di
Federica Maccotta
La famiglia dell’ex direttore del Tg4, scomparso a 94 anni: era sposato con Diana Carla Carmela De Feo, senatrice del Popolo della Libertà dal 1965
«Era la mia vita». Quando è morta, nel 2021, sono state queste le parole con cui Emilio Fede, scomparso oggi a 94 anni, ha salutato la moglie Diana De Feo. Si erano sposati nel 1965 ed erano stati insieme per oltre 55 anni, anche nei momenti più duri delle vicende giudiziarie in cui l’ex direttore del tg di Rete4 era stato coinvolto, compresa la condanna per sfruttamento della prostituzione, quelli del gioco d’azzardo, delle cene eleganti e delle Olgettine.
«Per anni non ho fatto il marito per fare solo il giornalista – aveva riconosciuto Fede in un’intervista. – Ho trascurato mia moglie e soltanto ora me ne rendo conto. Diana, forse, avrebbe meritato un uomo diverso affianco perché lei, credetemi, è una donna straordinaria, eroica. Da sola ha tirato su una famiglia e davanti alle difficoltà non ha mai mollato. Per questo, le chiedo perdono. Mia moglie mi ha tenuto per mano nei momenti più turbolenti, è rimasta sempre al mio fianco».
Entrambi giornalisti, nata a Torino lei e a Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messina, lui. Lui volto simbolo di Fininvest, lei figlia di Italo de Feo, potente direttore della Rai, e poi senatrice per Il Popolo delle Libertà. Una coppia nel segno di Silvio Berlusconi, verrebbe da dire, e di una vita passata in equilibrio tra Milano (dove viveva lui) e Napoli (dove viveva lei). Quando Diana De Feo è morta, a 84 anni, Fede era agli arresti domiciliari: ha dovuto aspettare il permesso per mettersi in viaggio, in carrozzina, per andare a salutarla.
Dall’amore tra i due sono nate due figlie, Simona e Sveva (che ha dato la notizia della morte del padre). La prima, la maggiore, è stata giovanissima assessore alla Cultura nel comune di Spilimbergo, in Friuli-Venezia Giulia. Si è candidata con Forza Italia alle Europee per poi lasciare da parte la politica e diventare divenuta un’imprenditrice nel settore dell’architettura. Mentre la minore, Sveva, ha lavorato nella comunicazione, in uffici stampa di importanti realtà, e poi nell’organizzazione di mostre ed eventi culturali. Nel 2003 aveva detto, commentando le eventuali porte lavorative aperte da un cognome tanto ingombrante: «Quando ho iniziato, mio padre è rimasto coinvolto nello scandalo del gioco d’azzardo. Tutti lo evitavano. Un momento brutto per lui e, pur volendo, sarebbe stato difficile approfittare del cognome».
«Non mi considero bravo come padre», aveva confessato anni fa Emilio Fede in un’intervista. «Sono sempre stato assente e me ne dispiaccio. Ma le mie figlie le ho amate molto e alla fine se la sono cavata benissimo. Ora sono felice di essere un nonno». Simona e Sveva hanno infatti tutte avuto dei figli. In famiglia l’affetto, come le turbolenze, non è mancato. «Lei (Diana, ndr) ama figlie e nipoti in modo eccezionale perché, inconsciamente, riversa su di loro l’amore che ha per me», aveva detto Fede al Corriere cinque anni fa, in un’intervista a due con la moglie. Lei, imperturbabile, aveva ribattuto: «Non gli badi. La verità è che lui è un po’ gelosetto delle figlie: ha bisogno di credere che io amo tanto loro perché, in realtà, amo molto lui».
2 settembre 2025 ( modifica il 2 settembre 2025 | 22:00)
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