L’ex difensore azzurro, ora all’Al Hilal: “Io e Simone parliamo tanto in italiano. Del calcio in Arabia si ha una percezione distorta. Con la mia Academy voglio restituire qualcosa al Senegal e all’Africa”

3 settembre – 11:53 – MILANO

Ogni mattina, in Africa, come sorge il sole, un leone che di nome fa Kalidou Koulibaly sa che deve correre per non deludere se stesso. “Ho avuto tanto dal Senegal, è arrivato il momento di restituire”. La sua Africa è l’universo in cui lasciare qualcosa di sé, per gli altri, è un’Academy che è stata inaugurata domenica, è un ospedale pediatrico che sorgerà quando le insidie d’un percorso chiaramente complesso verranno dribblate: ma ora, alla Mbarody Football Club c’è l’aria festosa che sprigiona quella beata gioventù alla quale KK vuol concedere la metà del suo cuore, e intorno la piacevolezza di infilare in una chiacchierata (con il suo fluente italiano), tutto ciò che sa di calcio, e cioè il Napoli, la Champions, il campionato, De Bruyne, Modric, Osimhen, Inzaghi, l’Al Hilal, (ahinoi) il razzismo, e però il sogno. È il ruggito di un dolcissimo leone. 

Koulibaly, ce l’ha fatta… 

“Quando sono venuto in Arabia Saudita, ho pensato soprattutto alla possibilità di investire per regalare al Senegal e all’Africa qualcosa di ciò che ho ricevuto. L’Academy è stata il desiderio di sempre mio e di mio fratello Amadou, era un anno e mezzo che volevamo questo momento”. 

E ora con orgoglio guardate avanti. 

“Speriamo di poter rappresentare la locomotiva del futuro. Abbiamo visto tremila ragazzi, siamo stati in 18 città, arrivando sino in Gambia. Ne abbiamo scelti sedici, ora cerchiamo tre portieri. All’inaugurazione, dove è intervenuto il vice presidente della Federazione che ci sta vicina, i genitori dei fanciulli erano commossi. Noi offriamo alloggi, vestiti, le lezioni a scuola, controlli medici e in cambio chiediamo solo rispetto tra di loro e con noi. È un progetto senza limiti sociali e sportivi. Questa è terra di giovani che vogliamo diventino uomini con la U maiuscola. Dei piccoli leoni, perché Mbarody questo vuol dire in Wolof”. 

Ha portato con sé, dall’Arabia, Olivier Rousset. 

“Ha allenato ovunque — Algeria, Costa d’Avorio, Vietnam — e ha creduto in me”. 

Non le sfugge nulla del suo calcio. 

“Amo tutti i club che mi hanno accolto e regalato soddisfazioni ma Napoli di più, ha un posto speciale per me. Sono felicissimo per i due scudetti, testimoniano la capacità della società nel restare tra le grandi. E penso che pure quest’anno possa farcela, De Laurentiis e Conte hanno posto le condizioni per riprovarci e riuscirci. Certo, le avversarie non mancano, c’è l’Inter, poi anche il Milan e la Juventus, ma se prendi una leggenda del calcio come De Bruyne, vuol dire che hai intenzioni grossissime”. 

È allenato da Inzaghi e vi tocca chiacchierare anche di Napoli-Inter. 

“Lui sa che tifo Napoli, ovviamente. Persona splendida e allenatore di livello, con la storia che lo racconta in pieno con le due finali di Champions e uno scudetto con l’Inter, con ciò che ha realizzato alla Lazio. Parliamo tanto, ovviamente in italiano. E ha uno staff preparatissimo, mi trovo benissimo”. 

Koulibaly, non pensa di aver lasciato troppo presto l’Europa. 

“Non ho rimorsi per la mia carriera e sono soddisfatto di essere venuto in Arabia Saudita. All’estero c’è una percezione sbagliata su questo calcio. Al Mondiale per Club, abbiamo fatto bella figura e Inzaghi m’è parso contento delle nostre prestazioni”. 

È tornato Albiol, in Italia. 

“Mi ha reso il calciatore che sono e non smetterò mai di dirgli grazie, di volergli bene. Un professionista esemplare”. 

E al Milan, come sa, è arrivato Modric, che è stato suo avversario in Champions League. 

“Giocatore sublime. Ha vinto tutto, con lui e con De Bruyne siamo in presenza di eccellenze internazionali che renderanno più piacevoli le partite. Questi sono protagonisti che incidono”. 

Avrebbe potuto giocare con Osimhen. 

“C’è stato modo di sentirci, gli ho illustrato con franchezza la nostra realtà in Arabia Saudita, gli ho spiegato che c’è una visione limitata o distorta del nostro torneo, dove ci sono giocatori di spessore, da Cristiano Ronaldo in giù. Mi ha spiegato che Istanbul ha accolto con entusiasmo lui e la sua famiglia, che ci sono ambizioni forti. Ha fatto la sua scelta. Gli auguro il meglio”. 

Le sue battaglie contro il razzismo hanno lasciato il segno. 

“Prego affinché il fenomeno sparisca del tutto. È una malattia che va combattuta assieme. Mi pare che ci siano sempre meno episodi e dunque che siano stati fatti passi in avanti. Ho avuto modo di giocare in Premier, niente; qui in Arabia Saudita, niente. La gente deve capire che il calcio è amore non odio”. 

Sta studiando alla Luiss, corso in sport-management, ma ha deciso cosa farà quando smetterà? 

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“Resto nel calcio, sicuramente. Non so per cosa studierò, allenatore o manager, ma non lascio il mio mondo. E però adesso sono assorbito completamente dalla Academy”.