Ci sono film che nascono con una promessa e si trasformano in un dono. Duse, il nuovo lavoro di Pietro Marcello presentato in concorso al Festival di Venezia 2025, è uno di questi. Non è ancora iniziata la conferenza stampa e Valeria Bruni Tedeschi ha già gli occhi lucidi. Si copre il volto con le mani, quasi incredula, come se non fosse pronta a ricevere un’ondata di emozione così immediata. Dal 18 settembre nelle sale con Piper Films, Duse porta sul grande schermo la figura di Eleonora Duse, attrice che rivoluzionò il teatro tra Ottocento e Novecento, amata e criticata, venerata e contestata, fragile e potentissima. Pietro Marcello non ne fa un biopic tradizionale, ma un omaggio al suo spirito, al suo tempo e, soprattutto, alla sua fragilità. «Ho pensato a Valeria (Bruni Tedeschi, che interpreta l’attrice protagonista ndr.) fin dall’inizio – racconta il regista. Non c’è stato casting, era un ruolo scritto per lei. L’abbiamo realizzato in uno stato di grazia, con un’improvvisazione continua, una libertà che ha mandato in manicomio la produzione».
Eleonora Duse e Valeria Bruni Tedeschi
Se Marcello ha scelto la Duse, Bruni Tedeschi sembra essersi lasciata scegliere da lei. L’attrice non interpreta, ma convoca. «Ho chiesto a Eleonora di accompagnarmi, di starmi vicina, di volermi bene», confessa. «È un lavoro che faccio spesso con i morti. Ho chiamato anche la mia coach, scomparsa quindici anni fa. Ho avuto bisogno del loro aiuto». L’approccio è quasi medianico: «Organizzavo delle riunioni nella mia stanza con lei. Non volevo imitarla, ma diventare sua amica, trovare una connessione intima. Lei piangeva, io piango. In un mondo che celebra solo i vincenti, mi sembrava importante raccontare la sua fragilità».
Il rapporto con il fascismo
In scena nel film anche il controverso rapporto tra l’attrice teatrale, Mussolini e l’amante Gabriele D’Annunzio, con cui Duse aveva costruito negli anni un rapporto d’amore e d’arte. «Il fascismo – spiega il regista – si è appropriato della sua immagine come fece con il Milite Ignoto. Il potere è stato sempre attratto dagli artisti». Per Valeria Bruni Tedeschi, invece, «la Duse non era perfetta, ha commesso errori, come quello di credere di poter usare Mussolini per ottenere un teatro. Pensava di opporsi alla brutalità del fascismo e invece si è lasciata ingannare. Non giudico: tutti possiamo sbagliare. La sua umanità mi tocca perché non voleva essere una star, come me. Cercava solo di migliorarsi come persona, e questo è il cuore della sua grandezza». Sul rapporto con Gabriele D’Annunzio, interpretato da Fausto Russo Alesi, l’attrice non ha dubbi: «Era un legame doloroso, ma profondo. Anche nella mia vita molti rapporti con gli uomini sono andati storti, eppure con alcuni sono rimasta amica. Ho riconosciuto quel tipo di amore complicato».
Accanto a lei, Noémie Merlant che interpreta la figlia Enrichetta, avuta con Tebaldo Cecchi, attore nella sua compagnia, con cui l’attrice teatrale non è mai riuscita a costruire un rapporto solido. QUetsa ha creato un altro punto di contatto con la storia di Valeria Bruni Tedeschi: «La famiglia può essere un luogo molto violento, teatro di guerre personali. La Duse non è mai riuscita a trovare il linguaggio giusto per parlare con la figlia, mentre riesce a costruire scambi bellissimi con altre donne che la circondano. La conosco bene questa differenza che esiste tra i rapporti familiari e quelli senza legame di sangue». Fanni Wrochna veste i panni della sempre presente assistente di Eleonora Duse: «Ho fatto sei anni di provini andati male. Poi Pietro (Marcello, il regista, ndr.) mi ha accolto. Interpretare una figura che aveva accompagnato Duse nell’ombra, restituirle visibilità, è stato il regalo più grande della mia vita».