di
Massimo Nava
Bayrou ha detto che il fardello francese si appesantisce di 12 milioni di euro in più «ogni ora, ogni giorno e ogni notte». «Una nave con un buco nella chiglia che imbarca acqua da mezzo secolo». Lo spread con i titoli tedeschi
(L’articolo è tratto dalla newsletter Prima Ora del Corriere della Sera, per iscriversi clicca qui)
Come nella favola di Esopo, nessuno crede a chi grida «al lupo», ma alla fine il lupo arriva e fa un banchetto da re. Crudele parabola nell’Europa delle cicale e delle formiche, dei Paesi virtuosi e dei Paesi spreconi. Hanno subito lezioni di finanza pubblica Irlanda, Grecia, Portogallo, Italia, ma ora tocca alla Francia il poco onorevole ruolo di grande malato d’Europa. Un ruolo assegnato da un debito pubblico fuori controllo e da una crisi politica senza sbocco e quindi impossibilitata a trovare soluzioni. Inoltre, il caso francese rischia di provocare un effetto domino sui mercati europei in un momento in cui l’Ue avrebbe più che mai bisogno di stabilità e capacità d’iniziativa di fronte alle grandi sfide del momento: la guerra dei dazi, il conflitto in Ucraina, il rapporto complicato con gli Usa, l’asse aggressivo dei Brics.
Il voto di fiducia dell’assemblea nazionale
Il detonatore della crisi francese sarà il voto di fiducia all’Assemblea nazionale, previsto per l’8 settembre. Il primo ministro François Bayrou si gioca con poche speranze le ultime carte per far passare misure finanziarie che dovrebbero consentire un taglio della spesa per circa 44 miliardi. Misure osteggiate sia a destra, sia a sinistra. Un fuoco di sbarramento che isola sempre più il presidente Emmanuel Macron, erode la sua già esigua compagine parlamentare e potrebbe portare per la seconda volta in pochi mesi ad elezioni anticipate, senza escludere peraltro le dimissioni dello stesso presidente.
La mobilitazione
Bayrou ha così anticipato una giornata di mobilitazione nazionale contro il governo (10 settembre) e ha preferito il suicidio politico a un’umiliante sconfitta in aula. Un sondaggio rivela che se il governo dovesse cadere, la maggioranza dei francesi vorrebbe nuove elezioni legislative e presidenziali.
I miliardi di debito
I francesi si sa protestano, si mobilitano, si lasciano sedurre dalle forze estreme e dal fascino della rivoluzione, ma nessuno sembra disposto a mettere in discussione lo «Stato provvidenza» che ha accumulato 3.300 miliardi di debito, pari al 5,4 del Pil, un fardello di cinquantamila euro su ogni francese. E nessuno è disposto al sacrificio minimo, come ad esempio la proposta del governo di sopprimere due festività, proposta puntualmente respinta. La situazione è così compromessa che qualcuno ha evocato appunto la crisi greca e un possibile intervento del Fondo Monetario. Gli investitori temono un ennesimo crollo del governo.
Il crollo della Borsa
Il CAC 40, l’indice di riferimento di Parigi, ha registrato diverse cadute nei giorni scorsi. Il tasso di interesse dei titoli di Stato francesi a dieci anni è ora tra i più alti dell’eurozona. Ha già superato quelli di Grecia e Portogallo, due paesi al centro dell’ultima crisi finanziaria, e si avvicina a quello dell’Italia. Ma il nostro Paese oggi è visto con maggiore favore dai mercati, in compagnia di Grecia e Spagna, a lungo messe al bando dal nucleo duro dell’Unione europea, in particolare dai contributori netti al bilancio europeo come Germania e Paesi Bassi.
Anche la Germania non se la passa bene
Se il caso francese è il più drammatico, va detto che anche la Germania non se la passa bene. Il Paese è in piena recessione. Così il motore franco-tedesco è decisamente in panne. The Economist ha recentemente sottolineato la «rinascita fulminea”» dei Pigs, (letteralmente «maiali» in inglese, acronimo apparso nel 2008 per indicare Portogallo, Italia, Grecia e Spagna).
Il fardello di Parigi
In un drammatico discorso di fine agosto, Bayrou ha detto che il fardello francese si appesantisce di 12 milioni di euro in più «ogni ora, ogni giorno e ogni notte». «Una nave con un buco nella chiglia che imbarca acqua da mezzo secolo». Sì, l’ultimo bilancio in pareggio risale al 1974, un periodo che la maggioranza dei francesi non ha conosciuto. Domenica sera, in un’intervista televisiva, il primo ministro ha cercato di spiegare il disastro francese con il dumping fiscale, accusando fra l’altro l’Italia di praticarlo, accogliendo i ricchi francesi. Ma Bayrou dimentica che il dumping fiscale è pratica diffusa in Europa (vedi Grecia, Portogallo) e che i ricchi francesi da anni hanno cercato rifugio in Belgio, Svizzera, Portogallo e più recentemente in Italia.
I prelievi più alti al mondo
Del resto, la Francia impone uno dei più alti prelievi al mondo con un criterio di equità e progressione piuttosto discutibili, considerando l’altissimo contributo delle classi più abbienti e l’esenzione di milioni di francesi.
«La stabilizzazione del debito pubblico rispetto al Pil implica trovare a termine circa 150 miliardi di euro, combinando una riduzione della spesa e un aumento delle entrate». Lo ha detto l’ex capo economista del Fmi Olivier Blanchard. L’estrema destra punta il dito contro l’assistenzialismo, l’immigrazione, l’Europa.
La ricetta redistributiva
L’estrema sinistra vorrebbe aumentare le tasse sui ceti più abbienti, che tuttavia già sostengono gran parte delle spese dello Stato. L’aumento del debito pubblico è stato notevole fra il 2019 e il 2023 per le misure anti Covid e il sostegno all’Ucraina, ma complessivamente è aumentato molto più che la media dell’euro zona. Sotto la presidenza Macron il debito è aumentato di oltre mille miliardi. Le riforme strutturali tante volte annunciate non sono mai state incisive e la spesa pubblica continua a correre, in particolare nella funzione pubblica, nelle pensioni, nell’assistenza sanitaria e sociale.
Prestiti meno favorevoli
Alla fine di agosto, come nota il settimanale Le Point, Parigi ha dovuto accontentarsi di prestiti meno favorevoli rispetto a Roma. Una situazione senza precedenti dalla creazione dell’eurozona. «Per i funzionari del ministero delle Finanze, abituati a concentrarsi sul famoso “spread” con la Germania, dover sorvegliare il divario dei tassi con l’Italia come il latte sul fuoco è traumatizzante». «Finché alcuni dei nostri vicini non facevano sforzi e la Germania non contraeva prestiti massicci, la Francia poteva permettersi di fare la cattiva allieva, ma ora è l’ultimo passeggero clandestino della zona euro. Tutti gli altri hanno fatto sacrifici importanti, in particolare sulle pensioni. Non vorranno che noi la facciamo franca». L’altro rischio che corre la Francia dipende dal fatto che la Germania ha deciso di ricorrere a prestiti massicci, per aumentare gli investimenti nella difesa. Gli investitori privilegerebbero ovviamente i titoli di Stato tedeschi, costringendo la Francia a indebitarsi a tassi superiori.
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2 settembre 2025 ( modifica il 2 settembre 2025 | 19:21)
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