Parkinson riserva ampio spazio ai preamboli, consapevole di quanto quella calma prima della tempesta sia necessaria agli spettatori per non morire di angoscia per un’ora e mezza. Tale è la durata di un film svelto e compatto. Prima che il cavo di sicurezza di Chris si spezzi, vengono esplorate le personalità di tre uomini diversi e complementari. Cole e Liu riescono a esprimere le emozioni anche rinchiusi in ingombranti tute, col volto coperto dai caschi e solo gli occhi che si intravedono dalle visiere. Harrelson, rinchiuso nella cabina, trasmette con egual efficacia ottimismo e leggerezza, disperazione e speranza. Parkinson è ricorso a un misto di riprese originali e di video reali, per lo più già utilizzati nel documentario. Le riprese subacquee sono da togliere il fiato; la fotografia restituisce immagini incredibili di profondità che appaiono aliene, forse popolate di presenze arcane ma che incorporano un mondo che sembra più vuoto del vuoto, quasi un spazio negativo dal quale, se le tenebre ti avvolgono, è impossibile tornare. È bellissimo e terrificante al tempo stesso, e provoca un panico che può essere estremamente eccitante o terribilmente spaventoso.

Courtesy of Focus Features

Quando l’incidente trascina Chris sul fondo, siamo impressionati dalle soprannaturali calma e fermezza che i protagonisti riescono a mantenere seppur posti in una situazione di estremo pericolo. Più loro mantengono il controllo, più lo spettatore che appartiene alla media dei comuni mortali viene assaltato dall’ansia. Last Breath raggiunge da quel momento le vette di tensione più alte del thriller di sopravvivenza; è angosciante e avvincente, avvolto in una musica maestosa, mentre le telecamere si inoltrano in un buio inconcepibile. I momenti che ritraggono Chris da solo sul fondale, mentre l’ossigeno finisce, diventano man mano più agghiaccianti, ma la regia di Parkinson è salda come l’autocontrollo dei tre protagonisti e la macchina da presa si muove sicura e senza soluzione di continuità tra un ambiente e l’altro – la nave, la cabina, il fondo marino – e tra un personaggio e l’altro – il capitano, i due sommozzatori, e Chris – seguendo uno schema a trittico. E fino alla fine, anche se conoscete già la storia di Lemons, la tensione resta da togliere il fiato.