Questione di assonanza. Ivan Lendl, otto Slam nella sua bacheca, osserva sempre con attenzione l’attualità del tennis. Le sue esperienze anche da coach gli hanno permesso di rimanere nell’ambiente e, presente a New York per seguire gli US Open, è stato intervistato da La Stampa, evidenziando i punti di contatto tra lui e il n.1 del mondo, Jannik Sinner.
“Ho parlato con il suo coach Darren Cahill nei giorni scorsi, e gli ho detto che fra tutti i tennisti di oggi Jannik è quello in cui mi rivedo di più, specie per il fisico. Ero magro come lui da adolescente, e picchiavo più di tutti, poi mi sono irrobustito e il mio tennis si è sviluppato. Jannik sta lavorando sulle volée, sul rovescio tagliato, sulla seconda di servizio, insomma le somiglianze sono tante“, ha dichiarato Lendl.
Argomentando poi sulla rivalità con Carlos Alcaraz: “Ci sono tanti giocatori forti, e oggi tutti possono battere tutti. Ma è vero che Jannik e Carlos sono superiori e quando perdono è una sorpresa. Domineranno per anni? Sembra così, ma chi lo sa. Qualcuno con un grande servizio e grandi colpi da fondo può sempre saltare fuori. Lui e Carlos come me e McEnroe? Sono i due più forti al mondo, è un bene per il tennis, ma si sono incontrati ancora poche volte. C’è molta strada da fare. Io e John ci siamo sfidati 37 volte, gliene mancano 22 prima che si possano fare paragoni!“.
Sulla definizione di Alexander Bublik data a Sinner (“Generato dall’Intelligenza Artificiale”), Lendl ha sottolineato: “Non penso che possa dare fastidio. In un certo senso è un grande complimento: vuol dire che sei molto forte, che non sbagli una palla. In fondo conta quello. È tennis, non pattinaggio artistico. Non conosco personalmente Sinner, ma sembra avere il desiderio di migliorarsi sempre, ed è una grande qualità. Se smetti di farlo, gli altri iniziano a batterti, e lui lo ha capito“.