Un pacchetto di fettuccine di colore biancastro, in un sacchetto adatto a contenere il liquido in cui sono immerse, con una confezione di cartoncino verde e la scritta “only 8 kcal”… solo 8 calorie! Incuriosita, ho girato la confezione, per scoprire gli ingredienti: acqua purificata, 5% di farina di konjac biologica e nient’altro. Queste fettuccine (vedi foto sotto), viste in un punto vendita Esselunga, sono fabbricate in Cina (si specifica che il konjac è una radice utilizzata in Asia da secoli), sono adatte ai vegani, prive di glutine e prive di zuccheri. Una porzione fornisce 11 kcal, nessun apporto di carboidrati, proteine o grassi, 5 grammi di fibre…e nient’altro!
Il trend dei cibi senza carboidrati
Un prodotto di questo tipo può risultare molto attraente per una persona che sta cercando di eliminare i chili di troppo, o di ridurre i carboidrati, come suggeriscono le diete low-carb (a ridotto apporto di carboidrati) molto popolari da diversi anni. Ma è apprezzabile dal punto di vista nutrizionale? A chi si può consigliare? Ne ho parlato con la dietista Abril González Campos.
“Sono venuta a conoscenza delle fettuccine di konjac grazie a una mia cara amica con anoressia, – racconta Campos – era molto entusiasta di aver trovato questa pasta. Ecco, come esempio estremo, quale può essere il mercato di questi prodotti. Purtroppo, è opinione diffusa che le persone con sovrappeso od obesità debbano essenzialmente mangiare il meno possibile, da qui l’origine di tanti prodotti ridotti in ‘calorie’ e in ‘carboidrati’. In realtà ogni persona dovrebbe assumere una quantità specifica di energia per poter sostenere le proprie funzioni vitali (metabolismo basale), mentre spesso le diete restrittive non coprono questo fabbisogno, con il risultato di diversi effetti negativi sull’apparato gastrointestinale.”
“L’obesità – continua la dietista – in realtà è un fenomeno molto complesso che coinvolge fattori come predisposizione genetica, alterazioni ormonali, presenza di specifiche patologie, ma anche aspetti psicologici, sociali (come la pubblicità pervasiva del cibo), culturali e caratteristiche dello stile di vita, come il livello di attività fisica praticata o il fatto che spesso si mangi fuori casa. Un’altra idea molto diffusa è che siano gli alimenti ‘fonti di carboidrati’ i principali responsabili dell’eccesso di grasso corporeo, mentre l’aumento di peso è dovuto a molti fattori, tra cui senza dubbio un eccesso di energia ingerita, considerando tutti i diversi gruppi di alimenti: non solo quelli ricchi di carboidrati e di zuccheri semplici, ma anche le fonti di proteine e di grassi.”
Alimenti ‘magici’?
In linea con la tendenza low-carb, sugli scaffali di un punto vendita Coop ho visto dei dolci che, oltre a essere senza glutine, senza lattosio e senza zuccheri, erano anche “senza carboidrati”, cosa che mi è sembrata inverosimile per dei dolci… invece no. La ciambella con granella di cacao a marchio Nuvola Zero vede come primi ingredienti albume d’uovo, acqua e olio di girasole alto oleico; è ‘arricchita’ con proteine isolate del siero di latte e dolcificata con sucralosio, non prevede nessun tipo di farina, quindi niente carboidrati. Lo stesso marchio propone anche altri dolci e alcuni sostituti del pane, i cui primi ingredienti sono: albume d’uovo, acqua e olio extravergine d’oliva. In entrambi i casi la valutazione del Nutri-Score (1) è D e quella di Yuka (2) scarsa, a causa della presenza di diversi additivi e di troppo sale.
“Anche questi prodotti si presentano come alimenti ‘magici’ – dice Campos – e acquistarli ci soddisfa psicologicamente perché va incontro a tutte le nostre convinzioni e pregiudizi. Perché dovremmo imparare a mangiare con consapevolezza un tiramisù, quando possiamo mangiare due-tre dolcetti senza zucchero e senza carboidrati? Sembra molto più facile controllare la nostra alimentazione scegliendo questi prodotti, in realtà però non è così perché questo non porta a una vera educazione alimentare quindi non si traduce in un vantaggio per chi li consuma ma solo per chi li produce e vende.”
