Tra i nomi noti c’è Marina Tabassum, con il suo studio tra i più attivi nell’ambito delle emergenze climatiche e sociali, scelto quest’anno per progettare anche il Serpentine Pavilion 2025 di Londra. Tabassum aveva già vinto il premio nel 2016, con la moschea di mattoni rossi Bait Ur Rouf, un altro progetto in Bangladesh, suo paese d’origine. Quest’anno è la volta dei Khudi Bari, piccole abitazioni mobili in bambù e acciaio per comunità colpite da inondazioni e migrazioni forzate in diverse località del paese.

In Cina, il West Wusutu Village Community Centre di Hohhot riunisce abitanti e artisti attorno a un edificio costruito con mattoni di recupero, riciclati da demolizioni locali, una pratica molto diffusa nel paese, come mostrano i progetti del Premio Pritzker Liu Jiakun. Ci sono poi un centro educativo per ragazzi svantaggiati in Pakistan, la riqualificazione di un intero centro storico in Egitto, e uno spazio espositivo e produttivo in Palestina, progettato da Aau Anastas, che in quello stesso edificio ha avviato un programma per coinvolgere artigiani e designer.