Negli Stati Uniti e nel Regno Unito, la figura dell’infermiere di pratica avanzata (Advanced Practice Nurse – APN) è da anni una realtà consolidata, capace di rispondere alla crescente domanda di salute con competenze cliniche estese, autonomia decisionale e un ruolo centrale nei percorsi assistenziali. In Italia, invece, la discussione è ancora aperta: la normativa riconosce l’importanza delle competenze avanzate, ma il modello organizzativo e le tutele giuridiche restano in fase di definizione. Il dibattito si intreccia con il tema della carenza di personale e con la necessità di rendere più sostenibile il Servizio Sanitario Nazionale (SSN). L’infermiere di pratica avanzata, inserito in modo strutturale, potrebbe rappresentare una risorsa preziosa non solo per alleggerire la pressione sui medici, ma anche per migliorare la presa in carico del paziente cronico e la continuità delle cure.


L’esperienza internazionale: modelli consolidati
infermiere pratica avanzata



Nei Paesi anglosassoni il ruolo dell’APN è parte integrante dei sistemi sanitari.

Nel Regno Unito, i Nurse Practitioners operano in autonomia in diversi setting, dalle cure primarie ai reparti specialistici. Possono prescrivere farmaci, richiedere esami diagnostici e svolgere attività di triage avanzato. Il loro contributo è stato riconosciuto come determinante per ridurre le liste d’attesa e garantire tempi più rapidi di accesso alle cure.

Negli Stati Uniti, la figura dell’APN si articola in sottospecializzazioni (Family Nurse Practitioner, Acute Care Nurse Practitioner, Clinical Nurse Specialist, Nurse Anesthetist). Gli APN hanno un’ampia autonomia clinica e decisionale, in alcuni Stati pari a quella del medico, con la possibilità di gestire diagnosi e trattamenti in piena indipendenza.

Questi modelli hanno mostrato vantaggi significativi:

  • riduzione dei tempi di attesa per le visite
  • maggiore accesso alle cure primarie nelle aree rurali o periferiche
  • soddisfazione elevata dei pazienti, grazie a una presa in carico più personalizzata


La situazione in Italia

In Italia, la normativa ha introdotto il concetto di “competenze avanzate” (Legge 43/2006, DM 739/1994, Legge 3/2018), ma senza definire un vero e proprio profilo di infermiere di pratica avanzata. Alcune Regioni hanno sperimentato percorsi specifici, soprattutto nell’area dell’urgenza-emergenza, della terapia intensiva e della cronicità, ma manca un riconoscimento uniforme a livello nazionale.

Attualmente:

  • esistono master universitari di primo e secondo livello dedicati alle competenze avanzate
  • alcune aziende sanitarie hanno attivato progetti pilota per APN in setting specialistici
  • tuttavia, non vi è un inquadramento contrattuale e normativo chiaro che distingua l’infermiere di pratica avanzata dal professionista con competenze cliniche avanzate

Questo genera una discrepanza tra formazione e pratica, con professionisti altamente qualificati ma privi di un riconoscimento formale e retributivo.


Vantaggi potenziali e criticità

L’introduzione sistematica della figura dell’APN in Italia potrebbe portare benefici tangibili:

  • rafforzare l’assistenza territoriale, soprattutto nella gestione dei pazienti cronici
  • ridurre i tempi di accesso in pronto soccorso e ambulatori
  • alleggerire il carico dei medici, concentrandoli sui casi più complessi
  • valorizzare la professione infermieristica, con percorsi di carriera più attrattivi

D’altro canto, emergono criticità da affrontare:

  • resistenze culturali e timori di sovrapposizione con le competenze mediche
  • assenza di un quadro normativo nazionale che ne disciplini ruolo e responsabilità
  • incertezza contrattuale, che rischia di frenare la diffusione del modello


L’analisi e la voce degli infermieri

Il dibattito italiano sull’APN evidenzia una contraddizione: da un lato il SSN ha bisogno di nuove risorse per rispondere all’aumento della domanda, dall’altro non ha ancora definito strumenti concreti per valorizzare le competenze avanzate degli infermieri.

Guardando ai modelli di Regno Unito e Stati Uniti, emerge un dato chiaro: il successo dell’APN dipende non solo da una cornice legislativa chiara, ma anche da un cambiamento culturale che riconosca pienamente l’infermiere come professionista autonomo, capace di assumere decisioni cliniche in un contesto di collaborazione interdisciplinare.

Molti infermieri formati in Italia in percorsi avanzati trovano maggiore riconoscimento all’estero, segno che la questione non riguarda la preparazione, ma la volontà politica e organizzativa del Paese.


Azioni prioritarie

Per trasformare la figura dell’APN da ipotesi a realtà servono alcuni passaggi chiave:

  • Definire un quadro normativo nazionale con competenze, responsabilità e limiti chiari
  • Integrare l’APN nei contratti di lavoro con riconoscimenti economici adeguati
  • Sviluppare percorsi formativi certificati e collegati a ruoli specifici
  • Promuovere un cambiamento culturale che favorisca la collaborazione interprofessionale e riduca le resistenze

L’infermiere di pratica avanzata non è un’invenzione recente, ma un modello già consolidato nei sistemi sanitari più evoluti. In Italia la sfida è duplice: colmare il vuoto normativo e superare le barriere culturali che ancora frenano il riconoscimento di questa figura. Solo così sarà possibile trasformare un dibattito teorico in una risorsa concreta per i cittadini e per la sostenibilità del SSN.



Bibliografia

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  • Legge 43/2006 – Disposizioni in materia di professioni sanitarie infermieristiche, ostetrica, riabilitative, tecnico-sanitarie e della prevenzione.
  • Decreto Ministeriale 739/1994 – Profilo professionale dell’infermiere.
  • Legge 3/2018 – Riordino delle professioni sanitarie e istituzione degli Ordini professionali.




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