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Redazione Online

La premier risponde alla lettera con cui la segretaria del Pd chiedeva al governo di tutelare i partecipanti della missione per portare aiuti a Gaza con decine di imbarcazioni. Il ministro degli Esteri: supporto diplomatico ai connazionali è scontato

«Gentile Onorevole, facendo riferimento alla Sua lettera, con la quale chiede di essere informata su quanto il Governo italiano intende fare per garantire tutela e sicurezza, in caso di necessità, per tutto l’equipaggio dell’iniziativa internazionale denominata “Global Sumud Flotilla”, con la quale 40 imbarcazioni intendono consegnare aiuti umanitari alla popolazione di Gaza, si rappresenta quanto segue».

Inizia così – con un tono estremamente formale – la lettera di risposta inviata oggi dalla premier Giorgia Meloni alla segretaria del Pd, Elly Schlein. Una lettera che rappresenta la replica a quella con cui la leader dem chiedeva ieri al governo di esprimere l’intenzione di proteggere i connazionali che saranno a bordo delle navi della Flotilla che proverà a portare aiuti umanitari nella Striscia di Gaza, nonostante il divieto da parte di Israele. 



















































Il governo guidato da Netanyahu ha infatti affermato che i partecipanti all’iniziativa verranno considerati come terroristi.

Nella replica, Meloni da un lato esprime una critica nel merito dell’iniziativa: inutile, spiega, provare a portare aiuti con questi canali, quando ce ne sono di altri già attivi, «alternativi e più efficaci»: «Mi permetto di segnalare i canali finora attivati dal Governo italiano, che, come è noto, svolge un ruolo di primo piano nel prestare assistenza alla popolazione civile attraverso l’iniziativa umanitaria “Food for Gaza”, con cui è stato possibile distribuire oltre 200 tonnellate di generi di prima necessità, aiuti alimentari e sanitari, toccando anche le aree più isolate e difficilmente raggiungibili della Striscia».

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Una rivendicazione, quella della premier, che si accompagna a una considerazione di tipo diverso: «Avvalersi dei canali umanitari già attivi, non solo da parte del Governo italiano, eviterebbe di esporre i partecipanti all’iniziativa “Global Sumud Flotilla” ai rischi derivanti dal recarsi in una zona di crisi e al conseguente onere a carico delle diverse Autorità statuali coinvolte di garantire tutela e sicurezza».

In altre parole: recandosi in quelle zone, nonostante l’esplicita contrarietà di Israele, rappresenta indubbiamente – per Meloni – un rischio per i partecipanti, ma anche – in potenza – un «onere» per lo Stato, che dovrà farsi carico della protezione degli italiani presenti nella missione.

Onere che Meloni intende comunque assicurare: «In ogni caso, preso atto che l’iniziativa possa avere anche una finalità di natura simbolica o politica, e che quindi si intende portare avanti a prescindere da quanto sopra esposto, il Governo italiano assicura che saranno adottate tutte le misure di tutela e di sicurezza dei connazionali all’estero in situazioni analoghe, come sempre garantito finora».

A stretto giro arriva la controreplica del Pd: «La risposta della premier ci sembra una risposta vaga ed evasiva. Vogliamo ricordare a Giorgia Meloni che il fine della missione di Global Sumud Flotilla non è certamente simbolico – scrivono i capigruppo Pd al Senato e alla Camera, Francesco Boccia e Chiara Braga, e il capo delegazione del Pd a Bruxelles, Nicola Zingaretti -: si tratta di tonnellate di cibo da portare a Gaza che porteranno un sollievo a quelle popolazioni martoriate». E poi: «Sottolineiamo che non si tratta di una iniziativa politica ma umanitaria, perché Flotilla cerca di fare quello che dovrebbero fare i governi europei e che invece non fanno. Per questo ribadiamo la richiesta che il governo italiano garantisca sicurezza e tutela a una missione che vede a bordo anche parlamentari italiani».

Ma il ministro degli Esteri Antonio Tajani precisa: «È scontato. Garantiremo assistenza diplomatica e consolare» per i partecipanti alla missione di Flottilla. «L’abbiamo già fatto per altri italiani che erano stati fermati in Israele per iniziative analoghe, che erano stati espulsi da Israele e noi abbiamo facilitato l’accompagnamento in aeroporto, e sono stati assistiti dai nostri rappresentanti del Consolato di Tel Aviv, del Consolato di Gerusalemme e dell’Ambasciata di Tel Aviv in tutti i modi possibili».

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4 settembre 2025 ( modifica il 4 settembre 2025 | 13:08)