Un lieve incremento di casi Covid è stato registrato in Italia nelle ultime settimane, poco più di un centinaio, ma senza segnali di allarme. Si tratta di una tendenza fisiologica già osservata in altre stagioni estive. “Al ritorno dalle vacanze, con sintomi da raffreddamento legati anche agli sbalzi climatici, più persone si sottopongono al tampone e aumentano quindi le positività” spiegano i medici, precisando: “Non è nulla di paragonabile a quello che abbiamo vissuto durante l’emergenza”.
Per i soggetti fragili resta importante la vaccinazione, così come l’invito a immunizzarsi contro l’influenza. Nelle prossime settimane sono attesi i primi lotti di vaccini.
Secondo i più recenti aggiornamenti del ministero della Salute e dell’Istituto superiore di sanità, i casi hanno ricominciato a salire da fine giugno. Il quadro è reso meno chiaro dalla forte riduzione dei tamponi, con dati oggi quasi limitati ai test effettuati nei pronto soccorso. Ciò rende difficile una stima precisa della reale diffusione, anche perché molti scelgono test casalinghi o non si sottopongono affatto al controllo.
Le varianti identificate restano riconducibili a omicron, meno invasive rispetto alle precedenti. In agosto sono state riscontrate la NB.1.8.1 e la XFG, denominate rispettivamente Nimbus e Stratus, che secondo alcuni virologi avrebbero maggiore capacità di trasmissione.
Per quanto riguarda le terapie, il protocollo resta invariato. I pazienti fragili possono ricorrere gratuitamente a Paxlovid, antivirale specifico per il Covid autorizzato da Aifa e prescrivibile dal medico di famiglia. Per gli altri, rimane l’impiego di antinfiammatori e cortisonici.
Negli Stati Uniti i casi sono in aumento con l’inizio dell’anno scolastico e l’arrivo dei primi freddi. Secondo i dati diffusi dai Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (Cdc), al 23 agosto il tasso di positività è stato dell’11,3% sul totale dei test, con un incremento del 3,3% rispetto a luglio. I ricoveri per complicazioni sono raddoppiati ad agosto rispetto ai due mesi precedenti, attestandosi a quasi due ospedalizzazioni ogni 100.000 infezioni.
Anche negli Usa la variante prevalente è la XFG, seguita dalla NB.1.8.1 e dalla LP.8.1, tutte mutazioni del ceppo omicron. William Schaffner, professore di medicina preventiva ed esperto di malattie infettive della Vanderbilt University, ha sottolineato che i nuovi vaccini in arrivo dovrebbero risultare efficaci contro le varianti circolanti e contribuire a prevenire complicazioni e ricoveri.
Resta però incerta la questione dell’accesso alla vaccinazione. Dopo le ultime linee guida approvate dal governo americano e le decisioni della Food and Drug Administration, a poterne usufruire sono ufficialmente gli over 65 e i fragili con particolari fattori di rischio. Recenti precisazioni degli ufficiali sanitari hanno chiarito che tutti i cittadini potranno vaccinarsi, ma solo con prescrizione medica. Un elemento che, in un contesto di scetticismo diffuso sui vaccini, rende più complesso l’accesso effettivo alla profilassi.