Wikimedia Commons. Autore: sirobi 2021Wikimedia Commons. Autore: sirobi 2021

Il talento sportivo spesso si manifesta in età precoce, e per i giovani campioni del tennis italiano la sfida è stata quella di conciliare gli impegni sui campi con quelli sui banchi di scuola. I percorsi di Jannik Sinner, Jasmine Paolini, Matteo Berrettini, Sara Errani, Lorenzo Musetti e Flavia Pennetta raccontano storie diverse ma unite da una costante: la fatica di bilanciare studio e sport. Ecco un’analisi elaborata dal Corriere della Sera.

Jannik Sinner, oggi numero uno al mondo, era ricordato dai professori del Walther di Bolzano come un ragazzo educato e brillante, soprattutto in matematica. Ma presto la sua vita si è ridotta a due sole dimensioni: tennis e scuola. Quando gli impegni sportivi sono diventati ingestibili, ha lasciato gli studi al quarto anno, salvo poi conquistare da privatista la maturità di ragioneria.

Simile, ma con sfumature diverse, il percorso di Jasmine Paolini. Cresciuta a Bagni di Lucca, ha lasciato il liceo Vallisneri per trasferirsi al centro Coni di Tirrenia. Lì ha trovato la svolta sportiva, ma non ha rinunciato al diploma: anche lei ragioniera, oggi parla inglese e polacco e ricorda il periodo della maturità come uno dei più duri da affrontare in parallelo con il tennis.

Matteo Berrettini, nato a Roma, ha scelto inizialmente il liceo scientifico Archimede. Anche per lui il quarto anno è stato lo spartiacque: troppi tornei, troppi viaggi, e la decisione di proseguire da privatista fino alla maturità.

Diverso il caso di Sara Errani, che dopo le medie si era iscritta a ragioneria a Lugo di Romagna. Trasferitasi a 16 anni in Spagna per allenarsi, ha continuato a studiare da privatista, sostenendo lì la maturità. Una tenacia che l’ha portata a trionfare, insieme a Paolini, anche nel doppio del Roland Garros.

Più lineare il percorso di Lorenzo Musetti. Nonostante gli impegni internazionali, si è diplomato al liceo linguistico Parini di Cecina con 97/100, preparandosi subito dopo gli ottavi del Roland Garros. Oggi è iscritto a Scienze motorie, convinto che quel percorso accademico possa dialogare con la sua carriera sportiva.

Infine Flavia Pennetta, che non ha mai conseguito la maturità ma che nel 2017 ha ricevuto la laurea honoris causa in Scienze motorie dall’Università di Bari. Un riconoscimento simbolico per una carriera che, con la vittoria agli US Open 2015, ha reso l’Italia orgogliosa e ha mostrato come lo sport possa essere esso stesso una forma di educazione.