Pochi giorni fa, il Museo Van Gogh di Amsterdam ha diffuso un comunicato stampa in cui accennava la possibilità di una chiusura permanente delle sale. Aperto nel 1973, dopo la donazione lasciata dagli eredi di Van Gogh nel 1962 allo Stato olandese, oggi parte dei dipinti custoditi nelle sue sale necessitano di un restauro.
La Direttrice, Emilie Gordenker, ha spiegato chiaramente il problema: «Così come noi tutti cambiamo il frigorifero ogni 15 anni, anche un museo ha bisogno di un rinnovamento. Il tempo e l’afflusso degli ammiratori dell’artista hanno reso antiquati i sistemi di conservazione e climatizzazione delle sale in cui si trovano i quadri, gli ascensori e i sistemi di sicurezza antincendio». Il sistema invecchia e i turisti aumentano. Negli ultimi anni, il museo ha registrato 1 milione e 800 mila visitatori in un anno.
L’impatto «invisibile» dei visitatori sulle opere d’arte
La presenza delle persone nelle sale dei musei ha un impatto sulle opere. «Quando entriamo in un museo ci sembra di non toccare nulla, eppure la nostra presenza lascia tracce invisibili» ci dice così Arianna Beretta, Direttrice della Scuola di Restauro di Botticino. «Il respiro, ad esempio, porta con sé umidità e anidride carbonica che, a lungo andare, possono favorire l’ossidazione dei pigmenti di un dipinto. L’eccessivo affollamento delle sale inoltre fa oscillare temperatura e umidità, condizioni che mettono in tensione tele e che accelerano la formazione di crepe. Senza contare gli urti accidentali di borse o giacche che sfiorano le superfici. Anche la luce, se non ben calibrata, contribuisce alla perdita di vividezza dei colori: i raggi UV degradano le molecole dei pigmenti. Per questo, in ogni museo, c’è un grande lavoro di cura: regolazione del microclima, percorsi studiati, luci calibrate. Un equilibrio sottile che permette a noi di goderci la bellezza, e alle opere di restare vive nel tempo» conclude Beretta.
Per cambiare i sistemi di climatizzazione e conservazione, la Fondazione Van Gogh ha bisogno di molti soldi: di 2,9 milioni di €. Il museo si è rivolto allo Stato per chiedere un finanziamento che però, per ora, è stato negato. Il governo olandese eroga già ogni anno 10 milioni di € al museo (è quello che proporzionalmente ne riceve di più) e ha detto che non può aggiungerne altri. La Fondazione sostiene però il suo bilancio all’85% attraverso la vendita dei biglietti e le entrate provenienti da caffetteria e negozio, quindi una volta chiuso il museo non saprebbe come affrontare le spese.
Dal Museo Van Gogh alla Cappella Sistina: un problema comune
Anche il Vaticano qualche settimana fa ha annunciato l’urgenza di chiudere la Cappella Sistina per restaurarla. Negli ultimi anni (e questo ancora di più per via del Giubileo) il numero dei visitatori è aumentato notevolmente, impattando gli affreschi, compreso quello di Michelangelo.
Una riflessione sui numeri del turismo è da fare: il numero delle persone che viaggiano è in costante aumento e lo sarà sempre di più, secondo tutte le previsioni. Quale può essere la soluzione? Contingentare gli ingressi? O addirittura, nei casi più severi, vietarli del tutto? Il nodo rimane sospeso tra due esigenze difficili da conciliare: da un lato la tutela delle opere, fragili e irripetibili, dall’altro il desiderio legittimo di milioni di persone di incontrarle dal vivo. Limitare gli accessi rischia di trasformare l’arte in un privilegio per pochi; mantenerli così come sono significa accelerarne l’usura. Forse la domanda più urgente non è soltanto quante persone possano entrare in una sala, ma come vogliamo costruire il rapporto tra la nostra epoca e l’eredità culturale che ci precede. Siamo davvero pronti ad accettare che la fruizione collettiva abbia un prezzo sul tempo delle opere?