di
Giusi Fasano
Un grave lutto irrompe sul processo a Ciro Grillo: è morto il figlio di Marco Contu, il presidente del collegio che si sarebbe dovuto oggi riunire in camera di consiglio per la sentenza
DALLA NOSTRA INVIATA
TEMPIO PAUSANIA – Una tragedia irrompe nel processo a Ciro Grillo, per il quale era attesa oggi la sentenza. È morto il figlio di Marco Contu, il presidente del collegio.
La notizia è stata resa pubblica in aula, mentre si aspettava l’apertura dell’udienza. Saltano quindi le ultime repliche dei quattro imputati, in programma per oggi, e la camera di consiglio con la sentenza finale.
La Procura ha chiesto la condanna a 9 anni per Ciro Grillo, Francesco Corsiglia, Vittorio Lauria ed Edoardo Capitta.
Tutto rinviato al 22 settembre prossimo: per le repliche che mancano e per la cameradi consiglio con sentenza. La presidente del tribunale facente funzione, Adele Interlandi, avrebbe preferito «che si facesse domani» e ha fatto sapere che il presidente Contu sarebbe stato disponibile. Ma gli avvocati che dovrebbero discutere domani si sono rifiutati di farlo davanti a un padre a cui è morto il figlio. «Mi ha traumatizzato che una persono a cui è morto il figlio possa venire domani… è inaccettabile, impensabile. Esprimiamo al presidente la nostra vicinanza».
Il processo
La notizia è arrivata dopo che – nella giornata di ieri – Giulia Bongiorno, avvocata della giovane al centro del caso, le aveva detto al telefono: «Vorrei tanto venire in aula per la lettura della sentenza, è da sei anni che aspetto questo momento. Vorrei esserci ma non so…quel fatto mi ha cambiato la vita e tornare in Sardegna mi mette ansia».
Silvia, così l’abbiamo sempre chiamata, è la ragazza che sei anni fa mise la sua firma sotto pagine e pagine di verbali che descrivevano una violenza sessuale di gruppo. Raccontò che Ciro Grillo, il figlio del più famoso Beppe, fondatore del Movimento Cinque Stelle, aveva abusato di lei assieme a tre suoi amici genovesi: Edorardo Capitta, Vittorio Lauria e Franceso Corsiglia. Lo avevano fatto — così disse Silvia — la mattina del 17 luglio 2019 nella casa di vacanza della famiglia Grillo, a Cala di Volpe, in Costa Smeralda. E prima che lo facessero tutti e quattro assieme era stato Francesco Corsiglia a violentarla, da solo. Quella mattina con Silvia c’era la sua amica Roberta, e anche lei ha firmato una denuncia, perché mentre si indagava sulla presunta violenza di Silvia si scoprirono immagini che la riguardavano: tre dei ragazzi avevano scattato foto a sfondo sessuale accanto a lei che dormiva.
Quasi tre anni di inchiesta e altrettanti di processo che avrebbero dovuto portare, oggi, alla sentenza.
Nel finale delle sue repliche, ieri, il pm Gregorio Capasso aveva confermato le richieste della requisitoria: a ciascuno 9 anni di reclusione. «La ragazza fin da subito, dopo la violenza, fa i nomi di tutti — ha detto il procuratore capo —. Sente dire a uno di loro: “Prendila, adesso tocca a me”».
Per le controrepliche si è presa la scena l’avvocata Bongiorno: «La vita della ragazza non solo è stata radiografata ma è stata fatta una tac con tanto di mezzo di contrasto», ha esordito. «E dopo che si è scavato, scavato, scavato non si è trovato nulla». Oppure: «L’unico impegno della mia assistita è stato sopravvivere». E ancora: «Non è una ninfomane, non è una disagiata, non è una maga Circe che ammalia i suoi uomini e li trasforma, anziché in animali in imputati, con le sue denunce. È una ragazza che è stata umiliata e massacrata e, anziché scappare via con il suo dolore, come fanno molte, ha scelto di denunciare». E infine: «È chiarissima la concezione delle donne che questi ragazzi hanno più volte espresso e che cozza con la versione data dai loro difensori di ragazzi rispettosi della figura femminile. Le ragazze vengono sempre apostrofate come tr… e cagne, come hanno fatto più volte con la mia assistita».
Anche per Fiammetta Di Stefano, legale di Roberta assieme a Vinicio Nardo, «è chiaro il clima sessualmente predatorio presente nella stanza in cui dormiva la mia assistita. E questo si evince dal tono dei messaggi che i quattro si sono scambiati dopo quella mattina».
Per Gennaro Velle, difensore di Francesco Corsiglia, il suo assistito «va assolto perché abbiamo dimostrato che è innocente». E riferendosi alle parole della parte civile secondo cui la ragazza non sarebbe riuscita a scappare, Ernesto Monteverde, uno dei legali di Edoardo Capitta, ha invece replicato dicendo che «se lei avesse voluto avrebbe potuto farlo, siamo all’interno di un appartamento, in mezzo a un comprensorio pieno di persone. Allora urli, scappi».
Uno degli avvocati di Ciro Grillo, suo cugino Enrico Grillo, ha contato e messo in luce «387 criticità di Silvia tra contraddizioni e non ricordo. Per ogni anno di carcere chiesto dall’accusa sono cinquanta», ha detto. «Tanti, tantissimi. Come possiamo dire che è attendibile? E poi alcuni testimoni amici della vittima hanno detto troppi “non ricordo”. In questo processo abbiamo visto campioni mondiali dei non ricordo».
Questione di attendibilità. Ma per sapere chi sarà stato creduto occorrerà aspettare ancora.
Articolo in aggiornamento…
3 settembre 2025 ( modifica il 3 settembre 2025 | 10:46)
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