La sentenza è del tribunale di Catanzaro e stabilisce che  anche i messaggi scambiati tra coniugi possono assumere valore legale nelle cause di divorzio o separazione. La decisione, come riporta Il Messaggero e rilanciata anche dal Tg1, segna un precedente importante, perché riconosce efficacia vincolante agli accordi presi via chat.

Secondo quanto stabilito dal Tribunale, non solo i documenti ufficiali ma anche i contenuti scritti in chat – ad esempio su WhatsApp – possono incidere nelle decisioni del giudice, purché non lesivi dell’ordine pubblico o dei diritti dei figli. Un semplice screenshot può dunque trasformarsi in “prova scritta”, in grado di modificare le sorti di un contenzioso sulla spartizione dei beni o sulle responsabilità familiari.

Il procedimento in questione ha visto protagonisti due ex coniugi. In una conversazione privata, l’uomo si era impegnato a pagare interamente il mutuo della casa familiare, mentre la donna aveva dichiarato di rinunciare all’assegno di mantenimento. In base a questo scambio, i giudici hanno revocato un decreto ingiuntivo da quasi 21 mila euro che l’ex marito aveva ottenuto, chiedendo alla donna il rimborso del 50% delle rate.

ìCome riportano le testate, la Corte ha ritenuto valido l’accordo informale, pur privo dell’omologa del giudice, in quanto espressione di un “principio di prova scritta”. Inoltre, vista la situazione di forte tensione tra le parti, i magistrati hanno riconosciuto l’“impossibilità morale” di formalizzare su carta quell’intesa.

Una decisione che, sottolineano Il Messaggero e il Tg1, potrebbe aprire la strada a un utilizzo sempre più frequente dei messaggi privati come elemento determinante nelle cause di separazione e divorzio.