il 30%, assistenza sanitaria per il 43% e servizi vari per il 43%.

In California, Lisa Tate, produttrice agricola di Ventura County, ha segnalato carenze di personale nei raccolti di agrumi e avocado.

“Decine di lavoratori agricoli della zona sono stati arrestati a fine primavera: venivano prelevati dalle lavanderie a gettoni, ai bordi della strada,” ha detto Tate.

A McAllen, Texas, la raccolta di angurie e meloni ha subito ritardi significativi, con tonnellate di prodotto andato perso.

“Le azioni di contrasto all’immigrazione nelle fattorie, aziende e cantieri edili hanno paralizzato tutto” ha detto Elizabeth Rodriguez, direttrice dell’organizzazione National Farmworker Ministry.

Città ferme, cantieri vuoti

In molte aree metropolitane, come Los Angeles e Riverside-San Bernardino, l’occupazione nell’edilizia è in calo: rispettivamente -6.200 e -7.200 posti di lavoro.

Le imprese lamentano la difficoltà di reperire manodopera qualificata, denunciando l’impatto negativo dei controlli federali sui cantieri e le officine.

“Abbiamo visto l’ICE prendere di mira in particolare i cantieri e anche le officine meccaniche” racconta Rodriguez, “La paura è palpabile, e sta bloccando interi comparti”.

Un mercato del lavoro più fragile

Le conseguenze di queste politiche si vedono nei numeri: da maggio a luglio, la creazione di nuovi posti di lavoro si è ridotta a 35.000 al mese, contro i 123.000 dei primi mesi dell’anno.

Gli economisti della Federal Reserve evidenziano che il blocco degli arrivi ha “un impatto enorme sulla capacità di creare occupazione”, soprattutto perché gli immigrati rappresentano in media oltre il 50% della crescita occupazionale  

La scarsità di forza lavoro immigrata sta anche falsando i dati sulla disoccupazione: meno lavoratori disponibili significa un rapporto più alto tra offerte di lavoro e disoccupati, che danno l’impressione di un mercato più teso di quanto non sia in realtà.

Sanità e assistenza: allarme sociale

La preoccupazione si estende anche al settore sanitario. Arnulfo De La Cruz, presidente di SEIU 2015, il più grande sindacato del lavoro assistenziale in California, lancia l’allarme: “Se continuiamo a perdere assistenti domiciliari, con un crescente invecchiamento della popolazione, milioni di americani rischiano di rimanere senza cure”.

Un cambiamento importante

Secondo Oxford Economics, le attuali tendenze potrebbero non essere temporanee.

L’approvazione del One Big Beautiful Bill Act, che ha aumentato i fondi per l’immigrazione e le deportazioni, potrebbe consolidare un nuovo modello economico meno dipendente dalla manodopera straniera.

Ma non tutti gli analisti sono ottimisti. “Chi raccoglierà il cibo? Chi costruirà le case? Chi curerà i nostri anziani?”, si chiede De La Cruz. “Se non rispondiamo a queste domande ora, pagheremo il conto molto presto.”