VENEZIA – Non è sufficiente l’arresto, non è nemmeno sufficiente una sentenza: anche le borseggiatrici più incallite in carcere non ci finiscono mai, se non dopo anni o lustri. Il caso di ieri è emblematico: la cosiddetta Shakira, una delle borseggiatrici più note e attive in città, ieri ha patteggiato un anno di reclusione, ma non essendo una pena definitiva non finirà in carcere: dovrà osservare una misura più lieve come il divieto di dimora a Venezia. Una misura che di solito non rispetta quasi nessuno che viva di furti. Vent’anni, nata a Roma da origini bosniache, Shakira ha a suo carico una sessantina di fascicoli penali pendenti, gran parte dei quali relativi alla violazioni di fogli di via che le vietavano di continuare a restare in determinate zone. All’inizio di agosto, però, era stata arrestata dalla polizia locale grazie a un interventi dei “non distratti” per la violazione di una misura di prevenzione disposta a febbraio dal Tribunale di sorveglianza.
APPROFONDIMENTI
Deve essere davvero dura per le forze dell’ordine vedere che il loro lavoro di una giornata alla fine non cambi la situazione di un millimetro. Le bande di borseggiatori non perdono “soldati” in mancanza di condanne definitive e anche se hanno sul groppone divieti di dimora o fogli di via, continuano a girare sul territorio veneziano perché il piatto è troppo ricco per mollarlo. Malgrado l’opera di contrasto da parte di polizia locale, polizia di Stato e carabinieri.
«Denunciato dalle borseggiatrici per averle bloccate con le mani dentro lo zaino di una turista»
LEGGE DA MODIFICARE
Questo perché le modifiche al Codice penale introdotte nel 2022 (il Decreto legislativo 150, la cosiddetta Riforma Cartabia) hanno reso il furto procedibile solo a querela della persona offesa, rendendo impossibile di fatto processare anche chi viene arrestato perché colto sul fatto.
Ma c’è di più, perché in agosto le stesse bande sono passate al contrattacco, denunciando uno dei “veneziani non distratti” che aveva fermato una minorenne che aveva appena messo le mani nello zainetto di una turista. La denuncia, che risale al 12 agosto scorso, è reale e il “non distratto” prima o poi si dovrà difendere con un avvocato. È un altro degli effetti della riforma Cartabia che – certamente al di là delle intenzioni del Legislatore – ha di fatto depenalizzato il furto esponendo invece chi si adoperava per impedirli. Il “non distratto” dovrà rispondere del reato di violenza privata.
VIETATO FERMARE
«Teoricamente – spiega l’avvocato Jacopo Trevisan, che fin dagli anni Novanta ha studiato il fenomeno con decine e decine di procedimenti in cui era difensore – si rischia anche il sequestro di persona perché trattenendo qualcuno anche per portarlo dalle forze dell’ordine, lo privi della libertà. Questo lo si poteva fare prima del 30 dicembre 2022, quando il furto era perseguibile d’ufficio per quasi tutte le fattispecie. Non ora. L’unica cosa che si può fare a legislazione attuale è disturbare l’attività e chiamare le forze dell’ordine».
Come fanno Monica Poli (ormai nota in tutto il mondo come “lady pickpocket” per i video quotidianamente postati in rete) e tanti altri veneziani “non distratti”.
Proprio Poli ieri era in tribunale per assistere a un processo per direttissima in cui tre borseggiatori mai visti prima in città e presi in flagranza di reato dai carabinieri giovedì a Rialto, hanno patteggiato un anno e quattro mesi. Anche loro, però, son tornati in libertà non essendo in presenza di condanne definitive o dei requisiti per disporre misure cautelari.
«C’è un disegno di legge depositato dal sottosegretario Andrea Ostellari – dice Poli – Speriamo che sia approvato quanto prima. Ce n’è bisogno. In questa situazione le borseggiatrici rischiano di passare per vittime, quando invece creano un danno enorme alla città».