Un nuovo studio del Cnr pubblicato su Physical Review Research mostra che l’intervallo ottimale tra prima e seconda dose dipende dalle risorse disponibili e può determinare la soglia epidemica, fino in alcuni casi a sopprimere del tutto la diffusione del contagio.

Lo studio condotto dal Consiglio nazionale delle ricerche con l’Istituto dei sistemi complessi (Cnr-Isc) e l’Istituto per le applicazioni del calcolo (Cnr-Iac), ha utilizzato un approccio matematico per analizzare diversi scenari di distribuzione delle dosi e valutare l’impatto delle diverse strategie a livello di popolazione.

I risultati mostrano come, in situazioni di risorse limitate, conviene dare priorità alla prima dose, così da aumentare rapidamente la copertura iniziale. Invece, in contesti con maggiore disponibilità di dosi, invece, diventa vantaggioso iniziare a somministrare anche le seconde dosi, bilanciando l’attesa di chi non ha ancora ricevuto la prima.

Lo studio identifica anche il punto in cui al variare delle risorse disponibili c’è la transizione tra i due regimi ottimali e diventa vantaggioso somministrare parallelamente le seconde dosi. “Una corretta strategia ha l’effetto di spostare la soglia epidemica e dunque in alcune circostanze può perfino sopprimere del tutto epidemie che, con una pianificazione sub-ottimale, sarebbero invece esplose”, aggiunge Colaiori.

Un punto chiave messo in evidenza dai ricercatori è la distinzione tra il beneficio individuale e quello collettivo. L’intervallo ottimale per il singolo – quello che massimizza la sua risposta immunitaria – potrebbe infatti non coincidere con la strategia più efficace per contenere il contagio a livello sociale.

Il dibattito non è solo teorico. Durante la pandemia di Covid-19, molti Paesi si sono trovati ad affrontare questo dilemma. Alcuni governi hanno scelto di prolungare l’intervallo tra le dosi, privilegiando la somministrazione della prima a più persone possibile, seguendo le raccomandazioni del Joint Committee on Vaccination and Immunisation (JCVI). L’obiettivo era ridurre rapidamente il numero di individui totalmente privi di immunità vaccinale, abbattendo così i rischi di malattia grave e di sovraccarico ospedaliero nel breve periodo. Altri Paesi, invece, hanno mantenuto gli intervalli raccomandati inizialmente dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), che suggerivano una distanza minore tra le due dosi.

Secondo i ricercatori, esiste un vero e proprio punto di transizione tra i due regimi ottimali: al crescere delle risorse, diventa progressivamente più utile somministrare parallelamente prime e seconde dosi. Una corretta pianificazione può addirittura spostare la soglia epidemica e, in alcune circostanze, sopprimere del tutto epidemie che con strategie meno efficaci sarebbero invece esplose.

“I risultati mostrano che, quando le risorse sono scarse e i tempi di attesa per le dosi sono lunghi, l’approccio più efficace è dare priorità assoluta alla prima dose, così da aumentare rapidamente la copertura vaccinale iniziale”, afferma Francesca Colaiori, ricercatrice del Cnr-Isc. “Al contrario, in presenza di un tasso di vaccinazione più elevato e di una maggiore disponibilità di dosi, è vantaggioso cominciare a somministrare anche seconde dosi mentre ancora una parte della popolazione è in attesa della prima, con una priorità relativa che dipende dalle risorse disponibili”.

Lo studio del Cnr mette in luce come la flessibilità e l’adattamento delle strategie vaccinali al contesto epidemiologico e alle risorse disponibili possano fare la differenza. Una corretta gestione degli intervalli di somministrazione, oltre a garantire protezione individuale, può diventare uno strumento chiave per il controllo delle epidemie a livello globale.