Il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera a tre disegni di legge che aprono la strada a una riforma complessiva del sistema delle professioni in Italia.

Il Governo ha così acceso i riflettori sul mondo delle professioni, avviando un percorso di cambiamento destinato a incidere su più settori. In una recente riunione, sono stati approvati provvedimenti che aprono la strada a un riordino complessivo, con l’obiettivo di rendere il sistema più moderno e coerente con le esigenze attuali.

Riforma delle professioni: i tre disegni di legge approvati dal Consiglio dei Ministri

Le nuove deleghe riguardano l’avvocatura, l’assetto complessivo degli ordini professionali e il settore sanitario. Slitta invece a una prossima riunione l’esame della riforma per i commercialisti ed esperti contabili.

Nuove regole per l’avvocatura

Il primo provvedimento, su proposta del ministro della Giustizia Carlo Nordio, ridisegna in profondità l’ordinamento forense. Viene riaffermata l’autonomia del ruolo dell’avvocato e torna in vigore il giuramento professionale. Le attività di consulenza e assistenza legale, quando svolte in modo continuativo e collegato alla funzione giurisdizionale, vengono riconosciute come prerogativa esclusiva dell’avvocato.

Il Consiglio nazionale forense (CNF) avrà il compito di elaborare e aggiornare il codice deontologico, mentre si rafforza la tutela del segreto professionale. L’incarico rimane strettamente personale, anche se l’avvocato opera in associazioni o società professionali, e si ribadisce il principio dell’equo compenso, estendendo la responsabilità solidale nel pagamento a tutti i soggetti coinvolti in una causa.

Sul fronte delle forme associative, la riforma definisce i requisiti essenziali dei contratti di associazione e stabilisce che un gruppo possa definirsi “forense” solo se la maggioranza dei membri è composta da avvocati.

Le società tra professionisti potranno includere avvocati anche per attività di consulenza, mentre nelle società tra avvocati almeno due terzi delle quote, dei voti e della partecipazione agli utili dovranno restare in mano ai legali iscritti all’albo. I soci non professionisti potranno entrare solo per contributi tecnici o investimenti, ma non ricevere servizi dalla stessa società.

Risultano disciplinate anche le reti professionali, aprendo a collaborazioni con altri ordini, come commercialisti o ingegneri, per progetti complessi che richiedono competenze integrate, purché siano presenti almeno due avvocati iscritti all’albo.

È prevista una cornice normativa per l’attività in regime di collaborazione continuativa, riconoscendola come prestazione d’opera intellettuale, con l’obiettivo di tutelare indipendenza e libero accesso al mercato.

La delega riorganizza inoltre la formazione continua, razionalizza la disciplina delle specializzazioni e amplia l’elenco delle attività compatibili con la professione, includendo ruoli come amministratore di società di capitali, agente sportivo o amministratore condominiale.

Resta la possibilità di insegnare o fare ricerca in materie giuridiche. Infine, per gli avvocati impiegati negli enti pubblici, l’iscrizione all’albo diventa obbligatoria, con l’attività riservata esclusivamente all’ente di appartenenza.

Riordino complessivo degli ordini professionali

Il secondo disegno di legge, firmato dal ministro del Lavoro Marina Calderone e dal ministro della Giustizia Carlo Nordio, punta a una revisione organica di tutte le professioni regolamentate. La delega, che dovrà essere esercitata entro due anni, mira a modernizzare e armonizzare le norme italiane con quelle europee.

Tra i punti principali figurano:

  • un aggiornamento della formazione continua e dei tirocini, rendendoli più in linea con le esigenze del mercato;

  • una semplificazione delle regole per le società tra professionisti, con procedure di iscrizione più snelle agli albi e al registro delle imprese;

  • interventi per favorire il ricambio generazionale, la trasparenza nella governance degli ordini e una maggiore rappresentanza di genere.

Sanità, nuove regole su formazione e responsabilità

Il terzo provvedimento, varato in via d’urgenza su proposta del ministro della Salute Orazio Schillaci e collegato alla legge di bilancio 2025, interviene sull’assetto delle professioni sanitarie e sulla disciplina della responsabilità professionale. L’obiettivo è rendere il Servizio sanitario nazionale più attrattivo, aggiornare i percorsi formativi e garantire cure di qualità, integrando anche le nuove tecnologie.

La riforma prevede un aggiornamento dei corsi di studio, adeguandoli alle esigenze della medicina contemporanea e ai nuovi strumenti digitali.

Sul fronte della responsabilità penale, si restringe l’ambito di punibilità per omicidio colposo e lesioni personali colpose. Il sanitario sarà perseguibile solo nei casi di colpa grave, a condizione che abbia rispettato linee guida e buone pratiche cliniche adeguate al caso specifico.

Risultano infine introdotti criteri più precisi per valutare il grado di colpa. In particolare si terrà conto di fattori come carenze di personale, mancanza di risorse o complessità della patologia.