Se parliamo di prezzi, in effetti, questi prodotti sono piuttosto costosi, forse per il peso del lavoro di ricerca che sta dietro le formulazioni: abbiamo visto la ciambella Nuvola Zero alla Coop a poco meno di 2 € la porzione (51 €/kg), mentre nello shop online del marchio è venduta a 2,50 € (67 €/kg).
Sono vantaggiosi dal punto di vista nutrizionale?
“No, non si ha nessun guadagno a livello di salute – sostiene la dietista – se scendiamo nei particolari abbiamo delle sorprese. 100 g di pane comune tipo rosetta forniscono circa 270 kcal e contengono il 13% circa di proteine. 100 g di pane Nuvola Zero forniscono 273 kcal e 13,9 g di proteine… questi due aspetti sono praticamente identici! Dobbiamo ricordare infatti che il pane e la pasta, non sono solo ‘carboidrati’ ma hanno anche un buon contenuto di proteine.”
“Una porzione da 37 g della Ciambella Zero con granella di cacao fornisce 90 kcal, – continua Campos – mentre una banana fornisce circa 83 kcal (3) e 50 g di torta al cioccolato ‘normale’ circa 130 kcal. La differenza nell’apporto calorico è trascurabile ed è sempre opportuno preferire alimenti freschi, che ci offrono anche tanti altri vantaggi. Se si vogliono utilizzare alternative industriali per sostituire i dolci e ‘risparmiare calorie’, il consiglio è di alternare con buon senso dolci classici e dolci industriali (inclusi quelli senza carboidrati) senza cadere in rigidi divieti o estremismi”.
Alimenti come questi, a ridotto contenuto di carboidrati, possono avere controindicazioni?
“Con una battuta, direi l’infelicità cronica! La principale controindicazione è il gusto, inevitabilmente meno apprezzabile rispetto ai dolci ‘standard’: – spiega Campos – può sembrare riduttivo, ma imparare a godersi qualche dolce, o un piatto di pasta al sugo, senza eliminarli del tutto dalla nostra dieta, è un’impresa quasi mastodontica soprattutto in una società che punta a un risultato facile e veloce, ma è possibile. Per farlo bisogna rinunciare agli alimenti ‘magici’ e acquisire una sempre maggiore consapevolezza delle effettive necessità nutrizionali del nostro organismo e di come possiamo soddisfarle. Questa è l’unica strada per migliorare in modo stabile la propria alimentazione, e affrontare in modo positivo sovrappeso e obesità”
Note
1) Il Nutri-Score è un sistema di etichettatura, adottato in diversi Paesi europei, che valuta gli alimenti dal punto di vista nutrizionale attribuendo una lettera che va da A (per il più salutari) e E (per quelli da consumare in modo limitato) e i corrispondenti colori da verde intenso a rosso, passando per verde chiaro, giallo e arancione.
2) Yuka è un’applicazione che valuta gli alimenti attribuendo un punteggio in centesimi che tiene conto sia degli aspetti nutrizionali che del numero e della tipologia di additivi presenti.
3) Fonte: Handydiet, programma per il calcolo dei piani alimentari usando la dietetica per volumi, sviluppato da Michele Sculati, medico nutrizionista
© Riproduzione riservata Foto: Depositphotos (copertina), Slendier, Nuvola Zero
Giornalista pubblicista, laureata in Scienze biologiche e in Scienze naturali. Dopo la laurea, ha collaborato per alcuni anni con l’Università di Bologna e con il CNR, per ricerche nell’ambito dell’ecologia marina. Dal 1990 al 2017 si è occupata della stesura di testi parascolastici di argomento chimico-biologico per Alpha Test. Ha collaborato per diversi anni con il Corriere della Sera. Dal 2016 collabora con Il Fatto Alimentare. Da sempre interessata ai temi legati ad ambiente e sostenibilità, da alcuni anni si occupa in particolare di alimentazione: dalle etichette alle filiere produttive, agli aspetti nutrizionali.