Marco Villa, commissario tecnico della Nazionale maschile di ciclismo su strada, sta seguendo con attenzione la Vuelta a España 2025, banco di prova fondamentale in vista dei prossimi Mondiali in Ruanda e degli Europei. Con la decisione della Federazione di portare il contingente pieno, sia al maschile che al femminile, l’Italia si presenterà con tutte le carte a disposizione per puntare in alto. Dopo 17 anni senza vittorie iridate e 6 senza podi, la voglia di tornare protagonisti è forte, soprattutto su un percorso selettivo come quello africano. In questa intervista, Villa analizza il tracciato del Mondiale, gli avversari più temibili e le possibili strategie degli azzurri, con un occhio anche agli Europei, che serviranno a testare uomini e ruoli in vista di un calendario intenso. Pogacar sarà l’uomo da battere, ma l’Italia potrà contare su Ciccone, sui giovani che stanno crescendo alla Vuelta con la speranza di avere in gruppo anche Caruso dopo il recente infortunio.

I risultati di Ciccone, ma anche degli altri azzurri, vi hanno convinto a portare il contingente pieno ai Mondiali per non lasciare nulla di intentato?
“Inizialmente avevo pensato a un gruppo ridotto di cinque corridori, ma dopo una riunione federale a inizio Vuelta, hanno deciso di portare il contingente completo. C’è chiaramente anche un aspetto economico da considerare, ma la Federazione è riuscita a far quadrare i conti e così potremo schierare le due squadre élite (donne e uomini) con il massimo dei corridori”. 

Che idea ti sei fatto del percorso iridato?
“È un percorso molto duro. La salita non è estrema, ma va affrontata 15 volte: dopo le prime 8 tornate ci sarà un giro lungo con una salita di 7-8 km, poi di nuovo il circuito per altre 7 ripetizioni. In totale parliamo di circa 5000 metri di dislivello in 260 km, con pochissimo tempo per recuperare”.

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Che scenario tattico dobbiamo aspettarci?
“Le principali nazionali si presenteranno al completo e penso che la Slovenia, con Pogacar, correrà con grande intelligenza. Molto dipenderà proprio da lui: sarà l’ago della bilancia. Se la corsa si farà dura e Pogacar starà bene, sarà difficile batterlo. Ma l’arrivo in falsopiano potrebbe aprire scenari interessanti se ci troveremo in più corridori all’ultimo giro”.

Come si può provare a battere Tadej Pogacar?
“Non è semplice, perché in una gara dura e con lui in condizione diventa quasi impossibile. L’obiettivo sarà arrivare in più corridori all’ultimo giro: in un tutti contro tutti possono aprirsi delle possibilità. Ma Pogacar resta il grande favorito”.

Pensi che Pogacar arriverà al 100% anche senza aver corso la Vuelta?
“Non so se sarà al 100%, ma ha già dimostrato di sapersi allenare benissimo anche senza gare. Ha concluso il Tour molto stanco, sarà importante capire come avrà recuperato: se starà bene, il livello sarà comunque altissimo”.

L’Italia non vince il Mondiale da 17 anni e non sale sul podio da 6. Giulio Ciccone è l’uomo giusto per provarci?
“Ci penso da mesi. Dopo Caruso, è stato uno dei primi che ho contattato, perché lo considero uno degli uomini più adatti per il percorso iridato. Alla Vuelta sta dimostrando la sua condizione, correndo a livelli altissimi contro grandi avversari”.

Come procede il recupero di Damiano Caruso?
“Ho piena fiducia in lui. Mi ha garantito che sarà il primo a chiamarmi se non si sentirà in grado di correre. Ci siamo sentiti di recente e gli ho lasciato carta bianca: nei prossimi giorni capiremo meglio come sta e quindi come sta andando il suo recupero”.

Quale ruolo potranno avere Tiberi e Pellizzari?
“Saranno importanti. Stanno facendo una buona Vuelta, in cui si stanno mettendo in luce. Pellizzari corre senza pressioni, mentre Tiberi sta cercando di riscattare un Giro d’Italia sfortunato e lo vedo più accorto, con la voglia di portare a casa un risultato sia per lui che per il team. Entrambi stanno crescendo giorno dopo giorno e mi fanno ben sperare in vista del Mondiale”. 

Puoi farci una rosa di nomi tra cui sceglierai i convocati per gli Europei?
“Scaroni è stato il primo a dirmi che si vuole concentrare sull’Europeo. Ho parlato anche con Ulissi, che potrebbe essere l’uomo di esperienza del gruppo. Avevo pensato a Frigo, ma con l’apertura al Mondiale dovrò valutare bene. Attenzione anche alle corse italiane che ci saranno: Covi, Conca, Velasco e Conci sono nomi interessanti. Conca in particolare dovrà dimostrare di che pasta è fatto”.

Hai in testa qualcuno degli azzurri che possa correre sia Europei che Mondiali?
“Per ora no. Dovremo capire chi, dopo il Mondiale, avrà la forza di rientrare dal Ruanda e ripartire due giorni dopo per l’Europeo. Ciccone, ad esempio, mi ha già detto che preferirà concentrarsi sul Giro dell’Emilia e sul Lombardia. Mi piacerebbe comunque premiare più corridori possibili, anche perché i prossimi due Mondiali saranno duri e questo potrebbe essere l’inizio della costruzione di un gruppo competitivo per portare a casa un risultato che manca da tanti anni”.

Quali possono essere le insidie del gareggiare in Ruanda?
“L’altitudine, perché il percorso si trova in zona borderline con l’alta quota, anche se i ragazzi hanno già fatto periodi in altura prima della Vuelta. Le temperature dovrebbero essere simili alle nostre estive, quindi gestibili. L’incognita è la pioggia: con strade bagnate il rischio aumenta molto”.