Il progetto dell’ostetrica Alessandra Bellasio consente, non solo di fare una ricerca per area geografica e per i servizi offerti, ma anche leggere le esperienze di altre neomamme

Come si sceglie il punto nascita dove partorire? E, soprattutto, come essere sicuri che la struttura offra tutti quei servizi che la mamma desidera al momento del parto? Reperire le informazioni potrebbe diventare più semplice, grazie a BestBirth.it, la prima piattaforma italiana, completamente gratuita, che raccoglie recensioni dettagliate e validate sui punti nascita, basate sulle esperienze autentiche di chi ha già partorito. Il progetto è un’idea di Alessandra Bellasio, ostetrica e divulgatrice sanitaria

Com’è nato BestBirth.it?

«È un progetto che nasce da una mia necessità di dare risposte a delle domande che da una vita mi vengono fatte rispetto al luogo del parto. Dati oggettivi sugli ospedali sono davvero difficili da reperire, perché ad oggi, prima di BestBirth.it, non esisteva una piattaforma in Italia che permetteva di selezionare un punto nascita sulla base dei servizi che offre, per esempio epidurale h24 oppure epidurale garantita ma non sempre disponibile, parto in acqua, taglio cesareo su richiesta, taglio cesareo dolce, assistenza dell’accompagnatore per tutto il travaglio».

Le informazioni su quali ospedali sono?

«Su tutti: pubblici, privati e convenzionati. Sono circa 400 punti nascita».

Gli ospedali privati di solito forniscono indicazioni sui servizi a disposizione delle partorienti?

«In realtà anche il pubblico con la Carta dei Servizi, però il problema è che te li devi cercare uno per uno e non sempre sono disponibili. Spesso l’ospedale ti dice di avere un certo tipo di servizio, lo offre ma poi nel concreto non è praticato. Un esempio è la vasca per il parto. Ci sono ospedali dotati di vasca, che gestiscono 2000 parti l’anno e che, però, la usano per 50 parti, non perché non venga richiesta, ma perché non hanno personale a sufficienza per coprire l’assistenza in vasca, che richiede due ostetriche invece di una. Quindi, non è solo questione di avere una dotazione strutturale».

Quale altro parametro sarà prezioso per scegliere il proprio punto nascita?

«Le percentuali di episiotomie, che si basano sui dati raccolti dall’Istat e da tutti gli organi competenti. Sappiamo che l’episiotomia è qualcosa che dovrebbe essere assolutamente limitata ai casi di reale necessità e una percentuale inferiore al 5% denota un buon uso di questa tecnica. Tutte queste caratteristiche adesso saranno identificabili chiaramente in una scheda ospedale».



















































Oltre ai servizi, esiste poi una parte sulla qualità dell’assistenza?

«La mamma che ha partorito di recente può lasciare una recensione, ma a definire tutti gli elementi di cui abbiamo appena parlato è un questionario guidato, che va a indagare su tutta una serie di domande. Quindi avremo delle schede ospedale, che automaticamente vengono compilate in tutti i loro indicatori dalle risposte delle pazienti statisticamente significative».

Come funziona?

«Per esempio, la qualità dell’assistenza al parto viene valutata da 1 a 5 per quello che le mamme hanno percepito; la qualità del supporto all’allattamento sempre da 1 a 5. L’epidurale h24 è vero che è disponibile? Per scoprirlo non vai a vedere la Carta dei Servizi, ma l’analisi statistica di tutte recensioni ti dice se è disponibile o no e che in percentuale dei casi viene fornita».

È una sorta di TripAdvisor dei punti nascita?

«È innovativo, perché in Italia non esisteva nulla di simile e la sanità non è abituata a essere valutata, soprattutto nel pubblico. Esistono già dei siti che recensiscono gli ospedali. Sono poco conosciuti, ma soprattutto analizzano la struttura nel complesso; quindi, è difficile raggiungere le informazioni che ti interessano, perché magari c’è un ospedale che ha un reparto di ostetricia che lavora benissimo, ma la pneumologia che invece va male».

Le donne hanno un nuovo e potente mezzo di comunicazione, ma gli ospedali come hanno reagito?

«Al momento c’è il silenzio. Ho ricevuto una critica, da parte di una ginecologa, che ha messo un po’ in discussione il fatto di essere giudicati».

Come avviene il controllo delle recensione?

«Quando la persona decide di lasciare una recensione, deve inserire il suo nome e cognome, che non viene pubblicato. Oltre a questo, riceve un codice OTP di verifica. È un sistema a prova di falso. Per quanto riguarda tutto l’aspetto di tutela e diffamazione, le recensioni vengono moderate una a una; quindi, qualora contenessero informazioni offensive o che possano ledere la dignità professionale o personale verranno eliminate».

I medici possono stare tranquilli, nessun attacco diretto?

«Certamente no, l’obiettivo non è mettere alla gogna i medici, ma al contrario creare una comunicazione tra le parti. Credo sia fondamentale che le strutture ospedaliere possano guardarsi allo specchio, e vedere con sincerità ciò che a volte, dall’interno, è diventato routine. Alcune pratiche, pur nate con le migliori intenzioni, possono essere percepite da chi partorisce come fredde, distanti o poco rispettose. Solo dando spazio alle esperienze reali delle persone possiamo riconoscere eventuali aree critiche e promuovere un cambiamento positivo».

All’interno del questionario è presente una sezione dedicata all’eventuale rilevazione di episodi traumatici vissuti dalle pazienti?

«Sì, ci sono due domande specifiche. Una chiede se la persona riconosce di aver vissuto degli episodi che possono rientrare in quella che può essere la definizione di violenza ostetrica. Si può rispondere sì, no oppure non ne sono sicura. Nella seconda si chiede se la persona pensa di aver bisogno, o l’ha fatto, di rielaborare l’esperienza con un professionista. Queste domande sono cruciali, con le percentuali che abbiamo di violenza ostetrica negli ospedali italiani. In questo modo avremo non solo un dato generale globale dell’Italia, ma avremo una percentuale di episodi per ospedale».

Sarà una fotografia che farà “tremare” molte strutture?

«Siamo in contatto con l’Osservatorio per la violenza ostetrica in Italia, perché vogliamo agire nel modo più possibile istituzionale: è un tema molto delicato. Non vogliamo mettere in croce nessuno, ma portare al risveglio delle coscienze; quindi, mi auguro che gli ospedali riescano a mettersi in discussione rispetto al loro operato e alla necessità di fare formazione ai sanitari. Se il personale non è adeguatamente formato, non possiamo aspettarci che sia sempre l’intelligenza del singolo a fare la differenza».

Cosa potranno fare gli utenti su BestBirth.it

3 settembre 2025