Temeva questa gara più di tutte, Carlos Sainz, la prima Monza non più di rosso vestito dopo 88 gare e 4 vittorie con la Ferrari. E invece, non solo per l’ottimo terzo tempo nelle libere, «è sempre bello – racconta durante la pausa pranzo a casa Williams -, ho trovato tanta gente che mi vuole bene». E chissà, la Rossa potrebbe essere una porta sempre aperta.
Sainz, si sente rimpianto a Maranello?
«Non è una domanda per me. Pensavo veramente di aver lasciato una squadra pronta per il Mondiale, però la McLaren ha sorpreso tutti».
Un’altra ex: lei è tra i pochi piloti ad aver guidato per tre scuderie storiche come Ferrari, McLaren e adesso Williams, ma non le ha mai trovate al top. Con Williams può ripetere la scalata fatta da Piastri e Norris?
«Siamo la quinta forza, in una fase di ristrutturazione ma sulla strada giusta».
Cosa significa Monza per lei?
«Ho due ricordi. La prima volta in Ferrari e il 2023, pole e terzo posto, cose che porterò come me per tutta la vita».
Però qui non ha mai vinto, c’è una specie di maledizione?
«No, sono sempre andato bene, la pista mi piace. Nel 2020 sono stato un po’ sfortunato, senza la bandiera rossa avrei vinto al posto di Gasly, su una McLaren che non era quella attuale. Nel 2023 ho fatto il massimo, ma la Red Bull di allora era imprendibile».
Si aspettava che Hamilton avesse tante difficoltà?
«Non è solo questione di adattamento. Quando al fianco hai uno come Leclerc, anche se stai andando forte come ad esempio Lewis la scorsa settimana in Olanda, sai che ti renderà la vita complicata. Questo fa sembrare che non vai benissimo, ma posso assicurare che per andare uno o due decimi meglio di Charles in Ferrari devi essere a un livello altissimo e al primo anno è tutt’altro che facile».
Infatti talvolta si è lasciato andare a parole pesanti: ha qualche consiglio per Lewis?
«La F1 ti consuma, quando i risultati non arrivano può essere facile entrare in una dinamica negativa. Non sono qui per dare consigli a un sette volte campione del mondo, ciascuno ha le proprie difficoltà e debolezze. L’unica cosa che posso dire è di godersi il fatto di essere un pilota Ferrari, perché è bellissimo».
Sorpreso di vedere una Rossa così indietro nel Mondiale?
«Rispetto a Red Bull e Mercedes è più o meno dove stava l’anno scorso. Il problema è che McLaren ha fatto un passo enorme, per me è una delle squadre più forti mai viste in F1».
Anche lei ha avuto qualche difficoltà di adattamento.
«È una stagione strana perché sono orgoglioso di come sono partito con una macchina che richiede uno stile molto particolare, per me scomodo. Però la domenica va sempre storto qualcosa, sul piano mentale è dura».
Suo padre, leggenda del motorsport, le dà una mano?
«Ovviamente mi dice di fare il possibile per invertire il trend, ma anche che nella carriera di un pilota ci sono momenti in cui sembra che tutto vada storto. Prima o poi la ruota gira. E di non preoccuparmi troppo, perché la velocità c’è: alla fine nel nostro sport quello che conta è il tempo sul giro».
Tornando a Leclerc, è davvero così terribile essere suo compagno?
«Per me è sempre difficile andare in una squadra dove l’altro pilota conosce la macchina da qualche anno, perché rispetto a te ha un vantaggio su tutti i circuiti e ce l’avrà per una-due stagioni».
Cosa significa?
«Che ogni weekend parti un passo indietro. Sono tutti piloti top, dunque quando arrivi stanno già sfruttando tutto il potenziale. Il massimo che puoi fare è eguagliarli, per batterli di un decimo o due devi essere a un livello pazzesco. E conoscono la squadra perfettamente, nel caso di Charles si vede che è molto con lui».
Vi frequentate ancora?
«Tutti i weekend voliamo insieme perché Vista jet è partner di entrambi. Parliamo di tutto».
Siete amici?
«Sì e mi dispiace che i tifosi l’anno scorso abbiano pensato il contrario, credendo che io e Charles ci detestassimo, invece era una rivalità sana. Abbiamo un rapporto veramente buono».
Oltre che di Charles, lei è stato compagno di Verstappen e Norris: chi è il più scomodo?
«Me la sono cavata sempre bene ma ciascuno nella sua squadra è difficile da battere e tutti e tre sono al livello più alto della categoria. Sarebbe divertente cominciare insieme in un altro team e vedere chi si adatta meglio».
Di recente lei ha detto che l’anno scorso avrebbe potuto «fare a pezzi» la Ferrari, se l’avesse voluto.
«Ho solo detto che nella mia posizione, essendo sicuro di andare via a fine stagione, sarebbe stato molto facile creare tensioni nella squadra, non avendo niente da perdere poteva magari capitare di essere meno cauto nei commenti o nel comportamento».
Perché lei non si è lasciato andare?
«Qui sta il punto, fin dall’inizio volevo dire che non l’avrei mai fatto, amo così tanto la Ferrari che non mi sarei mai permesso di comportarmi così. Ma in quel momento tanti piloti, egoisti per natura perché alla fine siamo qui per la nostra carriera, ci giochiamo la vita, avrebbero potuto farlo».
«Non sono inferiore a Hamilton», disse lasciando la Rossa: conferma?
«Il problema è che quando la gente legge i titoli passi per arrogante, la verità è che ciascuno di noi ritiene di essere più forte degli altri: se pensi il contrario, è meglio non presentarsi alle corse».
Se avesse la macchina giusta, sarebbe da Mondiale?
«In Ferrari ero a un livello molto alto e penso di avere ancora più potenziale, in Williams voglio arrivarci. Quanto alla McLaren, so come mi sono trovato con Lando ma è impossibile dire dove mi troverei adesso in classifica».
Com’è andata la sfida a golf con Nadal durante le vacanze?
«Molto bene, siamo tutti e due buoni giocatori, lui è handicap zero e io cinque. E si sente: mi ha fatto un po’ male la mano…».