Quella dell’alimentazione è una questione che porta con sé un grande paradosso: se da una parte è oramai certezza il binomio cibo-salute, dall’altra sempre più persone mangiano cibi ultra processati. Riccardo Fargione, economista e direttore della Fondazione Aletheia (think thank collegato a Coldiretti), e Stefania Ruggeri, ricercatrice del CREA – Alimenti e Nutrizione, nel loro Cibi falsi, edito da Newton Compton, partono da questa contraddizione per puntare il dito contro quelle multinazionali che traggono profitto formulando prodotti così lontani dall’idea antica e naturale di cibo da poter essere definiti artificiali.

Cosa sono gli ultra processati

Ma come fare a riconoscere gli alimenti da evitare? Nel libro di Fargione e Ruggeri si suggerisce il modello di classificazione detto NOVA che prevede una suddivisione in quattro categorie. La prima comprende i prodotti naturali, non processati o minimamente processati; la seconda include gli ingredienti culinari trasformati per prolungarne il consumo, come olio, burro, zucchero; il terzo gruppo annovera gli alimenti processati unendo alimenti del primo e del secondo gruppo, come pane, marmellate, sughi pronti; infine l’ultima categoria abbraccia gli alimenti ultra processati (che gli autori chiamano “ultraformulati”), cioè tutti quelli che utilizzano un numero più ampio di ingredienti tra cui additivi chimici, grassi idrogenati e altre sostante che normalmente non si trovano nelle nostre cucine.

Cibi Falsi, Riccardo Fargione e Stefania Ruggeri, Newton Compton 2025

Sebbene solo il 31,4% degli acquirenti guarda con frequenza l’etichetta, leggerla ci può essere d’aiuto per orientarci nelle scelte alimentari: se la maggior parte degli ingredienti non si trovano nella nostra dispensa e non li conosciamo, molto probabilmente abbiamo a che fare con un prodotto ultra processato. La lista degli ingredienti acquista ancora più importanza a fronte di un marketing feroce che usa claim salutistici per prodotti frutto di numerose lavorazioni industriali. Consapevoli di quello che ci propongono di mettere nel carrello, le industrie alimentari presentano i loro cibi con parole come ‘funzionali’, ‘arricchiti’, ‘senza”’ espedienti che mirano a confondere l’acquirente.

L’effetto cocktail

Oltre alla fallace associazione light-salutare, in Cibi falsi si viene anche messi in guardia rispetto al cosiddetto “effetto cocktail”. Esistono infatti oltre 4 mila sostanze impiegate per la trasformazione del cibo, ognuna delle quali risulta sicura per le autorità predisposte alla sicurezza alimentare. Negli studi sulla tossicità, non vengono però considerati gli effetti di un loro consumo simultaneo e reiterato, sebbene esistano delle ricerche che stimano che ogni anno inconsapevolmente ingeriamo circa 5 kg di additivi alimentari, assimilati giorno dopo giorno.

La nuova frontiera degli ultra processati

Tra i prodotti che erroneamente tendiamo a pensare salutari ci sono anche quelli a base vegetale. Rispetto ai cosiddetti plant-based, Fargione e Ruggeri spiegano come, per imitare l’aspetto, la consistenza e il gusto della carne, siano necessarie numerose trasformazioni e l’aggiunta di decine di ingredienti spesso non naturali. Oltre alla non salubrità di questi cibi, gli autori sottolineano un ulteriore limite: la scelta di evocare prodotti di origine animale oltre a provocare una sorta di disorientamento nel consumatore sembra non determinare una reale contrazione nel consumo di carne tradizionale, ma piuttosto l’introduzione nel mercato di un nuovo alimento ultra processato. E citando le stesse parole del libro “dai cibi ultraformulati a quelli di laboratorio il passo è breve”.

Scienziato in un laboratorio tiene in mano piastra petri con carne macinata; concept: carne coltivata, carne sinteticaTra le ‘invenzioni’ dell’industria alimentare messe sotto accusa dagli autori c’è la carne prodotta in laboratorio

Tra le ‘invenzioni’ dell’industria alimentare messe sotto accusa in Cibi falsi c’è la carne prodotta in laboratorio. Il progressivo cambio di abitudini alimentari di Paesi che tradizionalmente consumavano soprattutto cibi vegetali – Cina e India su tutti – sta determinando una crescita della richiesta di carne e un conseguente interesse da parte di multinazionali verso la carne a base cellulare. Dopo aver illustrato il processo di produzione di questo ‘new food’, viene spiegato la scarsa qualità del prodotto da un punto di vista di valore nutritivo e vengono messi anche in discussione eventuali rischi per la salute.

Il cibo non è solo cibo

Questi sono solo alcuni aspetti affrontati in Cibi falsi, un libro che ha il merito di esporre in maniera chiara e immediata le implicazioni che accompagnano gli alimenti che mangiamo quotidianamente. Oggi il cibo è diventato qualcosa di diverso da quello che realmente è: non più – o forse non solo – prodotto della terra destinato a nutrirci, ma merce che subisce innumerevoli trasformazioni prima di arrivare sugli scaffali dei supermercati, merce che rispecchia le disuguaglianze sociali ed economiche fino a rappresentare una vera e propria arma di guerra. Stefania Ruggeri e Riccardo Fargione fanno esattamente questo: ci spiegano in che modo il cibo non è solo cibo.

© Riproduzione riservata Foto: Depositphotos, Newton Compton

Giallone 03.07.2025 dona ora

pulsante donazione libera 2025

Francesca Faccini