A sinistra Lady Marian da “Robin Hood” a destra Biancaneva da “Biancaneve e i sette nani”
Lady Marian di Robin Hood che balla come Duchessa de Gli Aristogatti e Biancaneve, Mowgli de Il libro della giungla che si muove come Semola de La spada nella roccia, Baloo che condivide gli stessi passi di danza con Little John. Nei film dei Walt Disney Animation Studios accadeva spesso che personaggi diversi fossero animati con le stesse identiche movenze. Gli animatori dei vecchi lungometraggi ricorrevano al riutilizzo di scene tratte da film precedenti: ridisegnavano le sequenze adattandole ai nuovi personaggi, ma conservavano movimenti e strutture originali delle animazioni.
La pratica è diventata di pubblico dominio soprattutto negli ultimi anni grazie a internet, che ha permesso di accostare le scene dei vari film palesando le loro somiglianze, ma tra gli appassionati e gli addetti ai lavori era noto da tempo che lo studio riciclava il proprio materiale, a volte prendendolo anche dai cortometraggi.
Negli anni Sessanta e Settanta però questo uso si intensificò, diventando evidente, perché gli animatori iniziarono a prelevare scene da grandi classici Disney. È un aspetto spesso criticato dal pubblico, che associa a queste scorciatoie una sciatteria e noncuranza da parte dei realizzatori, rei di aver voluto soltanto risparmiare tempo e soldi a scapito della qualità. Ci sono però alcune precisazioni da fare e falsi miti da sfatare.
La scelta è da imputare principalmente a Wolfgang “Woolie” Reitherman, uno dei Nine Old Men, il gruppo di collaboratori più stretti e fidati di Walt Disney che, insieme a lui, realizzarono tutti i successi dello studio. Nato a Monaco, in Germania, nel 1909, ultimo di sette figli, e trasferitosi con la famiglia nel 1911 in America, Reitherman era un giovane appassionato di volo che scoprì di essere un discreto disegnatore al Pasadena Junior College. Uomo dal carattere audace, energico e temerario, fu anche pilota nella Seconda guerra mondiale compiendo missioni pericolose in Cina e India.
«Prendeva le decisioni di pancia, non era per niente intellettuale» disse di lui Glen Keane, animatore della generazione successiva che animò Ariel de La sirenetta, la Bestia e Tarzan. Burny Mattinson, regista de Il canto di Natale di Topolino e suo apprendista, aggiunse che «si faceva guidare dall’istinto e non faceva mai sgarrare la tabella di marcia». E, forse per questo, Walt Disney gli affidò la regia di molti film dello studio.
Reitherman era infatti un regista «economico», come si definì egli stesso: alla fine degli anni Cinquanta la produzione de La bella addormentata nel bosco sforò il budget, e i ricavi non furono all’altezza delle aspettative. Disney cercò di ridurre sempre di più i costi di produzione. Tom Sito, animatore di lungo corso, storico dell’animazione e professore universitario, conferma a Fumettologica che «Woolie riceveva molte pressioni dallo studio per abbattere i costi. Un animatore una volta ricordò che a ogni riunione Woolie diceva “Dobbiamo riuscire a produrre questi film spendendo meno soldi”».
A sinistra una scena da “La spada nella roccia”, a destra la stessa scena ne “Il libro della giungla”
Reitherman rispose a questa esigenza con storie che funzionavano su momenti di improvvisazione e gag, invece che su trame complicate che avevano bisogno di molto lavoro, di scrittura e di creazione di tante ambientazioni diverse. Con questo stile, Reitherman finì per segnare un ventennio di animazione Disney.
Nella biografia Vita di Walt Disney di Michael Barrier, l’animatore Bob Carlson ipotizzò che dietro la scelta di puntare su Reitherman da parte di Disney, poi proseguita dai suoi successori, ci fosse uno stile senza pretese: «Una volta mi trovavo in una stanza nella quale stava anche Walt, impegnato a discutere una serie di cose, e nel corso della conversazione cominciò a parlare di Woolie. Disse: “Ogni volta che voglio sapere cos’è che il pubblico pensa su un film che sto realizzando, chiedo a Woolie, perché in un certo senso è il ragazzo americano per antonomasia”».
