di
Leonard Berberi

La compagnia irlandese toglie un milione di posti sui voli nei prossimi mesi e chiude alcune basi. L’accusa della società di gestione Aena: «Distorce la realtà»

Scoppia la lite tra Ryanair, la più grande compagnia low cost d’Europa, e Aena, la società che gestisce quasi tutti gli scali della Spagna. Con minacce e accuse, nemmeno tanto velate. Che ufficialmente vedono al centro della contesa le tasse aeroportuali. Ma nella realtà riguardano gli incentivi per l’attività volativa erogati per lo sviluppo del traffico, centinaia di milioni di euro ogni anno, spiegano al Corriere fonti industriali a conoscenza delle discussioni.

Meno posti in vendita

Ryanair ha annunciato la riduzione di migliaia di voli e il taglio di un milione di posti in Spagna durante la stagione invernale (che inizia a fine ottobre di quest’anno e terminerà gli ultimi giorni di marzo del 2026). Una sforbiciata che si aggiunge agli 800 mila sedili già tolti dalle vendite nella finestra estiva, quella di picco. 



















































Le basi chiuse

Non solo. La low cost ha anche deciso di tenere chiuse le basi di Valladolid, in Castiglia e Leon, e di Jerez, in Andalusia. Quella di Santiago, in Galizia, verrà soppressa del tutto, con la cancellazione di tutti i voli diretti a Vigo e a Tenerife nord, alle Canarie. Ad annunciarlo è stato Eddie Wilson, amministratore delegato di Ryanair, la compagnia principale del gruppo omonimo che comprende anche Malta Air, Lauda e Buzz. Tagli significativi sono previsti anche nelle Asturie, Santander e Saragozza e nel resto dell’arcipelago delle Canarie.  

Le ragioni

Il motivo? La causa principale, a sentire Wilson, è la solita: le «tasse aeroportuali eccessive e poco competitive» imposte dall’ente spagnolo di gestione aeroportuale Aena. Una riduzione non indolore per la low cost: la Spagna è il secondo mercato del gruppo per ricavi, con 2,48 miliardi di euro di fatturato registrato nei dodici mesi dell’esercizio 2025 (aprile 2024-marzo 2025), stando ai bilanci depositati.

La reazione

A Wilson replica a stretto giro — e a muso duro — il presidente e ceo di Aena, Maurici Lucena, che accusa Ryanair di mettere in atto una «strategia di estorsione» e di esercitare «una costante pressione pubblica sui governi centrali e regionali al fine di ottenere benefici economici a breve termine a spese dei contribuenti e della sostenibilità a lungo termine del sistema aeroportuale». 

«Tasse stabilite dalla legge»

Lucena sostiene anche la compagnia «distorce la realtà», spiegando che «la fissazione delle tasse aeroportuali di Aena non risponde a nessuna decisione capricciosa di questa società». «Contrariamente a quanto sostiene Ryanair, né il governo spagnolo né Aena possono modificare a loro piacimento le tasse aeroportuali definite dalla legge», attacca il manager. E la low cost «sa perfettamente tutto questo, ma con le sue dichiarazioni pubbliche ingannevoli cerca di confondere l’opinione pubblica per favorire i propri interessi». Aena spiega che l’aumento della tassa aeroportuale è di 0,68 euro per passeggero.

Le trattative

Questa frizione, spiegano le fonti industriali, rientra nella nuova strategia di Ryanair che punta a rinegoziare alcuni accordi e a rivederne altri per ridurre ulteriormente i costi operativi. In Italia, per esempio, in attesa di firmare l’accordo commerciale nuovo con Sacbo (la società che gestisce lo scalo di Bergamo-Orio al Serio) ha ridotto l’offerta — come ha raccontato il Corriere — e sposta gli aerei nelle Regioni che hanno abolito l’addizionale comunale, creando non pochi grattacapi proprio agli aeroporti limitrofi che invece l’addizionale devono ancora chiederla.

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3 settembre 2025