L’industria cinese dell’auto elettrica sembra pronta a conquistare il mondo. Ma c’è un aspetto che, tanto in Europa quanto negli Stati Uniti, viene spesso sopravvalutato: quello dei prezzi.

I motivi sono diversi. In Cina i listini sono crollati a causa di una guerra civile commerciale divenuta ormai insostenibile. Da noi ci sono anche standard di sicurezza più severi, con conseguenti rincari. Basti pensare alla BYD Seagull, venduta in Italia col nome Dolphin Surf a poco meno di 20.000 euro, contro l’equivalente locale di 8.500 euro.

BYD Dolphin Surf (2025) in un breve test

BYD Dolphin Surf, la versione europea della cinese BYD Seagull

Foto di: BYD

E poi c’è il fattore principale: i dazi. Oggi gli USA impongono tariffe superiori al 100%, che sono, di fatto, un divieto di ingresso. Meno dura la situazione in Europa, ma le tariffe restano. Eppure le auto elettriche cinesi continuano a vendere. Perché? Lo spiega a InsideEVs US il ceo di Rivian, RJ Scaringe: “Il punto è che, in realtà, sono migliori”.

2026 Rivian R1S Quad Pebble Beach

Il SUV elettrico americano Rivian R1S

Foto di: Rivian

Computer di qualità, su ruote

Secondo il numero 1 della Casa americana, l’attenzione dovrebbe spostarsi dalla battaglia sui costi alla qualità del prodotto. In Cina i modelli sono già dei “computer su ruote”: sistemi di infotainment avanzati con karaoke e assistenti vocali, aggiornamenti software frequenti, architetture vicine al mondo dell’elettronica di consumo e tempi di sviluppo rapidissimi. Senza contare la qualità costruttiva, spesso paragonata a quella delle tedesche premium.

L’esempio più lampante è la Xiaomi SU7, una berlina sportiva che sfida Porsche e che si integra perfettamente nell’ecosistema di dispositivi del marchio.

Negozio Xiaomi Shanghai/Xiaomi Su7

Il sistema di infotainment della berlina elettrica SU7 si integra altri dispositivi Xiaomi

Foto di: Patrick George

E non è solo Scaringe a lanciare l’allarme: anche il ceo di Ford, Jim Farley, ha definito la tecnologia di bordo cinese “nettamente superiore” e ha annunciato un nuovo piano industriale per contrastarla.

L’intervista

Lo scenario dei timori sui prezzi ultra-low cost, però, rimane irrealistico. “O metteremo dazi per riportare i costi in equilibrio, oppure consentiremo ai cinesi di produrre direttamente negli Stati Uniti (e in Europa, ndr)”, spiega Scaringe. In entrambi i casi, il prezzo finale sarebbe simile a quello dei concorrenti locali.

La vera partita si giocherà quindi sulla tecnologia. “Se in futuro i costruttori cinesi inizieranno a produrre qui, vinceranno non sul costo, ma sull’innovazione”, conclude Scaringe.