Dopo la tumultuosa giornata di Bilbao, la Vuelta a España 2025 ha vissuto un pomeriggio più tranquillo nell’arco della tappa numero 12, andata in scena giovedì 4 settembre. La corsa si è svolta senza interruzioni, anche se l’atmosfera intorno alla Israel-Premier Tech, soprattutto alla partenza, è rimasta abbastanza tesa, con diverse manifestazioni di dissenso arrivate dal pubblico presente. Niente però di paragonabile rispetto a quanto avvenuto il giorno prima, quando gli organizzatori hanno in pratica dovuto annullare il finale di tappa, a seguito delle proteste che stavano avvenendo sulla retta d’arrivo.

Nelle ore successive si è continuato a parlare della situazione riguardante la squadra israeliana ed è emerso un gruppo abbastanza diviso rispetto alla questione. A quanto pare, il gruppo WhatsApp dell’Associazione Corridori (CPA) è il “luogo” in cui le discussioni sono più calde. “Le persone possono dire quello che vogliono, ma noi resteremo in corsa fino a Madrid – le parole di uno dei direttori sportivi della Israel-Premier Tech Daryl Impey raccolte da FloBikes – Noi siamo una squadra sportiva e non facciamo politica. Stiamo sentendo molto sostegno, anche da alcuni corridori delle altre squadre. Da altri no. Nel gruppo della CPA quello che si fa sentire di più in questo senso è Matteo Jorgenson. Lui è uno di quelli che dice che ce ne dovremmo andare. Mi chiedo chi lo abbia nominato ‘re della Vuelta’“.

A domanda diretta, lo stesso Jorgenson ha risposto in maniera molto secca: “Impey ha reso pubblici messaggi che sono stati espressi in un gruppo privato, fra corridori – le parole dello statunitense della Visma|Lease a Bike – Trovo che sia una cosa inappropriata e credo che questo mostri esattamente il suo punto di vista. Non ho altri commenti pubblici da fare”.

Sul tema si è espresso anche Elia Viviani, uno dei rappresentanti in gara dell’Associazione Corridori: “Essere tenuti al corrente di quello che succede da parte degli organizzatori e dell’UCI è quello che vogliamo – le parole del corridore della Lotto – Noi, come corridori, non siamo nella posizione di poter fare pressioni a quelli della Israel. Potrebbe essere solo un caso il fatto che tu non faccia parte di quella squadra. Se io fossi stato senza contratto lo scorso inverno e me ne avessero proposto uno, perché non accettarlo? Dal mio punto di vista, da corridori non possiamo andare contro altri corridori. Poi, il fatto che la squadra resti in corsa è una loro questione. Per quello che mi riguarda, mi dispiace per i corridori, che devono affrontare tappe dure con persone che gli urlano dietro di tutto”.