di
Adriana Logroscino
L’ex governatore di Avs: resto in campo. Schlein, Conte, Fratoianni e Bonelli stasera insieme sul palco
Il puzzle si compone in Puglia. E subito dopo torna a scomporsi. La segretaria del Pd, Elly Schlein, certifica il passo di lato del presidente uscente Michele Emiliano che rinuncia a mettersi in lista per un posto in Consiglio regionale, e battezza la «candidatura più competitiva che possiamo mettere a disposizione, quella di Antonio Decaro». Ma Decaro, che aveva condizionato la sua disponibilità alla rinuncia non solo di Emiliano, ma anche di Nichi Vendola, intenzionato a candidarsi a sua volta, non molla.
Anzi subito dopo l’ufficializzazione di Schlein, ribadisce il suo aut aut puntando dritto l’ex governatore espressione di Avs: «Grazie al Pd e grazie a Emiliano. Mi auguro che lo stesso gesto di generosità arrivi anche da Nichi Vendola e da Avs, alleati fondamentali per il governo della Regione, in modo da avviare la campagna elettorale». Insomma Decaro non rimuove la riserva sulla candidatura se Vendola sarà candidato nelle liste di Avs. E Vendola? Replica affilato: «La generosità non c’entra niente, c’entra l’autonomia dei partiti, c’entra il primato della politica».
La trattativa
Le posizioni sembrano inconciliabili, eppure Schlein, su La7, ribadisce: «Il candidato è Decaro». E le trattative proseguono sotto traccia. Con la regia proprio dell’ex sindaco di Bari. Pronto sì a mantenere il punto, sfilarsi e restare in Europarlamento, da dove può costruire un percorso politico alternativo. Tuttavia è anche convinto che prima di rinunciare a lui come candidato presidente, Avs si farà degli scrupoli. Del resto, dentro FdI, con Decaro in campo si stima una sonora sconfitta in Puglia — «finisce 70 a 30», dicono sconsolati — senza di lui, invece, la partita è si riapre. Ma poi in gioco non c’è solo il governo della Puglia: rompere il fronte tra le forze di opposizione, che regge in tutte le altre Regioni, è una responsabilità pesante da portare.
Veneto
In Veneto, invece, lo stallo riguarda il centrodestra. Contesa ancora aperta tra Lega e FdI per esprimere il successore di Luca Zaia. Con lo stesso Zaia che ieri dichiarava «è impossibile dire ora se il candidato sarà della Lega o di FdI. Incrocerò Salvini per impegni comuni ma non ci sono incontri programmati». La Lega però conta sul fatto di «mantenere continuità di governo» in Veneto. E, a taccuini chiusi, lascia filtrare un certo ottimismo: a Pontida, il 21 settembre, il candidato ci sarà e sarà dei nostri. Sebbene FdI scalpiti — «Oggi il partito maggioritario in Veneto è FdI», rivendica il meloniano Luca De Carlo — la premier stessa osserverebbe con una certa preoccupazione l’ascesa di Roberto Vannacci dentro il partito di Salvini.
Campania
In Campania, invece, contro Roberto Fico, nella rosa del centrodestra spunta Mara Carfagna di Noi moderati che si aggiunge a Edmondo Cirielli (Fdi) e al civico Matteo Lorito, rettore della Federico II. Un vertice tra Meloni, Tajani e Salvini non è in agenda per domani, ma il Consiglio dei ministri potrebbe offrire l’occasione per riprendere la discussione.
Marche
Nelle Marche la campagna elettorale è già entrata nel vivo: si vota il 28 e 29 settembre, il centrodestra propone per la conferma l’uscente Francesco Acquaroli, che ha un asse strettissimo con Meloni, e Schlein accarezza l’idea del colpaccio con l’ex sindaco di Pesaro del Pd Matteo Ricci. Ieri la segretaria ha accompagnato Ricci in varie tappe. E, a riprova che le Regionali nell’opposizione sono vissute come tappa della sfida tra le due leader, ha attaccato la premier: «Meloni si abitui a confrontarsi con un centrosinistra unito che ha candidati forti in tutte le Regioni, mentre loro sono d’accordo solo in Toscana. Non le faremo più il favore di spaccarci al nostro interno. La presidente del Consiglio esca dal palazzo e torni in mezzo alla gente».
A incrociare le spade con Schlein per il centrodestra, sullo stesso territorio marchigiano, è il vicepremier forzista, Antonio Tajani: «Ricci divide, hanno perso Calenda e sono sbilanciati a sinistra, noi troveremo un’intesa. Se vinciamo sarebbe un riflesso del buon governo nazionale. Ma sono elezioni regionali, si vota su temi regionali». Nessun test nazionale, insomma.
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2 settembre 2025
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