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Nel PGA Tour, il  circuito dei principali tornei statunitensi di golf, il ventenne sudafricano Aldrich Potgieter è primo in due classifiche: quella della lunghezza del drive (il primo colpo che si fa a ogni buca, oltre che il più lungo) e quella della velocità della pallina (ottenuta misurando la velocità massima raggiunta dalla pallina nei colpi su specifiche buche). Le palline lanciate da Potgieter superano i 300 chilometri orari e, soprattutto, i suoi drive arrivano a circa 300 metri di distanza: tra i quattro e i cinque metri in più rispetto al secondo in classifica (che è Rory McIlroy, uno dei golfisti più forti del mondo) e quasi 23 metri in più rispetto alla media dei golfisti del PGA Tour.

Nel golf professionistico la velocità delle palline e la distanza coperta dai colpi stanno aumentando da tempo, ed è significativo che a essere primo in queste classifiche sia proprio Potgieter, il giocatore più giovane del PGA Tour.

All’inizio i suoi colpi erano troppo imprecisi per essere davvero efficaci. Da qualche tempo ha imparato a controllarli meglio, e questo gli ha permesso di farsi notare anche per i risultati, oltre che per quanto lontano arrivano i suoi tiri. Tra esperti e appassionati, c’è chi ha iniziato a parlarne in altri termini: Golf Digest, un’autorevole rivista di settore, lo ha definito «the Next Big Thing», la prossima grande novità del golf; il Wall Street Journal ha scritto che potrebbe essere «il futuro del golf».

Per capire come fa Potgieter a tirare così forte, bisogna guardare soprattutto il suo swing, il movimento che porta la mazza a colpire la pallina. Nel suo swing muove il busto in modo molto ampio: mentre i golfisti del PGA Tour lo ruotano in media di 45 gradi, lui arriva fino a 56 gradi. È determinante perché maggiore è la rotazione del busto e maggiore è l’energia che si può trasferire al bastone.

Questa sua capacità di ruotare il busto più di altri deriva da un percorso sportivo piuttosto atipico. Da ragazzo Potgieter affiancò al golf alcuni sport di contatto, tra cui il rugby e la lotta libera, che negli anni hanno reso il suo fisico molto più robusto e muscoloso rispetto a quello della maggior parte dei golfisti. Secondo Potgieter è stata soprattutto la lotta — sport in cui vinse un torneo nazionale — a permettergli di sviluppare un tipo di muscolatura che è determinante per un tiro potente.

Potgieter iniziò a farsi notare nel 2022, quando aveva 17 anni e non era ancora un giocatore professionista. Quell’anno divenne il secondo golfista più giovane della storia a vincere l’Amateur Championship (uno dei tornei amatoriali più importanti nel golf) e fu uno dei pochissimi di sempre a fare un albatross, un colpo che nel golf riesce una volta ogni sei milioni di tentativi. L’albatross è una buca fatta al primo colpo in un par 4, cioè una che nella norma si completa in quattro tiri. Vuol dire fare un punteggio di -3, ed è un gran punteggio, dato che nel golf vince chi fa meno tiri, e quindi meno punti.

Tuttavia, una volta passato al professionismo, i suoi risultati furono all’inizio deludenti: i suoi tiri erano forti ma troppo imprecisi. Molto spesso non andavano a finire nel fairway, la zona con l’erba bassa tra il tee (da dove si fa il primo tiro) e il green (la zona più vicina alla buca). Finivano cioè nelle zone dove è più difficile tirare con precisione, per esempio perché l’erba è più alta.

Di recente le cose sembrano aver preso un’altra direzione: i dati dicono che Potgieter è diventato un po’ più preciso e per la prima volta in carriera ha vinto un torneo del PGA Tour, il Rocket Classic di Detroit. Si è così potuto qualificare per l’Open Championship, uno dei quattro Major (i tornei più importanti del golf professionistico), che è iniziato giovedì in Irlanda del Nord.

Aldrich Potgieter con il trofeo del Rocket Classic, 29 giugno 2025 (AP Photo/Paul Sancya)

Aldrich Potgieter con il trofeo del Rocket Classic, 29 giugno 2025 (AP Photo/Paul Sancya)

È comunque quasi certo che tra qualche anno i lunghi tiri di Potgieter si accorceranno. Dal 2028 le palline usate nel golf professionistico dovranno adeguarsi a nuovi requisiti pensati per accorciare le distanze massime a cui potranno essere lanciate. Secondo la United States Golf Association (USGA), l’organizzazione che governa il golf statunitense, i golfisti che attualmente riescono a raggiungere le distanze maggiori dovrebbero perdere tra i 12 e i 14 metri di gittata.

– Leggi anche: Bisognerà cambiare tutte le palline da golf

La decisione di cambiare le palline per ridurre le distanze massime (ufficializzata nel 2023, quindi prima dell’arrivo di Potgieter) è stata presa per rendere più interessante il golf, specie nei campi più storici, pensati e costruiti quando i tiri coprivano distanze minori.

Secondo Golf Digest i numeri di Potgieter non hanno fatto altro che confermare all’USGA l’utilità di questa riforma, che è stata spesso contestata dal PGA Tour e da alcuni golfisti professionisti. In effetti, a lui è bastato migliorare un po’ la sua precisione (comunque molto al di sotto della media del Tour) per riuscire a vincere un trofeo.