L’American College of Cardiology (ACC) ha pubblicato sul Journal of the American College of Cardiology nuove raccomandazioni che inseriscono la vaccinazione contro influenza, pneumococco, COVID-19, RSV e zoster nella pratica clinica cardiologica di routine.
Per la prima volta il documento invita i cardiologi a considerare le vaccinazioni al pari di farmaci e controlli, trasformando la visita in un’occasione di prevenzione completa. Le indicazioni si allineano a quelle dell’Advisory Committee on Immunization Practices (ACIP) dei CDC, aggiornate a maggio.
Tra le raccomandazioni:
• Influenza: vaccinazione annuale, preferibilmente ad alta dose, ricombinante o adiuvata negli anziani;
• Pneumococco: una somministrazione di PCV20 o PCV21 dai 19 anni, anche in concomitanza con altri vaccini;
• COVID-19: ciclo primario a due dosi e richiami periodici (almeno uno
• RSV: raccomandato dai 60 anni;
• Zoster: due dosi a partire dai 50 anni.
Il documento ribadisce inoltre l’importanza delle vaccinazioni di base (morbillo, parotite, rosolia, poliomielite) per chi non le ha ricevute da bambino e affronta il problema della disinformazione vaccinale: i rischi legati ai vaccini, sottolineano gli autori, sono minimi rispetto alle complicanze delle infezioni respiratorie, che nei cardiopatici possono aggravare la malattia e aumentare mortalità e ospedalizzazioni.
«Era necessaria una guida clinica aggiuntiva per i cardiologi – ha dichiarato Paul A. Heidenreich, Stanford University – per sottolineare che le vaccinazioni possono essere somministrate anche in clinica cardiologica, senza rimandare al medico di base».
Con queste nuove linee guida, l’ACC mira a rendere l’ambulatorio cardiologico un punto di prevenzione a 360°, aumentando la copertura vaccinale nei pazienti più fragili.