Spesso si fa risalire il riutilizzo delle scene a una questione di costi ed efficienza. In realtà tenere le movenze di un personaggio cambiando del tutto la fisionomia dello stesso era un compito che richiedeva comunque l’impiego di animatori che ridisegnassero la sequenza. Certo, si poteva risparmiare tempo, perché l’azione era impostata e bastava disegnare quei movimenti su altri personaggi, ma non era comunque un processo automatico. È un po’ lo stesso fraintendimento che si crea quando si parla di personaggi digitali animati con la motion capture nei film dal vivo: ciò che un attore recita quando ha addosso la tuta e la telecamera non viene sovraimposto a un personaggio digitale, c’è bisogno che un animatore traduca quella performance sul personaggio.
In Robin Hood, per esempio, fu Don Bluth, futuro regista de Alla ricerca della valle incantata e Anastasia, ad animare la scena del ballo finale con Lady Marian. in cui le movenze di quest’ultima sono identiche a quelle di Biancaneve nella sequenza di danza con i sette nani nella capanna. Bluth raccontò la lavorazione della scena nell’autobiografia Somewhere Out There, in cui descrisse con che cura e attenzione maneggiasse i fogli della scena, un «sacro graal dell’animazione». Quando venne a saperlo, Milt Kahl, uno degli altri Nine Old Men, si imbufalì dicendo che «questo è barare».
In un’intervista del 1976, Kahl rincarò la dose affermando che «mi spezza il cuore vedere le animazioni di Biancaneve utilizzate ne Le avventure di Bianca e Bernie. Mi uccide e mi imbarazza fino alle lacrime». L’animatore raccontò con amarezza di un addetto stampa e fanatico dell’animazione che durante una festa organizzata per promuovere Robin Hood gli disse di aver riconosciuto proprio la scena di Lady Marian ripresa da Biancaneve e i sette nani. «Woolie è così, mi manda ai pazzi.»
Secondo Kahl, il riciclo delle animazioni non serviva a risparmiare soldi, ed egli stesso avrebbe preferito vedere sequenze nuove, «anche se sono amatoriali, almeno sono fresche e nuove». Inoltre, l’inserimento di frammenti del passato, spesso disegnati dai maestri di quest’arte, creava una disomogeneità perché «stavano in mezzo ad animazioni realizzate male e di cattivo gusto».
Anche l’animatore Floyd Norman, che lavorò a molti di quei film da giovane, spiegò che era una pratica tutt’altro che economica. «Quello era un vezzo tipico di Woolie» disse Norman. «Preferiva utilizzare dei momenti già consolidati che sapeva avrebbero funzionato. Voleva andare sul sicuro.»
Gary Trousdale, co-regista de La bella e la bestia, ha spiegato che in realtà utilizzare vecchie animazioni, ridisegnando i personaggi del film, permetteva di risparmiare un po’ di tempo, e quindi indirettamente anche soldi: ne La bella e la bestia l’ultima scena, in cui Belle e il principe danzano nella sala del castello, è ricalcata sul finale de La bella addormentata nel bosco. Quello de La bella e la bestia rappresenta un caso eccezionale, l’ultimo del suo genere, perché il riutilizzo delle animazioni era una pratica che aveva contraddistinto i film Disney degli anni Settanta ma era poi stata abbandonata a partire dagli anni Ottanta.
«Era l’ultimissima scena» ricorda a Fumettologica Sito, che lavorò alla pellicola. «Mancavano letteralmente due settimana alla proiezione d’anteprima e tutti se l’erano dimenticata. La maggior parte degli animatori stava già lavorando al film successivo, Aladdin, o era in vacanza.»
Così, l’assistente di produzione e animatore Steve Hickner (futuro co-regista de Il principe d’Egitto) ebbe l’idea di riutilizzare il finale de La bella addormentata. «Sapevamo che esisteva questo precedente» disse Trousdale. «Non c’era nessuno libero per animarla, allora prendemmo quella scena, la ricalibrammo e demmo istruzioni di ridisegnare Aurora come Belle e Filippo come il principe.»
I film degli anni Settanta sono quelli che più hanno rubato al catalogo del passato, ma quello più eclettico è La spada nella roccia, che contiene prelievi da molti lungometraggi e cortometraggi Disney, tra cui una sequenza abbastanza lunga tratta dal corto La verità su Mamma Oca, le cui animazioni dei due cavalieri che si affrontano in torneo sono riproposte uguali, solo con lo sfondo e qualche colore diverso.
La scena di “Bambi” riciclata in molti altri film Disney
Invece, la sequenza più riutilizzata in assoluto è un frammento di Bambi in cui il protagonista bruca dell’erba tra la neve insieme alla madre, poco prima che questa venga uccisa dal cacciatore. L’animazione dei due animali ricompare, opportunamente adattata, ne La spada nella roccia, Il libro della giungla, Le avventure di Bianca e Bernie e La bella e la bestia.
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