NurPhoto/Getty Images
Hadjar e Lawson prendono posto nel simulatore, una cosa normale per loro, un po’ meno per chi dovrà farlo dopo. Ridono, si guardano come per sfidarsi, davanti a loro tre schermi con le immagini reali del circuito di Monza. La loro gara è all’insegna dello scherzo, tagliano le curve e si divertono nell’autoscontro, come fosse un videogioco.
Subito dopo, però, tocca a noi, che in un’auto di Formula 1 abbiamo sempre sognato di entrate. Il simulatore è composto dalla scocca della vettura, non ci sono ali né ruote, la macchina di fatto termina dentro lo schermo. Ma tutto il resto è reale, dalla pedaliera al volante, con le levette delle marce dietro (a destra per cambiare verso l’alto, a sinistra per scalarle in basso). Ma, soprattutto, il simulatore si muove davvero, così a ogni cordolo sembra di essere su una barca in mezzo al mare in tempesta, tra sobbalzi che ti sbattono su e giù e il volante che vibra impazzito.
Non indovinerete mai che cosa non può mancare nello zaino Piquadro di Hadjar
La partnership tra Piquadro e il team Visa Cash App Racing Bulls F1 testimonia i tanti punti in comune tra due realtà all’apparenza così diverse: «Mi ricordo che quando noi abbiamo iniziato 30 anni fa, la prestazione era poter proteggere i primi laptop con della gomma piuma», riprende la parola Marco Palmieri. «Da lì è nata una sensibilità alla performance, a dare qualcosa che semplificasse la vita, che proteggesse il contenuto, che resistesse ai reagenti atmosferici. E questo è ciò che noi vediamo nella Formula 1, questo miglioramento esasperato, continuo, anche di micro cose. Mantenere le cose, continuare a migliorarle, a raffinarle, ecco, questo è un po’ lo spirito di Piquadro. Nella Formula 1 si lavora sui millesimi di secondo, in una macchina ci sono centinaia di sensori che continuano a rilevare ogni cosa, e bisogna interpretare queste informazioni, trasformarle in decisioni, proprio come si fa in un’azienda».