voto
7.0
- Band:
MORTAL SCEPTER - Durata: 00:42:28
- Disponibile dal: 09/09/2025
- Etichetta:
- Xtreem Music
Streaming non ancora disponibile
Non è cambiato il vento, ma si è fatto più denso. A sei anni da “Where Light Suffocates”, i Mortal Scepter tornano con “Ethereal Dominance”, secondo album che non rincorre l’evoluzione, quanto la solidificazione di una formula già collaudata: un thrash metal che striscia al confine col death-thrash, sempre incalzante, indifferente alla spettacolarizzazione e allergico a ogni estetica “party”.
Guidati da Lucas Scellier (anche nei death metaller Skelethal), i francesi continuano a scavare nel versante più robusto del genere, quello che guarda dritto in faccia ai Kreator dei tardi anni Ottanta, primi Sepultura, Dark Angel e – volendo guardare alla Francia – Massacra e Agressor. È un disco che non ammicca, non spiega e non consola: spinge, taglia, e lo fa con un certo metodo, senza farsi prendere dalla foga tecnica, né dal gusto per l’autocompiacimento. I riff non inseguono lo stupore, ma si muovono con una logica interna ferrea, secca, che privilegia la pressione costante all’assalto cieco.
La title-track che apre l’album è già una dichiarazione di intenti: il suono è vivo e la chitarra disegna riff e uno sviluppo che guardano ai classici senza appiattirsi su una struttura sin troppo telefonata. C’è una certa familiarità, a un certo punto, nelle metriche vocali, le quali in alcuni momenti sembrano fare il verso alla “zona calda” di “Angel of Death” – più per deformazione genetica che per citazione esplicita. Ma non importa: il brano scorre, ed è il modo in cui gira a fare la differenza.
Il resto del disco si muove su binari paralleli, senza però diventare eccessivamente monocorde: non ci sono momenti di rottura vera e propria, ma nemmeno sbavature o derive decorative. Il tono resta ruvido e caustico, fedele all’attitudine dei maestri, quando il thrash metal era sinonimo di impatto e insubordinazione. L’impressione, a tratti, è di ascoltare una versione meno dotata ma altrettanto affamata dei Nekromantheon: manca la loro furia incalzante, quel senso di urgenza intricato che sfiora la perfezione, ma il cuore pulsante è simile.
Anche la produzione merita un cenno: non si avventura nel vintage posticcio, né nella compressione moderna. È un suono che pare emergere da un seminterrato: definito, presente, ma con quel velo polveroso che gli conferisce corpo. Il confronto con gli ultimi, imbarazzanti singoli dei Dark Angel – spaesati tanto nella scrittura quanto nella resa sonora – fa quasi tenerezza. Qui, almeno, c’è un pensiero, un intento, un nervo.
Chiude il disco “Into the Wolves Den”, sorta di suite da dieci minuti in cui i Mortal Scepter mettono alla prova i propri limiti, alternando rigidità marziale, bordate a pieno regime e un passaggio centrale che affiora da territori quasi techno-thrash. L’ambizione si sente e, tutto sommato, anche la direzione risulta nitida.
In sintesi, “Ethereal Dominance” suona credibile, presente, vivo. Ciò che convince non è la personalità, quanto l’integrità e la concretezza, quelle che emergono anche nei brani più lineari, dove il gruppo ostenta grande mordacità e suona sempre credendoci davvero. In tempi di revival sempre più svuotati e monumenti decaduti, questo basta per restare in piedi.
Ethereal Dominance by MORTAL SCEPTER