di
Stefano Montefiori
Merz: «Riconoscimento non a breve». E Trump irride il presidente francese: «Quel che dice non conta nulla»
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
PARIGI – «La catastrofe umanitaria alla quale stiamo assistendo a Gaza deve finire immediatamente», dicono i tre leader di Francia, Germania e Regno Unito in una dichiarazione congiunta diffusa dopo la telefonata «in urgenza» di ieri tra Emmanuel Macron, Friedrich Merz e Keir Starmer.
Ma non è chiaro come questo possa accadere, visto che per il momento tutte le iniziative diplomatiche non solo europee si scontrano con l’intransigenza di Israele e dell’alleato americano. Macron, Merz e Starmer rinnovano l’appello a un «cessate il fuoco immediato» e alla «liberazione immediata e incondizionata di tutti gli ostaggi detenuti da Hamas dal 7 ottobre 2023».
Chiedono poi a Israele di «togliere immediatamente qualsiasi restrizione all’arrivo degli aiuti umanitari agli abitanti di Gaza», definendo «inaccettabile» lo stop a viveri e medicinali. Le loro parole sembrano però destinate almeno per il momento ad avere un valore simbolico, una testimonianza necessaria da un punto di vista politico e morale ma priva di effetti concreti.
E infatti il presidente americano Donald Trump, dopo il «non capisce niente» del vertice G7 in Canada a giugno, di nuovo ieri non è riuscito a trattenere i toni irridenti nei confronti di Macron, che giovedì aveva annunciato il prossimo riconoscimento, all’Assemblea dell’Onu a settembre, dello Stato palestinese da parte della Francia, primo Paese del G7 a prendere questa iniziativa.
«È un tipo fatto a modo suo, gioca di squadra, è ok — ha detto Trump a proposito di Macron —. Ma ecco la buona notizia: quel che dice non conta nulla. Ha fatto una dichiarazione (sullo Stato palestinese, ndr). È un bravo ragazzo, mi piace, ma la sua dichiarazione non ha peso».
La Francia organizza assieme all’Arabia Saudita una conferenza internazionale per rilanciare la «soluzione a due Stati», evento già programmato a giugno ma rinviato quando Israele e poi gli Stati Uniti hanno attaccato l’Iran. Macron evoca lo Stato palestinese per dare forza a questa iniziativa e per dare l’impressione di fare qualcosa, almeno dal punto di vista simbolico, per fermare i massacri a Gaza e per rispondere all’emergenza umanitaria. Il Programma alimentare mondiale (Pam) ha stimato ieri che circa una persona su tre a Gaza non mangia da molti giorni , «la denutrizione è in forte aumento e 90 mila donne e bambini hanno bisogno di un intervento urgente».
Macron spera di trascinare dietro di sé certo non gli Stati Uniti ma qualche altro Paese europeo di peso. Per il momento però anche gli alleati più stretti hanno reagito con prudenza. Il portavoce del governo tedesco, Stefan Kornelius, ha precisato in un comunicato che «la Germania non prevede di riconoscere uno Stato palestinese a breve termine, continuiamo a considerare questo riconoscimento come una delle ultime tappe verso la soluzione a due Stati».
E il premier britannico Keir Starmer, leader dell’altro Paese del formato negoziale E3, ha ribadito ieri che il riconoscimento «deve essere uno dei passi» verso una «pace duratura all’interno di un piano più globale», nonostante un terzo dei deputati britannici lo abbiano esortato a riconoscere la Palestina sull’esempio di quanto annunciato da Macron.
Anche l’Italia frena, con il ministro degli Affari esteri e vicepremier Antonio Tajani che dice «l’Italia è per la soluzione due popoli e due Stati ma il riconoscimento del nuovo Stato palestinese deve avvenire in contemporanea con il riconoscimento da parte loro dello Stato di Israele».
25 luglio 2025
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